domenica 23 marzo 2008

Charta aut Karta dei Diritti nella Scuola

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Gramkartaut
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Nuova Grammatica contestuale
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Ksantomo kataweb
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Donapaideia
Gramkartaut


ekogramma
gramkartaut


Documenti redatti per le Istituzioni Scolastiche
dal 1995 al 2009

Autore
Gennaro di Jacovo
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Città di Grosseto forum civico
Teatro a Grosseto ... chi salverà gli Attori ... ?
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hospes comesque mihi Donatus es ...
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Grammatica contestuale
Donatello Donato Djako

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hospes comesque mihi Donatus eris ...
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Ghost
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una parota attinente alla filosofia, alla politica
o alla estetica linguistica ... alla didattica
ed alla biblioteconomia essenziale ...
o anche di genere poetico narrativo originale ...
facendola seguire dalle lettere

gldj

oppure ...

I Tecum Comes
Vetus Frater


... otterrai proposte di ricerca attinenti alla

donatopaideia

o ... donatopedia

l'enciclopedia contestuale scritta & ideata da ...

Gennaro di Jacovo

Ruphus Samnìs

Louis Onussen

Eskaton


Ispirata da Donatello
&A\mici\e

donapedia
don@pedia
donatellopedia
donatopedia
donatopaideia
donapaideia
donatopaideia
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huayuang
Giardino Fiorito
psykhes jatreja
il Giardino di Tito
di Romeo&di Fausto ...

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Grammatica contestuale
Donatello Donato Djako


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GRAMKARTAUT
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a Crispino Cavallini
fornaretto


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donapaideia
donapedia
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Gennaro di Jacovo
Wikibooks

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Modulo di Grammatica contestuale


LA LINGUA COME STRUMENTO DI COMUNICAZIONE: Fra le caratteristiche comuni agli uomini di tutte le regioni della Terra, troviamo l'uso della LINGUA COME STRUMENTO DI COMUNICAZIONE: lingua parlata, ovunque; lingua scritta, solo in certi tipi e stadi di cultura.

ALTRI SISTEMI DI COMUNICAZIONE USATI DAGLI UOMINI: La funzione centrale e principale di una lingua è quella di trasmettere informazioni, cioè di svolgere una FUNZIONE COMUNICATIVA. Gli uomini però possono comunicare anche per mezzo di altri segni linguistici: i gesti, le fumate degli indiani d'America, i tamtam delle tribù primitive, i cartelli della segnaletica stradale etc...
LA DOPPIA ARTICOLAZIONE DEL LINGUAGGIO: Il linguaggio è una associazione di segni fonici o grafici (significante) univocamente, combinati con i relativi significati (idee - oggetti): un "insieme" di simboli convenzionali, insomma, del tutto "arbitrario", ad ognuno dei quali viene associato un preciso campo di significati. .Simboli e significati mutano, nascono e muoiono, come tutte le altre "cose".
Prendiamo il messaggio "DIVIETO DI SOSTA". Possiamo dividerlo in tre "parti", ognuna delle quali può essere usata in altre occasioni:
-divieto-...di sorpasso / il libro...-di- Luigi / ho fatto una lunga ...- sosta -. Inoltre uno qualsiasi di questi "segni" linguistici può essere a sua volta diviso: diviet-o; questa forma di divisione del linguaggio in unità successive fornite di significato è detta PRIMA ARTICOLAZIONE DEL LINGUAGGIO. Ma ognuna delle unità individuate nella PRIMA ARTICOLAZIONE può essere divisa in unità più piccole PRIVE DI SIGNIFICATO. Per es. "sosta" è formata da 5 unità: s-o-s-t-a, ossia da 5 FONEMI, ognuno dei quali fa distinguere questo segno da altri come p-osta, s-e--sta, so-r-ta, sos-i-a,. Questa è la SECONDA ARTICOLAZIONE DEL LINGUAGGIO, con cui dividiamo le unità significative nei singoli suoni che la compongono.

L'ATTO DELLA COMUNICAZIONE: Perché avvenga una comunicazione linguistica è indispensabile la presenza di una persona che parli, innanzitutto, che sarà l'EMITTENTE, o mittente, o trasmittente. Quello che questa persona dice sarà il MESSAGGIO o discorso; la persona a cui il messaggio è destinato sarà il DESTINATARIO, o RICEVENTE.
Perché vi sia "comprensione", bisogna che la LINGUA usata di chi parla (o scrive, o telefona, o comunque trasmette) sia conosciuta da chi ascolta. Si deve perciò usare un CODICE (il complesso di "segnali" - le "parole" - di un linguaggio o d'una lingua) comunque. La COMUNICAZIONE può essere ostacolata da vari fattori (rumori; scarsa attenzione del RICEVENTE).


Schema 1 : RUMORI (esempio: la lontananza, il chiasso nell'ambiente.)

MITTENTE…
......SEGNALE.....
...RICETTORE...
.......CANALE......
.....MESSAGGIO

(la persona che
parla - scrive)
(emissione
di suoni )
(vibrazioni
acustiche)
(apparato uditivo
di chi ascolta )
(articolazione
di significati)




CODICE

(la lingua parlata, come sistema di simboli, nei quali ad ogni SIGNFICANTE - suono/segno corrisponde un SIGNIFICATO - concetto / idea )
DESTINATARIO

( la persona che riceve il MESSAGGIO e trasforma i SIGNIFICANTI in SIGNIFICATI - concetti / idea )


Questo schema è riportato in G. BARBIERI, Le strutture della nostra lingua, La Nuova Italia, FI 1972, pag. 9.

MARCHESE Didattica dell'Italiano e strutturalismo linguistico, Principato, Mi 1973, pagg. 23 segg.., riporta il seguente schema, proposto da R. JACOBSON (Saggi di linguistica generale, Feltrinelli, 1966, p. 185):



CONTESTO
MESSAGGIO

MITTENTE
DESTINATARIO

CONTATTO
CODICE




A questi FATTORI della comunicazione, corrispondono le seguenti FUNZIONI del linguaggio, ossia diverse FINALITA' d'uso del linguaggio:



INFORMATIVA

POETICA

EMOTIVA O ESPRESSIVA
CONATIVA

FATICA

metaLINGUISTICA



5) LA FUNZIONE DELLA LINGUA: quando una persona rivolge il discorso ad un'altra, utilizza il linguaggio per diversi fini.

Per es. "Mio fratello ha terminato il servizio militare e torna a casa questa sera"....."Mi fa piacere questo, sono d'accordo"...... "Vieni questa sera a casa nostra". Chiamiamo "a", "b" e "c" rispettivamente le tre frasi.:"a" in- forma d'un fatto avvenuto e d'un altro prossimo ad avverarsi; "b" reagisce esprimendo un parere personale; "c" esprime un invito, un esortazione.

Possiamo dire che ogni frase svolge una FUNZIONE tipica del linguaggio.

Le FUNZIONI della lingua sono:

INFORMATIVA, tipica del discorso scientifico: "informa";
ESPRESSIVA, esprime SENTIMENTI E STATI D'ANIMO, non fatti e dati informativi. Tipica del linguaggio dei "poeti";
CONATIVA o imperativa, sollecita gli altri a compiere determinate azioni. Tipica del linguaggio giuridico, "profetico", moraleggiante. Ve ne sono altre due, più specifiche e adatte a particolarissime situazioni:
FATICA, per sollecitare l'attenzione di chi ascolta: "mi sono spiegato? - "Va bene? - "Pronto!" (al telefono...)
metaLINGUISTICA, quando il discorso riguarda (come ora) la lingua stessa, la definizione delle parole: è il linguaggio delle "grammatiche" e dei vocabolari.
Infine, v'è una specialissima funzione, propria di chi tende a concentrare la comunicazione e l'espressione sulla "forma" dell'enunciato, sul fattore STILE. E' la funzione:

6. POETICA, tipica della poesia, qeia mania kai tecnh, ossia arte e ispirazione.

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Charta Diritti Doveri nella Scuola

Prima Domus donec secunda aut tertia

Liceo Dante Alighieri



Prima pars

LICEO CLASSICO DANTE ALIGHIERI DI ORBETELLO

CARTA DEI DIRITTI E DEI DOVERI NELLA SCUOLA




PROGETTO EDUCATIVO DI ISTITUTO


introduzione:

Il Liceo Classico Dante Alighieri è situato in una zona periferica della città di Orbetello, in locali provvisori reperiti dal Comune nella Scuola Media nel 1989, a causa di danni verificatisi nell'edificio precedentemente usato e situato in Via Dante.

La Scuola ha servito da sempre un cospicuo 'bacino di utenza', costituito dai comuni di Orbetello, Monte Argentario, Capalbio, Manciano, Magliano e Pitigliano, per citare i limitrofi.

Fin dalla sua nascita, l'Istituto ha voluto rispondere all'esigenza di dotare questa zona di una scuola ad indirizzo umanistico che consentisse la frequenza in loco a tutti gli utenti obbligati altrimenti a rivolgersi alle strutture didattiche di Grosseto o Civitavecchia.

Il Liceo Classico Ginnasio Statale "Dante Alighieri" risulta istituito nel 1962 e reso autonomo nel 1967.

La Scuola non ha avuto mai altro problema che quello della varietà della provenienza dell'utenza, fattore che costringe a fronteggiare ostacoli nella formazione degli orari e nella organizzazione delle attività di sostegno e recupero, nonché incontri nell'ambito del Progetto Giovani.

Fino a questo momento, però, questo elemento non ha comunque impedito un regolare svolgimento di tutte le attività didattiche, ed in certi casi è stato forse fattore di scambio e di conoscenza fra culture confinanti e dotate di caratteristiche diverse.

Il fatto di non poter disporre ancora di un proprio edificio, con laboratori attrezzati, palestra e spazi ampi per le proprie attività didattiche, è quindi un elemento negativo per lo sviluppo della scuola, che però svolge comunque , avvalendosi di strutture vicine all'istituto per quanto riguarda le attività sportive, il suo compito educativo.

Nel 1991 è stato costituito il Liceo Scientifico di Manciano, sezione annessa del Classico.

Nel 1993 è stata istituita la sezione sperimentale ad indirizzo linguistico. In questo modo il Liceo Dante Alighieri si presenta ora perfettamente adeguato alle esigenze didattiche di una utenza diversificata che può avere a disposizione tre diversi indirizzi scolastici fra cui scegliere il più idoneo.


Il liceo Scientifico di Manciano è sorto nel 1991 e conta ora un corso completo. Il territorio non offre molte prospettive di lavoro, quindi per affrontare questo problema occupazionale, anche a livello di orientamento, occorre una fase preparatoria di studio che coinvolga l'analisi dello sviluppo delle attività umane e del flusso di popolazione unita all' analisi del territorio come ecosistema socio antropico e fisico naturalistico.


Largo spazio deve essere dato, in questa fase, all'acquisizione degli strumenti comunicativi della lingua straniera che sono necessari, in prospettiva, per una più idonea competenza comunicativa , per un più efficace dialogo con paesi gemellati (Nyons in Francia) e, in ogni caso, per qualsiasi attività che richieda la conoscenza della lingua, anche a livello di ricerca e di studi.


L'obiettivo culturale e sociale sarà quello poi di orientare gli allievi ad una attenzione specifica per una realtà locale che necessita di personale esperto nell'ambito delle attività connesse con l'utilizzazione delle risorse geotermiche (Saturnia) e agricole dell'ampio Comune di Manciano, o comunque di imprenditori o liberi professionisti capaci di porre in atto sapientemente le enormi potenzialità del territorio, o ad un interessamento ad attività lavorative di cui si conoscano le caratteristiche essenziali anche ove richiedano inevitabili trasferimenti personali. Nel Liceo è presente un laboratorio multimediale in cui è possibile accedere ad esperienze computerizzate con la videocamera, anche abbinandola ad un microscopio, con uso dello scanner, con la scheda d'acquisizione immagini. La presenza di programmi di editoria molto efficaci, di programmi integrati (word processor, data base, foglio elettronico) permetterà poi di produrre materiale grafico e giornalini che saranno la prova tangibile del lavoro effettivamente svolto.

Vale inoltre la pena di sottolineare che alcuni lavori potranno essere memorizzati sotto forma di ipertesto e consultati da chi lo desideri in maniera semplice. Per lo studio della lingua potrà essere utilizzato il laboratorio linguistico integrato nel laboratorio multimediale.


Orientamento. Nel Liceo classico e nello scientifico viene regolarmente svolta attività di 'orientamento' che prevede a beneficio naturale delle ultime classi visite guidate al Salone Campus Orienta a Roma nel mese di Ottobre, alle Università di Siena, Pisa e Firenze tra febbraio e marzo, incontri organizzati con la Camera del Lavoro per acquisire dati sulla situazione lavorativa del territorio, e con ex-alunni (universitari e partecipi dell'esperienza universitaria) .

La scuola organizza anche per alunni di tutte le classi la partecipazione a conferenze e spettacoli teatrali a Grosseto e Roselle.

Svolgere attività di orientamento in tutto il quinquennio significa riuscire a sviluppare nel ragazzo specifiche competenze e capacità:

1. Capacità di decidere, cioè di riuscire ad avere a propria disposizione certi elementi che portano il giovane a prendere una decisione autonoma, frutto di specifiche motivazioni capaci di indurlo ad assumersi, in tutti i campi, precise responsabilità. Questo implica, necessariamente, una assoluta coerenza tra quanto ci si propone, i mezzi con cui si opera e i risultati concreti a cui si vuole arrivare.

2. Capacità di autogestirsi, di riuscire cioè ad essere autonomo nella vita di ogni giorno, di sapere organizzare lavoro e tempo libero, studio e interessi personali. Questo comporta saper creare uno schema di riferimento funzionale o di aggregazione che permetta al giovane di "crescere".

Di conseguenza "crescere" significa:
autogestirsi. confrontare le proprie idee con le idee degli altri, attraverso l'individuazione di risposte problematiche, l'analisi appropriata di ognuna di esse, la motivata discussione e la conseguente scelta.

3. Capacità di autovalutazione, cioè conoscenza di se stesso, degli obiettivi che si intendono raggiungere in ogni campo, del proprio 'io' interiore (valutazione di sentimenti, ideali, interessi). A tale scopo è necessario che il giovane abbia dei valori culturali, politici, filosofici, etici e religiosi in cui credere. Solo se crediamo in uno o in una costellazione di questi, o anche d'altri, valori, possiamo impegnarci in modo concreto ed attivo.

L'acquisizione di valori ideali permette al giovane di conoscersi meglio, di autovalutarsi e di confrontarsi con gli altri.

Da tutto questo deriva la capacità di "star bene con se stesso" e "star bene con gli altri", ossia non subire passivamente le decisioni o la volontà di un gruppo, ma avere il coraggio di parlare, esprimere le proprie idee e, se necessario, lottare per far valere le idee che corrispondano ad una cosciente scelta individuale e universale.

4. Capacità e attitudini progettuali, da intendersi come successivo livello dell'orientamento. Quando il giovane abbia ormai imparato a saper decidere, ad autogestirsi, ad autovalutarsi, o sia decisamente orientato in tal senso, allora può progettare e organizzare per il tempo futuro, costruire una dimensione che lo veda unico "ideatore" in questa realtà , artefice e pilota nel "vasto mare aperto" della vita.

Progettare significa conoscere, essere correttamente informato, avere il possesso di mezzi, di specifici contenuti, di tematiche riguardanti il mondo che ci abbraccia.


D'altra parte il giovane, giunto a questo livello, deve avere anche sviluppato una duttilità di mente e di carattere che lo renda capace di rivedere le proprie posizioni, di adattarsi alle circostanze, pur di non mortificare la scelta etica di valori ideali individuali e universali precedentemente acquisita, senza mai smettere di progredire in quel processo formativo che può suscitare e generare capacità e competenze capaci di fornire la forza, volta per volta, di organizzare e scegliere.

Una volta generate e potenziate queste capacità e conoscenze il giovane è da riconoscere come soggetto attivo in tale processo di orientamento.

Il docente può guidarlo, a patto che eviti di intervenire sovrapponendosi alla sua personalità, che deve avere una propria autonomia coscientemente sviluppata, può stimolare la sua curiosità, procedere ad una corretta informazione, creare dinamiche di dialogo in ogni senso, invitare a saper cogliere le occasioni, a vivere l'attimo fuggente, ossia a scegliere opportunamente e rapidamente dopo la progettazione paziente e lunga, può anche aiutarlo a potenziare la forza di volontà e infine a individuare un metodo di studio che comprenda corretta comprensione del testo, capacità di rielaborazione personale ed esposizione formalmente corretta e ben articolata.


Attività extrascolastiche:

Oltre ad avere organizzato precedentemente corsi di recupero per assicurare agli allievi un aiuto concreto per il superamento delle difficoltà connesse con lo studio delle varie materie e corsi di sostegno per gli allievi della classi finali, la s c u o l a si è costantemente impegnata nella programmazione e nella concreta attuazione delle attività "extrascolastiche", ossia quelle connesse con il ' progetto giovani ' e la ' educazione alla salute '.

L'esigenza di nuove competenze ha spinto un gruppo di insegnanti a frequentare corsi di aggiornamento connessi con il Progetto Giovani e l'educazione alla salute, a seguire cicli di conferenze organizzate da enti riconosciuti dal Provveditorato, dal Ministero della Pubblica Istruzione o ad essi ricollegati, oppure a formarsi in maniere autonome, all'interno dell'Istituto o in ambienti di lavoro e ricerca affidabili e compatibili, svolgendo attività connesse con la Didattica Breve ( DB ), di cui si interessa un gruppo di docenti, o con la ricerca e la produzione di materiale informativo e organizzativo connesso con la redazione della Carta dei Servizi e del Progetto Educativo di Istituto, argomento di cui si occupa una Commissione appositamente nominata dal Collegio dei Docenti il 19.12.1995, giorno in cui è stato discusso e tracciato un piano per la formazione e l'aggiornamento per il personale docente.


Se l'organizzazione di corsi di recupero e sostegno risponde a concrete richieste educative nate in un bacino di utenza ricco di interessi molteplici ed esigenze varie, ma sostanzialmente riconducibili alla necessità primaria della prosecuzione curricolare, la vitalità delle attività extrascolastiche è legata al progetto del superamento di una visione individualistica del concetto dello spazio e del tempo, disponibilmente indirizzabile a forme educative di teatro, di attività musicali, di attività biblioteconomiche o di qualsiasi altra finalità, purché riconducibile ad impegno di gruppo a carattere socializzante.

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Attività di teatro e di interesse sociale e politico sono state realizzate con successo nel Liceo di Orbetello e nello Scientifico di Manciano e valgono come modello per le progettualità future.



menzione storica

Nell'anno scolastico. 93\94 si è costituita una commissione didattica che ha svolto una funzione ed anche una modalità di individuazione operativa e di raccordo fra studenti e docenti, elaborando linee generali di indirizzo, tendenza e orientamento pedagogici.

In quell'anno la commissione ha elaborato un documento, reso noto agli alunni, in cui si auspicava la genesi di una 'nuova forma di comunicazione' fra alunni e docenti.

Questo, al fine di instaurare un clima di serenità, collaborazione, effettivo apprendimento e dialogo fra tutte le componenti scolastiche.

Le indicazioni programmatiche e progettuali in senso esteso e generale che sono scaturite da quella esperienza, e che sono state approvate in sede di Collegio dei Docenti, consigliavano di:


1. portare l'alunno a prendere coscienza di sé, delle sue esigenze, dei suoi interessi, delle sue potenzialità.

2. adeguare l'attività didattica alle esigenze, agli interessi ed alle potenzialità degli alunni.

Gli obiettivi erano:

Portare lo studente a "vivere la scuola" con senso di responsabilità, con serenità e consapevolezza.
Stabilire un rapporto di reale comunicazione fra le componenti scolastiche.
Favorire la nascita fra gli stessi alunni di rapporti di cooperazione 'fraterna' nel pieno rispetto delle rispettive personalità.


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Secunda pars

LICEO CLASSICO DANTE ALIGHIERI

CARTA DEI DIRITTI E DEI DOVERI NELLA SCUOLA




Principi Fondamentali

La carta dei servizi della scuola, che risponde ad una esigenza di funzionalità e di trasparenza per il servizio scolastico, si ispira agli articoli 3, 30, 33 e 34 della Costituzione della Repubblica Italiana.




1. La scuola pertanto nella 'erogazione' del servizio scolastico non discrimina in base al sesso, alla razza, alla etnia, alla lingua, alla religione, alle opinioni politiche, alle condizioni psico\fisiche e socio\economiche.



2. Obiettività ed equità sono i criteri che caratterizzano l'operato dei soggetti erogatori del servizio scolastico. La scuola quindi garantisce. con le istituzioni ad essa collegate, che sia regolare e continuo il servizio delle attività educative anche in situazioni di conflitto sindacale, nel rispetto delle norme di legge e in applicazione delle disposizioni contrattuali in merito.



3. La scuola si impegna nei modi più idonei, attraverso un'opera di informazione continua a beneficio della cittadinanza e dell'utenza potenziale, a favorire e promuovere l'accoglienza dei genitori e degli alunni, nonché di conseguenza a facilitare l'inserimento e l'integrazione di questi ultimi, specialmente nella fase di ingresso alle classi iniziali e alle situazioni di rilevante necessità.

Impegno particolare è prestato a tutti quegli studenti che per gravi motivi di lavoro, di salute, per handicap momentanei o permanenti dovessero trovarsi in evidenti o latenti difficoltà.


4. Per l'utente è irrinunciabile la facoltà di scelta fra le istituzioni scolastiche.

Tale diritto è limitato solo dalla capacità effettiva di accoglienza da parte delle scuole. In caso di eccedenza si adotta il criterio della territorialità, assunto come orientativo e non vincolante. La scuola si adopera per evitare e contenere la dispersione scolastica.


5. Istituzioni, personale, genitori e alunni sono protagonisti e responsabili dell'attuazione della 'carta' attraverso una partecipazione attiva alla vita scolastica e si impegnano a favorire le attività extrascolastiche così da realizzare la funzione della scuola come centro di promozione culturale, sociale e civile, consentendo nei limiti del possibile l'uso degli edifici e delle attrezzature fuori degli orari di servizio e a tal fine semplificando ogni procedura e favorendo una informazione chiara e completa.

L'attività scolastica, specie l'orario di servizio di tutte le componenti, si informa a criteri di efficacia e flessibilità a tutti i livelli, amministrativo, didattico e ausiliario.

Per questo la scuola garantisce e organizza le modalità di aggiornamento del personale in collaborazione con istituzioni ed enti culturali nell'ambito delle linee programmate dall'amministrazione e le attività deliberate dal Collegio dei Docenti e proposte dai Consigli di Classe o anche da docenti singoli o riuniti per gruppi.


6. La programmazione assicura il rispetto della libertà di insegnamento dei docenti e garantisce la formazione dell'alunno, ne facilita le potenzialità evolutive e contribuisce allo sviluppo armonico della personalità, nel rispetto degli obiettivi formativi nazionali e comunitari, generali e specifici, recepiti nei piani di studio di ciascun indirizzo.


L' aggiornamento e la formazione costituiscono un impegno per tutto il personale scolastico e un compito per l'amministrazione, che assicura interventi organici e regolari.

Il Collegio dei Docenti ha facoltà di autorizzare gli insegnanti, in gruppi o singolarmente, a organizzare il proprio aggiornamento autonomamente. Il rispetto della libertà di insegnamento dei docenti, del loro pluralismo culturale e della libertà di coscienza civile e morale degli alunni informa e riveste l'attività globale della Scuola, i cui docenti alla luce di tali principi saranno autorizzati all'interno della propria libertà di insegnamento anche a forme di didattica individualizzata, che tenga conto di carenze gravi nella preparazione o di sintomi di grave disagio, al fine di armonizzare l'attività didattica, renderla integrata alla globalità della classe e prevenire evasione scolastica da parte degli alunni più deboli. Tale atteggiamento di attenzione all'individuo consentirà anche di valorizzare quegli alunni che mostreranno attitudini e inclinazioni particolarmente vive, tali da richiedere attenzioni, cure didattiche, indicazioni metodologiche più elevate.



7. area didattica

La Scuola, responsabile della qualità delle attività educative, nel

momento in cui divide questo ruolo con il contesto istituzionale o con i

nuclei familiari si impegna ad adeguare la sua opera educativa alle

esigenze culturali e formative degli alunni.


Nella scelta dei libri di testo e degli strumenti didattici, la scuola usa come criteri di riferimento la validità culturale e la funzionalità educativa. Lo stretto dialogo tra scuola e famiglia, anche sulla scelta dei libri di testo o sulla loro conferma, deve portare la prima a tener conto che l'onere per il loro acquisto risulti il meno gravoso possibile per la seconda, tenendo conto che a parità, per così dire, di valore didattico sono da preferirsi testi meno costosi e ingombranti.


Nell'assegnazione dei compiti da svolgere a casa, il docente opera in coerenza con la programmazione didattica del consiglio di classe, rispettando razionali tempi di studio degli alunni. Si terrà conto di alcune esigenze quali i tempi di percorrenza per alunni fuori sede e l'esigenza di poter gestire spazi di tempo sapientemente distribuiti dai singoli utenti nelle loro attività sportive o di natura affine.


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CONTRATTO FORMATIVO

Il contratto formativo è una dichiarazione esplicita e partecipata dell' operato della scuola: Si stabilisce fra docente e allievo ma coinvolge i consigli di classe e di istituto, il collegio docenti, i genitori, il contesto pubblico e privato.


In base al 'contratto' ogni allievo conoscerà e contribuirà a determinare e predisporre con opportuni strumenti e modalità prestabilite:


obiettivi didattico educativi del suo curricolo


percorso per raggiungerlo

fasi del curricolo


Quanto al docente:


esprimerà la propria offerta formativa

motiverà il proprio intervento didattico

renderà espliciti strategie, strumenti di verifica e criteri di valutazione


I genitori da parte loro, dovranno:


conoscere l'offerta formativa

esprimere pareri e proposte

collaborare nelle attività


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Tertia pars




8. servizi amministrativi


Fattori di qualità del servizio amministrativo sono:

la celerità delle procedure
la trasparenza
la informatizzazione dei servizi di segreteria
i tempi di attesa
la flessibilità degli orari degli uffici a contatto con il pubblico.


STANDARD DELLE PROCEDURE:


la distribuzione dei moduli di iscrizione è effettuata "a vista " nei giorni previsti, secondo un orario pubblicizzato in modo efficace.


la segreteria garantisce lo svolgimento della procedura di iscrizione alle classi in un tempo ragionevolmente breve dalla consegna delle domande. Il rilascio di certificati è effettuato nel normale orario di apertura della segreteria al pubblico entro il tempo massimo di tre giorni lavorativi per quelli di iscrizione e frequenza e di cinque giorni. per quelli con votazione e\o giudizi.


Gli attestati e i documenti sostitutivi del diploma sono consegnati "a vista" a partire dal terzo giorno lavorativo successivo alla pubblicazione dei risultati finali.


I documenti di valutazione degli alunni sono consegnati direttamente dal Capo di istituto o dai docenti incaricati entro cinque giorni dal termine delle operazioni generali di scrutinio.


Gli uffici di Segreteria - compatibilmente con la dotazione organica di personale amministrativo - garantiscono al pubblico nelle ore della mattina un orario di apertura che sia funzionale alle esigenze degli utenti e del territorio. In certi giorni opportunamente predisposti e di fronte a particolari necessità la segreteria potrà essere aperta anche nel pomeriggio.

Il Consiglio di Istituto delibera in merito sulla base delle indicazioni degli utenti, dei loro rappresentanti e del personale interessato.


L'ufficio di presidenza riceve il pubblico sia su appuntamento telefonico sia con orario comunicato con appositi avvisi.


La scuola assicura all'utente la tempestività del contatto telefonico, stabilendo al proprio interno modalità di risposta che comprendano il nome dell'istituto, il nome e la qualifica di chi risponde.



Per l'informazione vengono seguiti i seguenti criteri:


L'istituto deve assicurare spazi ben visibili adibiti all'informazione; in particolare sono predisposti:


tabella dell'orario di lavoro dei dipendenti (orario docenti \ orario, funzioni e dislocazione del personale amministrativo, tecnico, ausiliario, A.T.A.);


organigramma degli uffici e dei servizi;

organigramma degli organi collegiali;

organico del personale docente e A.T.A.

albi d'istituto


Sono inoltre resi possibili appositi spazi per:

bacheca sindacale

bacheca degli alunni

bacheca dei genitori


presso l'ingresso e gli uffici devono essere presenti e riconoscibili operatori scolastici in grado di offrire all'utenza le prime informazioni per la fruizione del servizio.


il regolamento di istituto deve avere adeguata pubblicità mediante affissione.




9. condizioni ambientali della scuola


l'ambiente scolastico deve essere pulito, accogliente, sicuro, tale da garantire una permanenza a scuola confortevole per gli alunni e per il personale.


ll personale ausiliario si adopera per garantire la costante igiene dei servizi.


La scuola sensibilizza le istituzioni interessate, le associazioni dei genitori, degli utenti e dei consumatori per garantire agli alunni funzionalità e sicurezza interna ed esterna, e individua altresì, dandone informazione all'utenza, i seguenti fattori di qualità riferibili alle condizioni ambientali:

numero, dimensione (superficie , cubatura dei locali e potenziale numero di alunni ospitabili in aula, dotazioni (cattedre, banchi, lavagne, armadietti, stato delle attrezzature igieniche) delle aule e degli ambienti limitrofi dove si svolge l'attività didattica..


numero, tipo, dimensione (superficie e cubatura), dotazioni (macchine e attrezzature, posti alunno), orario settimanale di disponibilità e di utilizzo effettivo delle aule speciali e dei laboratori.


numero, dimensione (superficie e cubatura), dotazioni e media delle ore di utilizzazione settimanale, distinta per attività curricolari ed extracurricolari, delle palestre.

numero delle sale per riunioni.
numero dei locali di servizio ( sala docenti \ per fotocopie etc.).numero , dimensione, dotazione di libri e riviste, orario settimanale di apertura e modalità per la consultazione ed il prestito delle biblioteche.
numero dei servizi igienici, con indicazione dei servizi igienici per disabili.
esistenza di barriere architettoniche.
esistenza di ascensori e montacarichi.
esistenza e descrizione di spazi esterni attrezzati e non (posteggi, impianti sportivi, spazi disponibili et cetera)
piano di evacuazione dell'edificio in caso di calamità.



Disposizioni Finali


I reclami possono essere espressi in forma orale, scritta via fax, telefonica e devono contenere generalità, indirizzo e reperibilità del proponente. I reclami orali e telefonici debbono, successivamente, essere sottoscritti.

I reclami anonimi non sono presi in considerazione se non circostanziati.

Il capo di istituto, dopo avere esperito ogni possibile indagine in merito, risponde, sempre in forma scritta, con celerità e, comunque, non oltre quindici giorni, attivandosi per rimuovere le cause che hanno provocato il reclamo.

Qualora il reclamo non sia competenza del capo di istituto, al reclamante sono fornite indicazioni circa il corretto destinatario. Annualmente, il capo di istituto formula per il consiglio una relazione analitica dei reclami e dei successivi provvedimenti.

Tale relazione è inserita nella relazione generale del consiglio sull'anno scolastico.


Alla fine di ciascun anno scolastico, il collegio dei docenti redige una relazione sull'attività formativa della scuola che viene sottoposta all'attenzione del Consiglio di Istituto.

Le indicazioni contenute nella presente Carta si applicano fino a quando non intervengano, in materia, disposizioni modificative contenute nei contratti collettivi o in norme di legge.

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AUTONOMIA SCOLASTICA E AUTONOMIE LOCALI

SEMINARIO DI STUDIO - FIRENZE 3 DICEMBRE 1997




AUTONOMIA SCOLASTICA

Firenze 3 dicembre 1997



La CM n 766 del 27.XI.97 è relativa alla sperimentazione dell'autonomia organizzativa e didattica delle istituzioni scolastiche.

Con il Decreto 766 si promuovono su scala nazionale sperimentazioni di autonomia scolastica previsti dall'art. 21 della legge 15.III.97 n.59.

Flessibilità accentuata nell'organizzazione delle attività scolastiche e ampliata offerta formativa sono caratteristiche del decreto 766 e della legge 59\15.III.97.

Si intende così favorire un processo sistematico di diffusione della cultura dell'autonomia, facendo sì che le istituzioni scolastiche ne siano "soggetto", "protagonista".

I regolamenti relativi alla 59\15.III.97 saranno emanati quanto prima.

La partecipazione al programma nazionale è una facoltà, non un obbligo per le istituzioni scolastiche, e può inserirsi nella programmazione scolastica. Si concede però alle Scuole che volessero aderire di poter scegliere una opzione parziale dell'attuazione autonomistica, anche ad anno scolastico iniziato.



I Collegi decideranno in merito, magari predisponendo gruppi di lavoro per la progettazione e il monitoraggio della sperimentazione.

Presso i Provveditorati agli Studi sono costituiti "nuclei di supporto tecnico amministrativo all'autonomia" preposti a compiti di indirizzo, programmazione, supporto e monitoraggio dell'Amm.ne secondo le linee della riforma.



I componenti di questi nuclei saranno di tipo diverso: docenti, dirigenti scolastici, responsabili amm.vi, ispettori, rappresentanti IRRSAE., funzionari etc., come pure figure 'esterne' provenienti da Università, enti di ricerca, agenzie formative, enti locali e associazioni professionali.

Il Provveditore convoca le riunioni del nucleo la cui attività dovrà essere snella, attiva, creando un circuito di interessi dinamico e "virtuoso" nel territorio.


DISEGNO DI LEGGE PRESENTATO IL 4.IX.97

Legge quadro in materia di riordino dei ciclo di istruzione


Il documento esamina le motivazioni storico sociologiche da cui è nata l'esigenza d'una riforma globale della scuola nel suo complesso.

____________________________________



SCUOLA D'INFANZIA

FACOLTATIVA
OBBLIGATORIA

1 \ 2 ANNI
1 ANNO

2\4 ANNI DI ETA'
5 ANNI DI ETA'



SCUOLA PRIMARIA OBBLIGATORIA

1\2\3\4\5\6 ANNI

6\12 ANNI DI ETA'


SCUOLA SECONDARIA

1\2\3\4\5\6 ANNI

12\18 ANNI DI ETA'

_____________________


Il percorso formativo seguito dagli alunni sarà sempre più specialistico, specie nel triennio conclusivo della secondaria.


Il Governo si propone di raggiungere precisi obiettivi attraverso la revisione dell'intero sistema scolastico secondo questo percorso:

priorità dei problemi dell'educazione, dell'istruzione e della formazione quali strumenti di crescita personale e sociale:

coinvolgimento dei genitori

innalzamento dei livelli qualitativi.

sviluppo di una cultura aperta ai valori di responsabilità e tolleranza

crescita della coscienza democratica.


Gli strumenti per la realizzazione di questi obiettivi di percorso saranno:


scolarizzazione obbligatoria elevata
da otto a dieci anni.
attuazione del diritto alla formazione fino a diciotto anni.
valorizzazione della professionalità degli operatori della Scuola e di tutte
le componenti scolastiche preposte alla gestione formativa e didattica.
realizzazione di un sistema operativo capace di concretizzare le iniziative di
autonomia scolastica e di individuare gli interventi perequativi per uno
sviluppo armonico e unitario della Scuola.

PARLAMENTO ITALIANO - Legge 24 giugno 97 n. 196

"Norme in materia di promozione dell'occupazione" gazzetta ufficiale 4\7\97 suppl.ord.n.136



CONTRATTO DI FORNITURA per

PRESTAZIONI DI LAVORO TEMPORANEO



E' il contratto di fornitura del lavoro temporaneo col quale un'impresa "fornitrice", iscritta ad apposito albo, pone uno o più lavoratori ( 'prestatori di lavoro temporaneo') a disposizione di una impresa che ne utilizzi la prestazione lavorativa nella veste di "impresa utilizzatrice".


Si ponga attenzione all'art. 16: apprendistato.

Possono essere assunti con un contratto di apprendistato i giovani di età non inferiore a 16 anni e non superiore a 24 0 26 in casi particolari ( p.1 e 2 regolam.CEE n.2881\93 consiglio 20 lug 93 ).

Vanno osservati i divieti concernenti il lavoro minorile.

L'apprendistato non dura meno di 18 mesi e non più di 4 anni, secondo il Contratto naz.le del Lavoro.

Per i portatori di handicap il limite maggiore di età è elevato a 26 anni, quello inferiore a 18.

Tirocini formativi e di orientamento :

Per realizzare una utile alternanza fra studio e lavoro e agevolare le scelte professionali con la conoscenza diretta del mondo del lavoro, con iniziative di tirocini^ pratici e stages a favore di soggetti che abbiano già assolto l'obbligo scolastico ( ai sensi l.31.XII.62 n.1859 ) con decr. min.lav. e prev.soc.le, di concerto col min. P.I. e della ric.scient.e tecnolog. da adottarsi ai sensi l.23 ago 88 n.400 sono emanati i principi^ gen.li che regolano la realizzazione del sopra citato progetto ( lettera a>i ).

RISORSE UMANE E FORMAZIONE : CARATTERI E PROSPETTIVE DELL' ISTRUZIONE IN TOSCAN

IL TEMA DELL'ISTRUZIONE\FORMAZIONE ASSUME UNA PARTICOLARE VALENZA IN ITALIA, POICHE' DALLA COMPARAZIONE CON ALTRI PAESI EUROPEI SUI LIVELLI DI ISTRUZIONE RAGGIUNTI IL NOSTRO SI TROVA AGLI ULTIMI POSTI.



Solo ultimamente è stato avviato nel nostro paese un processo di revisione del sistema formativo.

L'istruzione obbligatoria impegna in Italia un numero di anni di scolarità che è il più basso di tutti i paesi sviluppati ( 8 anni contro il 9 della Grecia e i 10\13 degli altri ).


Le spinte all'espansione della scolarità sono comunque rilevanti.

Anche il proseguimento post obbligo ha caratteri di generalizzazione (dal 67% al 90% nell'ultimo decennio le iscrizioni post obbligo alla secondaria privilegiando il Professionale ed il Liceo Scientifico).

Non corrisponde però, a questo incremento, un successo altrettanto rilevante nel conseguimento dei titoli di studio.

Si registrano insuccessi, ripetenze, abbandoni.

Alla facilità dell'accesso non corrisponde un corrispettivo esito positivo del Corso di Studi^ della Scuole Medie Superiori.

Il nostro sistema formativo risulta scarsamente produttivo.

I suoi corsi sono rigidi, scarsamente collegati con la formazione professionale. Manca una opportuna modularità dei percorsi e non si pone attenzione ad interventi di sostegno lungo il percorso scolastico.

Secondo una ricerca IRRSAE. più della metà dei giovani esce dal sistema medio inferiore con un giudizio minimo ( 'suff.').

Il proseguimento dopo l'obbligo ha raggiunto in Toscana, specie nell'ultimo decennio, la quasi totalità dei giovani, anticipando i provvedimenti della riforma in questo senso.

La preferenza nella scelta degli indirizzi formativi è per i Corsi Professionali.

Il processo selettivo è molto marcato in questi percorsi di studi, specie nei Prof.li.

Solo 1\3 degli utenti di queste scuole conclude il ciclo triennale di studî secondo un'indagine dell'ORML\Università di Siena, e solo 1\4 quello quinquennale.

Negli Istituti Tecnici è il 44% a conseguire il titolo.

Nei Licei è il 63%.

Gli abbandoni si concentrano nella fase iniziale del ciclo di studî.

All'interno della Scuola mancano strutture orientative che valgano al superamento delle difficoltà connesse con il 'disagio giovanile'.

*
*
Il 66% dei giovani maturi si iscrive all'Università.


Il modo più efficace per raggiungere obiettivi di innalzamento dei tassi di scolarità, di prolungamento e di successo scolastico sembra quello di procedere ad una revisione formativa che punti ad un ampliamento\diversificazione dell'offerta formativa, sulla possibilità di consentire 'vie di fuga' o di 'ritorno all'indietro' senza gravi perdite, nonché alla creazione d'un sistema globale che avvicini le strutture formative alle scelte ed ai percorsi di ognuno, adeguando meglio gli aspetti generali alle scelte individuali.


Istruzione scolastica, formazione professionale e lavoro:

Il punto di vista della Regioni

Le Riforme in corso su Istruzione Scolastica e Formazione Professionale vanno riferite e correlate ai temi del lavoro.

Scuola, Universita', Formazione prof.le e Mercato del Lavoro sono argomenti ad alta esigenza di correlazione sinergastica.

I diversi disegni di riforma dovrebbero essere collocati in una visione sistemica capace di attuare un sistema educativo articolato e dotato di autononie spiccate, ma adeguatamente coordinato a livello nazionale sovraregionale.

Il documento pone questi punti centrali:


accordo per il lavoro del 24.IX.96


documento sul riordino dei cicli scolastici ( proposta Berlinguer )


disegno l e g g e " norme in materia di promozione dell'occupazione " ( proposta Treu ) .


legge n. 59\1997 "delega al Governo per il conferimento di funzioni e compiti alle Regioni ed agli Enti Locali per la Riforma della Pubblica Amm.ne e per la semplificazione amministrativa" ( legge Bassanini ).


rapporto della Commissione di Studio Ministeriale sulla riforma della legge quadro della formazione professionale ( documento Varesi ).


documenti predisposti dai diversi coordinamenti regionali sui temi in questione.


All'interno di quella che potrebbe definirsi 'l'istanza ergologica' il lavoro può essere concepito come meta dei percorsi formativi e questo concetto deve essere il fulcro della riforma del processo educativo.

L'impresa è il 'partner' ideale per ridurre la distanza fra sistemi educativo\formativi e processi lavorativi.

§
§§


La RIFORMA DEL SISTEMA SCOLASTICO è assunta quale possibilità di integrazione tra scuola, Università, Formazione professionale e Lavoro, ossia come un filo guida di carattere ergomatico capace di dipanare la molteplicità caotica delle scelte culturali e risolverla in una strada che porti non solo alla catastematica serenità del sapiente, ma anche alla serena condizione del lavoratore.


§

L'Accordo per il Lavoro è un punto fondamentale di partenza per impostare la riforma del sistema formativo dell'istruzione.

Questa dovrà auspicabilmente colmare il deficit formativo del nostro sistema economico e sociale con strumenti quali:


innalzamento dell'obbligo

costruzione d'un sistema formativo "federalista" legato alle esigenze razionali e locali con il concorso delle forze sociali.

realizzazione d'un sistema autonomo e distinto da quello scolastico, ma ad esso integrato, di formazione professionale e tecnica.

valorizzazione della 'flessibilità'.

creazione d'un sistema formativo 'aperto' che presenti qualità di servizio e pluralità di opportunità, annullando le sperequazioni fra istruzione pubblica e privata.

Adeguata valorizzazione d'ogni proposta culturale.

Integrazione fra Scuola\Universita'\formazione prof.le e Lavoro per una riforma globale del sistema formativo ed economico.

Valorizzazione del sistema formativo professionale ed estensione di pari dignità a tutte le componenti formative.

Coinvolgimento degli Enti Locali nella Riforma Educativa e annullamento di neocentralismi periferici a livello regionale o provinciale.

Razionalizzazione e istituzionalizzazione della partecipazione delle parti sociali per la concertazione degli indirizzi e della programmazione per un più stretto collegamento con la domanda e l'offerta del lavoro.

Valorizzazione degli aspetti concorrenziali nel sistema dell'offerta formativa scolastica, universitaria, professionale e sul lavoro fra Istituti, Agenzie e loro aggregazioni.

Costruzione d'un sistema di certificazioni dei percorsi e dei crediti formativi basato su standard formativi a livello nazionale.

Garanzia di un sistema di accreditamento o certificazione degli organismi formativi che assicurino di poter svolgere le attività formative dichiarate.


IL LAVORO COME meta DEL PROCESSO FORMATIVO

E' FONDAMENTALE CONNETTERE L'ISTRUZIONE E LA FORMAZIONE PROFESSIONALE CON L'INSIEME DEGLI STRUMENTI DI POLITICA DEL LAVORO quali l'adozione di incentivi per l'occupazione, la creazione di nuovi servizi^ per l'impiego ed il sostegno ad iniziative per lo sviluppo territoriale.


L'insuffIciente raccordo fra educazione, formazione e lavoro deve spingere in nuovo sistema educativo a farsi protagonista di una grande innovazione strutturale, attraverso lo sviluppo di percorsi flessibili e integrati tesi a rafforzare tutte le forme stabili di collegamento tra istituti e organismi di di formazione, sistema produttivo, ricerca scientifica e tecnologica.


L'orientamento può svolgere un ruolo centrale fra azioni formative e scelte atte a favorire l'inserimento nel lavoro.

Nella fase di attuazione dei percorsi formativi le imprese saranno chiamate a collaborare a pieno titolo con il sistema formativo.

Attenzione particolare dovrà essere dedicata, nella nuova scuola, ai linguaggi trasversali: all' informatica, all' inglese, ad una conoscenza elementare di organizzazione aziendale, di economia e di diritto.

Lo stesso vale per le competenze trasversali, ossia le abilità personali e interpersonali utili per muoversi nei diversi contesti di vita in cui il soggetto viene a trovarsi.

Tra queste competenze vanno individuate abilità utili per:

diagnosticare la situazione lavorativa o formativa individuando gli elementi chiave del contesto, le sue regole o modalità di funzionamento.

sviluppare competenze relazionali, di interazione con gruppi o con il contesto, di comunicazione.


essere capaci di comprendere le richieste del contesto e rispondere adeguatamente, saper progettare, programmare, decidere, assumere responsabilità.

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Le strutture di massima del nuovo sistema di


ISTRUZIONE E FORMAZIONE


L'obbligo viene assolto all'interno del sistema di istruzione scolastica anche attraverso l'eventuale concorso della formazione professionale per la parte relativa all' orientamento.


La scuola governa l'istruzione di base e fornisce una cultura globale all'individuo che se ne serve.

Negli ultimi anni della scuola dell'obbligo si inseriscono moduli di orientamento e di formazione professionale orientativa, non ancora professionalizzante.

L'approccio deve essere quello della 'integrazione'.

I moduli saranno forniti dal sistema della formazione professionale.

La formazione post obbligo deve essere strutturata in 4 percorsi

area umanistica

area tecnico scientifica

formazione tecnico professionale iniziale e superiore

formazione _professionale _sul _lavoro _e_formazione continua


Nelle prime due aree si acquisisce il diploma . Nelle altre varie ed edeguate certificazioni che consentano passaggi agli altri livelli\area, capitalizzazione delle competenze ( credito formativo ) e accesso al *sistema professionale superiore.


All'interno dei percorsi scolastici sono realizzati percorsi professionalizzanti integrati con il sistema professionale e in alternanza con il lavoro.

La cultura di base sarà altresì curata all'interno dei percorsi professionali.

Credito formativo e corsi integrativi garantiscono il passaggio tra canale scolastico e quello professionale.



L'INGRESSO NEL MONDO DEL LAVORO SARA' GARANTITO DA ...


Diploma

qualifica iniziale conseguita presso un modulo di sistema per la formazione professionale

qualifica conseguita con percorso in alternanza attraverso un contratto a causa mista con un congruo numero di ore di formazione 'in aula' aggiunte alla preparazione presso il sistema ( azienda \ impresa ) della formazione professionale.

Il percorso professionale post obbligo consisterà in un biennio con un livello di qualifica iniziale ed una specializzazione tecnica di indirizzo.

Questi due livelli, con Corso Integrativo relativo e Certificazione delle Competenze, aprono ai livelli superiori di istruzione a chi voglia conseguire un Diploma, oppure direttamente al Diploma di Qualifica Superiore.

Sintesi a cura del prof. Gennarino Di Jacovo

coordinatore dei servizî di biblioteca

nel Distretto scolastico 37 \ Orbetello (GR)>19/6/98.

Presentata in copia stampata al Presidente del Distretto 37 il 7 Gennaio 1997 per la Conferenza sulla Razionalizzazione della Scuola del 20 gennajo 1997 all'Auditorium di Orbetello (GR)

ed all'Assessore rappresentante dell'amministrazione Provinciale intervenuto alla riunione.

Copia in floppy disk per il Provveditorato agli Studî di Grosseto.




Gennaro di Jacovo
Ruphus Samnìs
Louis Onussen
Ksantomo
Ksantmo

Grosseto 6 maggio 1999
18 novembre 2008



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§§
§ §§

Tratta da Gramkartaut in html completa di

TESTO CON INDICE
TESTO A TUTTO SCHERMO


redatta nel 2000 da
Gennaro di Jacovo
e fornita in visione all'
Istituto Agrario GR
Istituto Commerciale GR
Provveditorato agli Studi di
Grosseto

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mia Madre
Mango
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Let it be
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giovedì 20 marzo 2008

Estetica Contestuale

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Labor prima lex
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a
Rinaldo Carosella
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Agnone
Calcio eroico
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Pietrabbondante
Gramkartaut
ekogramm@
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§
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Donapaideia
Enciclopedia e Dizionario
di
Donatello
&
Gramkartaut
xoomer Virgilio
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Gramkartaut
xoomer Virgilio
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ecogramma
ecogrammatica
ekogramma
ekogrammatika

by
Ksantmo Ksant Homo Ksantomo

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ecogrammatica
ekogrammatika
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ecogramma
ekogramma
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...

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grammatica ecologica
ecologia grammaticale
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Gramkartaut
Grammatica
Karta Charta Carta dei Diritti
Autonomia scolastica
voci su Google
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Grosseto
gennaio \ marzo 2006 2009



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4 korr

Gennaro di Jacovo

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Antologia ekogramm@
Narrativa e versi.
Autore:
Gennaro di Jacovo
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ecogrammatica
ecogramma
ekogrammatika
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Letture antologiche: narrativa

Letture antologiche: versi

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Wikio

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Katanews

Ksantmo
in Economia ...


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Nuova Grammatica Contestuale
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Letture antologiche

1. LA LINGUA COME STRUMENTO DI COMUNICAZIONE:



Fra le caratteristiche comuni agli uomini di tutte le regioni della Terra, troviamo l' uso della lingua e del linguaggio come strumento di comunicazione.

La lingua parlata, il linguaggio o ‘parole’, è presente ovunque, mentre la lingua scritta, la ‘langue’, è codificata e attestata solo in certi tipi e stadi di cultura.



Con la nascita dell’alfabeto, o comunque di qualche sistema di scrittura che inizialmente dobbiamo immaginare quale un sistema di segni che imitassero e raffigurassero oggetti o metafore di concetti e idee, ha inizio quella che si chiama ordinariamente epoca letteraria o storica, e che ricopre una fase sensibilmente breve della permanenza dell’uomo sulla terra.
Va osservato anche che ogni animale, ogni oggetto dell’universo ha un suo modo di parlare, un suo linguaggio e forse addirittura un suo limitato alphabeto, ma l’uomo per fretta e superficialità quasi sempre ignora queste silenziose espressioni di linguaggi lontani, che a volte si fanno suoni veri e propri, come quelli degli animali, ben più intelligenti e sapienti di quanto si creda.

§

§

Occorre rispetto e amore per ogni linguaggio, altrimenti anche il nostro, che forse è il più complesso e artefatto proprio perché esprime un mondo interiore più lacerato e conflittuale, risulterà così vario, astruso e incomprensibile un giorno, come avvenne a Babele, che non riusciremo più non solo a capirci, ma neppure a intuire quale lingua parliamo.

Gli animali, contrariamente a quanto si pensa, hanno un sistema di comunicazione efficace, vario ed unico per tutti gli individui di qualsiasi contrada e paese della Terra.

In pratica hanno realizzato da sempre un vecchio sogno dell’uomo, quello della unificazione dei codici linguistici e del superamento della differenziazione linguistica.

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Quando l’uomo fu creato, immagina Dante, un grande poeta ma soprattutto un grande linguista, espresse la sua prima parola.

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§

§

Gridò la sua riconoscenza a Dio, il suo ‘fattore’.

Unire un significato astratto, la riconoscenza, ad un suono foneticamente articolato, il significante, arbitrariamente espresso, volontariamente e intenzionalmente formulato, volle dire creare l’elemento minimo complesso della lingua parlata, la parola.

E questo si ripeterà sempre, ogni volta che un essere emetterà un segno a cui attribuirà un senso e un significato.
Accadrebbe anche se fosse cieco e muto.
Non per nulla quella che chiamiamo letteratura è stata creata da un cieco che forse neppure conosceva alfabeti.


La mente, Mnemosyne e le sue figlie, le Muse, sono esse stesse alfabeto, poesia e oceano di idee, conoscenze e segni, che poi questi siano scritti i disegnati, è cosa probabilmente di un qualche interesse solo contingente.
Cfr: Gramatikus


Riguarda la storia, le biblioteche, la letteratura e i libri, e qualsiasi altro mezzo più o meno apparentemente innovativo, che occupano solo l’ultimissima parte della vicenda umana, quella visibilmente caratterizzata anche dalla enorme e quasi sempre univoca e monopolare influenza dell’uomo sul contesto naturale esterno.
Cfr: Bibliothekargos



Successivamente all’atto primigenio e archetipico del parlare, che si pone in un tempo al di fuori del tempo e che quindi è quasi scoperto e creato da ogni parlante quando inizi ad usare il linguaggio, una volta formato un insieme cospicuo di parole d’ogni tipo, è stato necessario formare un determinato lessico, una qualche sintassi e grammatica.
Cfr: Comesque


Tutto questo solo da poche migliaia di anni si è trasformato in codice linguistico normativo e lessicale, in testi scritti in varie forme, in vocabolari, grammatiche e sintassi, in biblioteche e da poco in altri sistemi di scrittura digitale e computerizzata.

§

§

Le intuizioni di Sausurre e Chomsky, comunque, attuali e geniali, erano già in Platone e Dante, di cui si preferisce ricordare le parti più appariscenti della dottrina poetica e filosofica, e non quegli aspetti della vita legati all’amore per la libertà e la dignità personali.
Cfr: Gramatik


Entrambe furono privati della libertà, furono l’uno schiavo e l’altro esule, ma non si privarono mai della loro libertà della mente, della loro capacità intellettuale, della loro intelligenza.
Questa era la loro Firenze e la loro Atene.
La loro 

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2. ALTRI SISTEMI DI COMUNICAZIONE USATI DAGLI UOMINI:
La funzione centrale e principale di una lingua è quella di trasmettere informazioni, cioè di svolgere una FUNZIONE COMUNICATIVA.
Cfr: Bibliotheka Maris Prkten
Antologia e riferimenti alla Narrativa
Tarrakkond
Imarrkord
Argos


Gli uomini però possono comunicare anche per mezzo di altri segni linguistici: i gesti, le fumate degli indiani d'America, i tamtam delle tribù primitive, i cartelli della segnaletica stradale, le espressioni del volto etc…
In linea di massima si può dire che qualsiai segno a cui si attribuisca un significato comprensibile può entrare a far parte di un sistema di segni suscettibile di un ordinanento convenzionale formando quindi un codice, con un lessico ed una sintassi, delimitato ad un gruppo di individui.


Quel gruppo che deliberatamente, ‘arbitrariamente’, ossia con un preciso atto basato sulla conoscenza e sulla convenienza, lo elegge, lo crea. lo forma e trasforma.


Un inguaribile economista potrebbe parlare di una sorta di ‘contratto informatico’, o comunicativo, di tipo linguistico.


E’ un contratto senza testo scritto né compromesso, paradossalmente da rispettare a cose fatte, con la creazione di ‘codici’ lessicale e grammaticali che nascono quando il linguaggio è già divenuto lingua scritta, magari letteratura, e necessita di una sistematicità normativa.


Questa, una volta affermate le sue regole e la natura dell’errore, sorgente in qualche caso dell’evoluzione linguistica ma anche limite, confine e fine delle competenze linguistiche, una volta stabilito il modo corretto dell’uso della lingua immancabilmente ne rappresenta anche in qualche modo un argine e freno alla ulteriore sempre imprevedibile trasformazione.



3. LA DOPPIA ARTICOLAZIONE DEL LINGUAGGIO:

Il linguaggio è una associazione di segni fonici o grafici significanti univocamente combinati con i relativi significati (idee - oggetti): un “insieme", insomma, del tutto "arbitrario" di simboli convenzionali ad ognuno dei quali viene associato un preciso campo di significati.

Simboli e significati mutano, nascono e muoiono, come tutte le altre cose.

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Come ogni oggetto, come ogni essere vivente, le parole hanno un loro corso vitale, nel quale è difficile anche riconoscere e distinguere la nascita dalla morte, tanto che spesso lessemi e fonemi ritenuti ‘estinti’ e abbandonati, gettati quasi nel dimenticatoio come un umile rifiuto, rinascono, rivivono e si riaffermano nel dominio linguistico, come risorti.


Questo ricorrente anche se misconosciuto fenomeno ci indica e ci insegna che in effetti non esistono in assoluto persone, cose e lingue morte, ossia nullificate e in eterno assenti e spente, perché esse, come gli uomini, rivivono nei figli, dormono apparentemente nel loro oblio e si risvegliano nell’uso e nella memoria affettiva.

Tutto quello che è veramente importante, è come un seme sotto la neve e la terra, quasi ignorato e dimenticato ma pronto a farsi pianta e fruttificare.

Quello che invece è già scoria e spazzatura, può rivivere e rinascere, essere rigenerato, come fa la Natura sempre con tutti, ed è sempre davanti a noi, in piena visibilità.


Prendiamo il messaggio " DIVIETO DI SOSTA ".

Possiamo dividerlo in tre " parti ", ognuna delle quali può essere usata in altre occasioni:

- divieto-…di sorpasso
/ il libro…-di- Luigi
/ ho fatto una lunga …- sosta -.

Inoltre uno qualsiasi di questi "segni" linguistici può essere a sua volta diviso: diviet-o; questa forma di divisione del linguaggio in unità successive fornite di significato è detta PRIMA ARTICOLAZIONE DEL LINGUAGGIO.

Ma ognuna delle unità individuate nella PRIMA ARTICOLAZIONE può essere divisa in unità più piccole PRIVE DI SIGNIFICATO.

Per esempio: "sosta" è formata da 5 unità: s-o-s-t-a, ossia da 5 FONEMI, ognuno dei quali fa distinguere questo segno da altri come p-osta, s-e--sta, so–r-ta, sos-i-a,. Questa è la SECONDA ARTICOLAZIONE DEL LINGUAGGIO, con cui dividiamo le unità significative nei singoli suoni che la compongono.



L'ATTO DELLA COMUNICAZIONE:

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§


§

Molteplici sono, come si è accennato, i tipi di comunicazione, ma noi ora ci interesseremo in prevalenza della comunicazione di tipo linguistico.

Perché avvenga una comunicazione linguistica è indispensabile la presenza di una persona che parli o che scriva, innanzitutto, che sarà l' EMITTENTE, o mittente, o trasmittente, ossia la fonte stessa dell’atto linguistico, il creatore del messaggio con un grado più o meno alto di intenzionalità e di volontarietà, in quanto nei diversi tipi di letteratura possiamo rilevare in chi si fa autore la presenza più o meno vistosa di una personalità ispiratrice condizionante o di una qualche committenza umana o divina.


Quello che questa persona ‘autore’ dice o scrive sarà il MESSAGGIO o DISCORSO.

La persona a cui il messaggio è destinato sarà il DESTINATARIO, o RICEVENTE.

Perché vi sia "comprensione", bisogna che la lingua usata di chi parla (o scrive, o telefona, o comunque trasmette) sia conosciuta da chi ascolta o legge.
Si deve perciò usare un CODICE (il complesso di "segnali" le"parole"
di un linguaggio o d'una lingua) comune.

***
*

La COMUNICAZIONE, una volta per così dire attivata dalla emissine di un messaggio da parte del mittente, può essere ostacolata da vari fattori (rumori; scarsa attenzione del DESTINATARIO o RICEVENTE; una precisa volontà di non entrare in comunicazione da parte del destinatario).

**
*

Naturalmente la filosofia del linguaggio, più che la grammatica, studia ed esamina queste modalità che chiamerei glottosofiche, poiché riguardano la conoscenza, la sapienza della e sulla lingua.


Schema 1 :
RUMORI (esempio: la lontananza;
il chiasso nell'ambiente.)
MITTENTE ... SEGNALE ... CANALE ... RICETTORE … MESSAGGIO

(la persona che (emissione (vibrazioni (apparato uditivo (articolazione
parla - scrive) di suoni ) acustiche) di chi ascolta) di significati)


CODICE (la lingua parlata, come si-
stema di simboli, nei quali ad
ogni SIGNIFICANTE -suono/segno-
corrisponde un SIGNIFICATO –
concetto / idea _________________)

*** ***
DESTINATARIO
( la persona che riceve il MESSAGGIO
e trasforma i SIGNIFICANTI in
SIGNIFICATI - concetti / idea ___ )


**
*

Lo Schema 1 è riportato in G. BARBIERI, Le strutture della nostra lingua, La Nuova Italia, FI 1972, pag. 9.
A. MARCHESE in Didattica dell'Italiano e strutturalismo linguistico, Principato, Mi 1973, pagg. 23 segg., riporta il seguente schema, proposto da R. JACOBSON (Saggi di linguistica generale, Feltrinelli, 1966, p. 185):



CONTESTO
MESSAGGIO
*** MITTENTE DESTINATARIO
CONTATTO
CODICE


A questi FATTORI della comunicazione, corrispondono le seguenti
FUNZIONI del linguaggio, ossia diverse finalità d'uso del linguaggio:

INFORMATIVA
POETICA
EMOTIVA O ESPRESSIVA
CONATIVA
FàTICA
METALINGUISTICA


5) LA FUNZIONE DELLA LINGUA:
quando una persona rivolge il discorso ad un'altra, utilizza il linguaggio per diversi fini.

Per esempio:

"Mio fratello ha terminato il servizio militare e torna a casa questa sera"….. "Mi fa piacere questo, sono d'accordo"……
"Vieni questa sera a casa nostra”.


Chiamiamo "a", "b" e "c" rispettivamente le tre frasi.:

"a" informa d’un fatto avvenuto e d'un altro prossimo ad avverarsi; "b" reagisce esprimendo un parere personale;
"c" esprime un invito, una esortazione.


Possiamo dire che ogni frase svolge una FUNZIONE tipica del linguaggio.

***
*

Le ‘ FUNZIONI ’ della lingua sono:

**

1) INFORMATIVA, o ‘referenziale’, tipica del discorso storico e scientifico: "informa";

2) ESPRESSIVA, esprime contenuti ‘soggettivi’ e personali, non fatti e dati informativi. Tipica del linguaggio dei "poeti" e di chiunque voglia comunicare emozioni, sensazioni, sentimenti, stati d’animo;

3) CONATIVA o imperativa, sollecita gli altri a compiere determinate azioni. Tipica del linguaggio giuridico, "profetico", moraleggiante. Ve ne sono altre due, più specifiche e adatte a particolarissime situazioni:

4) FàTICA, per sollecitare l'attenzione di chi ascolta: “mi sono spiegato?” – “Va bene?” – “Pronto!?" (al telefono…);

5) METALINGUISTICA, quando il discorso riguarda (come ora) la lingua stessa, la definizione delle parole: è il linguaggio delle "grammatiche" e dei vocabolari.
Infine, v'è una specialissima funzione, propria di chi tende a concentrare la comunicazione e l'espressione sulla "forma" dell'enunciato, sul fattore STILE. E' la funzione:

6) POETICA, tipica della poesia, , ossia arte e ispirazione.
CLASSIFICAZIONE DEI FONEMI USATI IN ITALIANO:



SCHEMA 2

POSIZIONE DELLE LABBRA

Distese a arrotondate
è ò
e o
i u
anteriori posteriori


LE VOCALI:

Quando pronunciamo le vocali, vibrano le corde vocali.
La diversità dei suoni dipende dalla posizione della lingua nella bocca o dalla forma delle labbra.
Per le vocali i , è ( e chiusa) ed è ( e aperta ) viene tenuta più alta la parte anteriore della lingua. Per a, la lingua resta distesa.
Per ò ( o aperta ), o (o chiusa ) ed u, viene tenuta più alta la parte posteriore della lingua .

Quanto alle labbra, esse sono arrotondate per la pronuncia della ò , e della u - sono in posizione intermedia per la a e sono distese per la è ,la e e la i .


LE CONSONANTI:

Si dividono in SORDE e SONORE.

Sono " SONORE " quelle che si pronunciano con vibrazione delle corde vocali : B; D; G; V; S (sonora); Z (sonora ); G ( palatale ); M; N; GN; L; GL (palatale ): R.

Sono " SORDE " quelle che non comportano vibrazione delle corde vocali: P; T; C ( velare ); S; (sorda ); Z; ( sorda ); C; ( palatale ); SC; ( palatale ).

Oppure, in relazione al LUOGO di articolazione, si dividono in:
LABIALI : P; B; M (bilabiali ) - F; V ( labiodentali).
DENTALI : T; D; N; L; R; S; Z;.

PALATALI : C; palatale ( c + e/i); G; palatale (g + e/i); SC; palatale (sc + e/i) GL; palatale (gl + i; gli + a , e, o, u) ; GN; palatale (gn + a, e, i, o ,u).
VELARI : C; velare (c +a, o, u - c+ consonante; ch + e ,i; Q; (u) +a, e, i, o).
Infine, secondo il MODO di articolazione, si dividono in:
OCCLUSIVE: p; b; m; (bilabiali) - f; v (labiodentali) - t; d (dentali) - c; g (velari).
AFFRICATE: z (dentale) - c, g (palatali).
SIBILANTI: s, z (dentali) – gl (palatale).
FRICATIVE: F,V (LABIODENTALI).
LIQUIDE: r, l (dentale) – g l (palatale).
NASALI: m (bilabiale) – n (dentale) – gn (palatale).



Nota:

la " h " è solo un "grafema", cioè un segno grafico, e non un fonema, ossia un suono vero e proprio. Distingue i suoni velari ‘ c ’ e ‘ g ’ davanti ad ‘ e ’ ed ‘ i ’ .

Suono velare .. : casa, gatto - china, ghisa.
suono palatale : cena, gesso - Cina, Gino.


**
*

DIVISIONE IN SILLABE:


Ogni sillaba contiene almeno una vocale.
Una parola può essere, in base al numero delle sillabe:


- monosillaba…………………….una sillaba (re, bar, per, di, a, da)
- bisillaba………………………...due sillabe (mon - te; ar –t e)
- trisillaba……………………...tre sillabe (pe – co - ra; r e – gi - na)
- quadrisillaba……quattro sillabe (vo - g a - to -re; a – ma – to - re;)
- polisillaba……………... più di 4 sillabe (in – ve – sti- - ga – to - re )



NORME PER LA DIVISIONE IN SILLABE:

Ogni consonante FA SILLABA CON LA VOCALE CHE SEGUE.
Per esempio: ma - re;
Le consonanti doppie si dividono: gat –t o; car - ro.

Quando si hanno gruppi di consonanti, la prima fa parte della sillaba che precede, le altre della sillaba che segue: con – so – nan - te.
Fanno eccezione i gruppi di consonanti con cui può cominciare una parola: ..…. ma –e – stro; stro –fa ; ri -splen - de - re; splen - den – te.


DITTONGHI:

I gruppi di vocali fanno DITTONGO quando si pronunciano con una sola emissione di voce:

UO - mo; VIE - ni; AU - to.

Quando si pronunciano separatamente, si ha uno IATO:
spi - a - re; le – o - ne.


DITTONGO = i \ u + VOCALE:

Uno IATO si forma anche fra a, e, o + u \ i quando ‘u’ oppure ‘i’ sono accentate: pa-ù-ra; vì-a; e nei DERIVATI DI TALI PAROLE: pa-u-ro-so.


7) L'ACCENTO: quando si pronuncia una parola, si mette in rilievo una sillaba. Questa intonazione più energica è detta ACCENTO.


In base all'accento le parole sono:



TRONCHE : accento sull'ultima sillaba: ....... virtù

PIANE : accento sulla penultima sillaba ... vedére

SDRUCCIOLE : accento sulla terzultima sillaba .... àlbero

BISDRUCCIOLE : accento sulla quartultima sillaba ... òrdinano





In genere l' ACCENTO si segna solo SULLE TRONCHE e sui seguenti MONOSILIABI:



è, né, sé, sì, di', dà, là, lì',

per distinguerli dagli o m o g r a f i
( omografo: che si scrive nello stesso m o d o ) : e, ne, se, si, da, di, li, la..



8) L'ENUNCIATO O PERIODO:


1. Tuo padre dice che partirà alle tre. Vado con lui.
2. Tuo padre dice che partirà alle tre.
3. Vado con lui.


n.. 1.= DISCORSO; N. 2. e 3.= ENUNCIATI o periodi.


4. Che caldo fa qui dentro! Non si potrebbe aprire un poco la finestra?
5. Che caldo fa qui dentro!
6. Non si potrebbe aprire un poco la finestra?


La frase n. 4 è un DISCORSO; le n.5. e 6. sono ENUNCIATI o periodi.
I segmenti in cui si può suddividere un discorso ( 1. e 3. ), secondo i criteri dell' INTONAZIONE e della possibilità di inserire una pausa tra un segmento e un altro, si possono chiamare ENUNCIATI o PERIODI ( 2..- 3.- 5. e 6.).

9) L'INTONAZIONE:
i tipi dell' INTONAZIONE sono tre: affermazione, esclamazione e domanda. Nelle frasi 2.. e 3. ‘cade’ alla fine dell'enunciato ed esprime affermazione. Nella 5. indica esclamazione. Nella 4. interrogazione o domanda. Nelle frasi 2.. e 3. troveremo un punto fermo : ‘ . ’ - a fine enunciato; nella 5. un punto esclamativo; ‘ ! ’ -; nella 6..un punto interrogativo; ‘ ? ’ - .
I segni d'interpunzione ( . /punto; , /virgola; ; /punto e virgola; : /due punti; ….) sono simbolo grafici che servono ad indicare pause e diverse intonazioni a proposizioni e periodi.

Il PUNTO segna una pausa marcata e separa due periodi o due proposizioni:

… ‘Ei fu. Siccome immobile …’


La VIRGOLA indica una breve pausa e può essere usata:

a.per isolare un vocativo: "Stai tranquillo, Luigi, verrò appena è possibile"; b. per isolare un'apposizione con aggettivi e complementi: ‘Dante, il grande poeta fiorentino, fu esiliato’;
c. per dividere due enunciati: ‘E' vero, non partì’; d. per separare le parole in un elenco (enumerazione): ‘l'aria era limpida, chiara, fresca’.
Il PUNTO E VIRGOLA indica una pausa più lunga, rispetto a quella indicata dalla virgola, fra due frasi che si vogliono unire tra loro.
Segna perciò una pausa APERTA nel contesto dello stesso periodo e della stessa proposizione: ‘la situazione era difficile; per questo decisi di rimanere’.
I DUE PUNTI indicano che il periodo che segue spiega quello precedente. Possono precedere una enumerazione, un elenco. Sono d'obbligo per introdurre un DISCORSO DIRETTO ( riportato fra "virgolette").
Per es.: ‘ Giuseppe si alzò e disse: "Tranquillizzati, sistemerò tutto!" ’.

DEFINIZIONE DELL'ENUNCIATO:
l' enunciato è un segmento di un discorso, contrassegnato da una particolare INTONAZIONE e seguito ( nonché preceduto ) da una PAUSA prolungabile.

10) IL DISCORSO, quindi, si divide in ENUNCIATI .
Questi in PAROLE o ‘MONEMI ' .
Queste si dividono in morfemi come: LUP - o; GATT – o
che sono le UNITA' GRAMMATICALI MINIME .
(Giovanna BARBIERI, op. cit.)


1). Con ……………………… un morfema = parola monomorfemica
2). Caten-a …………………… due morfemi = " polimorfemica
3). Con-caten-are …………… tre " = " " "
4). Con-caten-at-o…………….. quattro " = " " "


Più precisamente una parola si divide in queste parti :

prendiamo = parola o monema di nove grafemi (lettere) o fonemi (suoni)
- prend = monema radice, LESSEMA (parte significante) o morfema lessicale.

- iamo = monema grammaticale ('desinenza’ o ‘terminazione’, in certi casi) oppure MORFEMA GRAMMATICALE, ossia INDICATORE della 'forma' della PAROLA: maschile, femminile, singolare, plurale, persona per il verbo, in questo caso.

Quindi per le parole, o MONEMI, soggette a variabilità nella parte finale, si riconoscono più parti. Una - centrale - indica significato.

Le altre- finali, indicano il genere, il numero, in certe lingue il CASO, o, per i verbi, il numero e la persona .

Questi sono ‘morfemi’ , e mutano la ‘FORMA’ (SIGNIFICANTE), non la 'SOSTANZA' ( SIGNIFICATO).

Sono il 'vestito', o la ' maschera' delle parole.

**
*

I MORFEMI anteposti, ossia situati all'inizio del monema, prima del LESSEMA, sono dei prefissi. (particelle 'messe prima del tema’ ).
Per esempio: con - catenare ; per - correre ... .


IL MORFEMA LESSICALE comune, ossia il LESSEMA, portatore del SIGNICATO BASE, rappresenta la parte - il nucleo - della parola
( monema ) che resta dopo aver tolto prefissi e suffissi ( morfemi grammaticali ), ed è la RADICE della parola (talora coincide con il TEMA, in casi particolari ).
I MORFEMI aggiunti alla radice si dicono 'suffissi' con termine generico . Per esempio:

Corr-
Ent-
-e-
Mente

Radice
e tema

Morfema
lessicale
o
lessema

Morfema
Vocale
Gramm.le.

marca Eufonica
Morferma gramm.le

Marca \ desinenza



Schema 3

PER
CORR
ERE


PREFISSO

o monema
grammaticale

Morferma


(greco:morphè ... forma)


RADICE o monema lessicale

lessema (=greco semàino ... significo; * lèksis ... discorso)


SUFFISSO

o monema
grammaticale


Morfema

( morphè ... forma)


11) LE DESINENZE :

I morfemi- suffissi contribuiscono, come si diceva prima, a DIFFERENZIARE
le CATEGORIE grammaticali : NUMERO – TEMPO - PERSONA - MODO e GENERE.


nota:
... se il SUFFISSO si unisce direttamente alla RADICE (lessema) , la parola può dirsi PRIMITIVA .

Se si unisce alla radice dopo un altro suffisso ( moferma grammaticale ), la parola si dice DERIVATA .

Per le osservazioni su "lessemi", "morfemi grammaticali”, ”morfemi lessicali" e "monemi" vedi: A. MARTINET, Elementi di linguistica generale, Universale, Laterza, Bari 1977, 1.9 pag. 23 e 4..20 pag. 137 e: A. MARCHESE - A. SARTORI, Il segno il senso - Grammatica Moderna della lingua italiana, Principato Editore MI 1975, pag. 33 .




12 * I SINTAGMI O GRUPPI - NOMINALI / VERBALI E
PREPOSIZIONALI :



In un ENUNCIATO possiamo chiamare "SINTAGMA” (greco syntàksis ... composizione, cfr. syntàsso ... dispongo in ordine syntàksis ... sintassi, disposizione ordinata, in linguistica vale:messa in ordine metodica degli elementi d'un lingua)oppure “GRUPPO” NOMINALE (GN) ogni agglomerato (gruppo) di parole formato dall’ ARTICOLO (o DETERMINANTE) + NOME, dall’ARTICOLO + AGGETTIVO + NOME, oppure ARTICOLO + NOME + AGGETTIVO (DETERMINANTE o MODIFICANTE), o dal solo NOME (GN).


Possiamo chiamare SINTAGMA o GRUPPO VERBALE ogni gruppo di parole formato dal VERBO + ARTICOLO + NOME, dal VERBO + GRUPPO NOMINALE o PREPOSIZIONALE oppure infine dal solo VERBO (GV).


- il pioppo
- il verde pioppo
- il pioppo verde

determinante \ nominale
- determinante \ modificante \ nominale
- determinante \ nominale \ modificante


* il modificante in questo caso è ‘lessicale’, poiché modifica proprio in senso lessicale, apportando una direzione precisa al significato del nome.


chiameremo SINTAGMI I GRUPPI DI PAROLE, COLLEGATE DAL
SENSO E DISPOSTE SECONDO LE REGOLE DELLO STILE, che
trovano nel VERBO il loro “nucleo logico, sintattico e semantico
centrale” .



F. s. = GN + GV = A(D) + N + V + A(D ) +N

***
*

I contadini ............... = GN (=A+N)
Abbattono un pioppo ........ = GV (=V+GN2) = (V+A(D)+N)
Abbattono .................. = VERBO (VERBALE)
Un pioppo ................. = GN2 (=A(D)+N)


GN1 = i contadini = "soggetto" - GN2 =un pioppo = "complemento oggetto".



Schema N. 4 :

Phrase marker = indicatore di frase

F


GN1
GV

D
N V GN2
D N
i contadini abbattono un pioppo
DET. NOME VERBO DET NOME

ART. NOMINALE ART. NOM.LE
G.N.1 _ _ VERBO GN2____


DET.(ART) + NOME VERBO + DET(ART) + NOME


FRASE SEMPLICE

Chiameremo SINTAGMA o GRUPPO PREPOSIZIONALE quell’insieme di parole, collegate dal senso e concordanti fra loro, che siano rette da una preposizione.
In pratica un ‘complemento indiretto’.



Tale sintagma o gruppo ‘preposizionale risulta formato da:
PREPOSIZIONE (FUNZIONALE) + GN e rappresenta una ESPANSIONE, poiché amplia e arricchisce la presenza “semantica” di un monema

(parola: nome, verbo, aggettivo-modificante) nella frase).


**
*

Nota bibliografica:

Per tutte queste definizioni vedi: G. DEVOTO, Avviamento alla etimologia italiana, Dizionari Le Monnier e: J. DUBOIS - M. GIACOMO - LOUIS GUESPIN - C. MARCELLESI - J.P.NEVEL , Dizionario di linguistica - Ed. Zanichelli.
E ancora, per la parte sulla grammatica trasformazionale: F. VANOYE, Usi della lingua, Manuale di italiano per le Scuole Medie Superiori, Società Editrice. Internazionale TORINO
.



Per gli insegnanti, sono utili:

E.Cavallini Bernacchi, L'insegnamento della lingua, Il punto emme edizioni , Milano -
N. Chomsky, Le strutture della sintassi, Universale Laterza., Bari
Gennaro di Jacovo, Grammatica contestuale, Estetica contestuale, linguistica contestuale, Wikibooks



Utili sono i volumi di G. MOUNIN:

Guida alla linguistica, Guida alla semantica e Storia della linguistica (2 voll.), tutti della UE Feltrinelli (n. 626 - 713 e 576/635 della collana ), nonché Didattica dell'Italiano e Strutturalismo linguistico, di A. MARCHESE, Principato).


§§
§


Schema 5:
Phrase maker ( con GP = ESP )
F


GN1 GV


D N V GP


P GN2


D N


un uomo corre per la strada

qui il GN 1 è il SOGGETTO – il GN 2 è il GRUPPO NOMINALE che, con la PREPOSIZIONE, forma il GRUPPO PREPOSIZIONALE (C0MPLEMENTO DI MOTO PER LUOGO).

Nota: gli AVVERBI. Possono avere la stessa funzione dei GP: ad esempio:

il treno correva a gran velocità
GN V GP
______ GP = prep\agg\nome
= funzionale\modificante\ nome
____________________ ___________ _______________
GN GV

Nella frase possiamo SOSTITUIRE il GP “a gran velocità” con l’avverbio “velocemente”.
Le preposizioni, con le congiunzioni e il pronome relativo, possono chiamarsi
funzionali, o indicatori di funzione,
perché collegano, mettono in relazione, indicandone appunto la ‘funzione’,
GN con un verbo o GN con GP

( preposizione) o GN, GP e frasi tra loro (congiunzione).

Il pronome relativo funge da “raccordo” fra sintagma predicativo principale ed una subordinata.


I nomi rientrano nella categoria dei nominali,
i verbi in quella dei verbali.



Gli articoli appartengono alla categoria dei determinanti o determinativi.

Aggettivi e avverbi a quella dei modificanti, perché modificano, precisano il senso di un nominale o di un verbale.


I verbi essere e avere ausiliari, i verbi servili e fraseologici sono modalità perché precisano un rapporto logico fra GN 1 / 2 e modificante nominale (nome del predicato) o fra GN 1 / 2 e verbale.



****
*


Seconda parte



1) La subordinazione: l’aggettivo.



Esaminiamo la frase: un grande albero fu abbattuto
GN GV





un frondoso albero fu abbattuto
GN GV



‘grande’ e ‘frondoso’
sono espansioni, ovvero subordinati o dipendenti concettualmente di ‘un albero’, che è il centro del GN, infatti possiamo eliminare questi due aggettivi o attributi, che sono determinanti o modificanti lessicali, mentre gli articoli sono determinanti grammaticali poiché accompagnano il nominale collocandolo grammaticalmente, senza modificare il significato, senza turbare la struttura della frase.



2) La subordinazione: sintagmi ‘centro’ e sintagmi ‘subordinati’.



Esaminiamo la frase:
Un aereo incredibilmente grande volava a velocità supersonica
__ ___ ____________ _____ _____ __________________
DG N D(M) DL V GP
___________________________ _______________________

Gruppo Nominale ___ Gruppo Verbale
Frase semplice


‘Incredibilmente’ è subordinato di ‘grande’, determinante lessicale, che a sua volta è subordinato di ‘aereo’.

… …
La funzione di questi ‘subordinati’ è quella di arricchire e completare il senso della parola a cui si riferiscono, allargandone, “espandendone” il campo semantico, oppure indirizzandole e precisandolo in determinate direzioni.



Se diciamo:
un aereo di linea


il GP ‘di linea’ è subordinato del GN ‘un aereo’: è una sua ‘espansione’, perché ne delimita, ne precisa, ne espande il significato in una direzione determinata.

L’intensità semantica del GP ‘di linea’ si dirige sul GN ‘un aereo’.
Avverbi, aggettivi, gruppi preposizionali sono perciò dei subordinati, delle espansioni dei GN, dei verbali, dei determinanti lessicali(aggettivi).
Ossia: avverbi, aggettivi e GP sono espansioni, subordinati di GN, oppure di verbi e di aggettivi (verbali e modificanti).

3) Il soggetto: in un enunciato può essere posto un GN il cui nome è legato al verbo nel numero e nella persona. Tale nome, se si tratta di un nome, perché può essere un monema appartenente ad altre categorie, un aggettivo, un verbo,, un avverbio, un articolo e così via, è il soggetto del verbo.
Si parla del sintagma che chiamiamo ‘gruppo nominale 1’ (GN1). Di solito mettiamo in italiano questo gruppo prima del verbo, ossia rendiamo una parola protagonista della frase e la leghiamo al verbo.

In taluni casi, come nell’ anacoluto ( dal greco senza collegamento ) , in cui il GN2 (il complemento oggetto comunemente detto) precede il GN1 (soggetto), che però riafferma la sua natura di

‘ protagonista ’

riagganciandosi con un pronome (nominale sostitutivo) al GN2.

Ad esempio:
… Coloro che tramontano (GN2), io li (pronome = nominale sostitutivo)
amo con tutto il mio amore: perché passano all'altra riva … …

( F. NIETZSCHE, Also sprach Zarathustra, Adelphi a.c. G. Colli, pag. 244 ) .

In questa frase il GN1 (=soggetto) è il pronome personale ‘io’.
Un pronome sostituisce un nome, ed è quindi un nominale sostitutivo.

La frase è una trasformazione della frase complessa:

Sono Zarathustra ed amo … coloro che tramontano … con tutto il mio amore … perché passano all'altra riva ( perché passano all’altra riva = frase subordinata – ESPANSIONE FRASE CAUSALE).

Il pronome relativo (indicatore di funzione) " CHE " collega due frasi subordinandone una:
quelli tramontano
quelli passano all'altra riva
Zarathustra ama
Io sono Zarathustra



Io amo quelli …. amo quelli che passano …. all'altra riva.
…. Amo quelli che tramontano …. Perché passano all’altra riva .
“ PERCHE’ ” è ‘CONGIUNZIONE’.
Indica una funzione causale.

E' un INDICATORE DI FUNZIONE e come tutte le "congiunzioni" subordinative, INTRODUCE UNA SUBORDINATA ( la ESPANSIONE FRASE corrisponde ad una ESPANSIONE "complemento" , ma CONTIENE - in più - UN VERBO ) .




Le ESPANSIONI COMPEMENTO sono introdotte da funzionali preposizioni e sono Gruppi Preposizionali .


Le ESPANSIONI FRASE sono introdotte da
CONGIUNZIONI SUBORDINATIVE.


Le altre congiunzioni - quelle coordinative - servono a collegare tra loro frasi semplici (indipendenti, primarie, principali) o frasi\espansione (subordinate).

Tornando alla frase:

un cane salta un fosso….

GN1 GV
D+N


V GN2


D+N

**

§

§

§

“ un cane “ è SOGGETTO.

Il significato della parola " cane ” è il
"protagonista" della frase, che fa da
“ teatro contestuale ”.


Proviamo a dire:
un fosso salta un cane ….

Suona strano ed assurdo.
Ma non in un contesto diverso.
In una fiaba, sarebbe "possibile". Non nella vita quotidiana.

*** In latino, o in greco si può mettere il GN2 (compl.oggetto)
prima del verbo.

Perché i casi permettevano di conservare il senso complessivo e lo dirigevano logicamente nella frase.
In latino posso dire:



Lupus hominem est / hominem lupus est / est hominem lupus.




Sarà sempre il lupo a nutrirsi, in questo tipo di indicazione.
(Fs=Frase semplice=GN+GV).

‘Est’, in latino, vale anche ‘divora, mangia’, non solo ‘è, esiste …’.

Era l’accusativo ‘hominem’ che diceva ai ‘latini’ quale dei due significati dare al verbo, in questo caso.

Il soggetto compie l'azione …. Questa non è una affermazione giusta.


Se dico: ….
L'uomo è mangiato dal lupo

- comprendo che "l'uomo" non compie, anzi, è "vittima" dell'altrui azione.



Sia permesso qui osservare che la retorica delle pecore ‘miti’, dei lupi ‘cattivi’ e dell’uomo sempre ‘vittima’, ma molto bene armata, ha portato in realtà all’estinzione del lupo, animale nobile, intelligente e socialmente elevato, nonché capace di linguaggio, ed al proliferare indiscriminato degli ovini e degli umani, frenato con sistemi che non è comunque da ‘homo gramaticus’ spiegare, anche per evitarne l’uòteriore diffusione.


**

§

§

§

§

§


*
Se dico: Don Abbondio è vile - Don. A. "compie".
Se dico: Don Abbondio fu minacciato - Don. A. non è "attore" del senso dell'azione. Lo è solo "grammaticalmente".

E' il protagonista , la "parola" (Nome proprio, qui), messa in rilievo, proposta dall'attenzione dell'ascoltatore/lettore/RICEVENTE (destinatario del MESSAGGIO).

§
§§


Quindi diremo che il GNI (SOGGETTO, secondo la tradizione tassonomica grammaticale) è quella parola che viene MESSA IN RISALTO, in evidenza, quale PROTAGONISTA della frase ( ...’teatro contestuale’ ), e che concorda con il verbo.
Cfr: Gramkartaut
Ksantomo
Gramkartaut su Wikio
Ksantmo


§§
§


Questo, ove il soggetto sia espresso.
Ossia quando la frase non sia imperniata su un verbo, o un'espressione, IMPERSONALE (piove …. è giusto fare così …. ) oppure quando il soggetto non sia sottinteso.

2) Le frasi: possiamo dividere ogni enunciato (periodo e discorso fra due punti) in parti corrispondenti ciascuna ad un GRUPPO VERBALE accompagnato da sintagmi (GRUPPI) NOMINALI e PREPOSIZIONALI SUBORDINATI (dipendenti) e comunque legati ad esso.


§

3) Chiamiamo FRASE ognuna di queste parti.

LE FRASI sono unite da

CONGIUNZIONI COORDINANTI

( INDICATORI DI FUNZIONE COORDINATA ), se unisco frasi semplici fra loro: di notte dormo e sogno (= due frasi semplici unite, coordinate = FRASE COMPOSTA…. ) o

SUBORDINANTI


se unisco uno o più SUBORDINATE (dipendenti, secondarie) a una FRASE SEMPLICE CHE FA DA REGGENTE / PRINCIPALE / INDIPENDENTE / PRIMARIA …. di notte dormo e sogno …. ‘Perché amo riposarmi pensando’.

“ Perché ” è un "indicatore di funzione", introduce una subordinata che arricchisce il "senso" della PRINCIPALE (di notte dormo) coordinata con l'altra frase semplice (anche "principale", ma aggiunta)….’e sogno’.


Le frasi sono unite da congiunzioni e separate da brevi pause segnate con virgole, in genere.

***

Nota:

**
* Sono molto usate nel linguaggio parlato le “FRASI A SCHEMA MINORITARIO"
(ossia a schema abbreviato, perché s'intuiscono gli elementi sottintesi già precedentemente pronunciati o facilmente ricostruibili):… "pronto!…." - " al diavolo!…" - "povero me!" - (enunciati derivanti da trasformazioni esclamative di : ‘io sono pronto’….etc). Oppure: "Dove vai?" - "a Scuola !" (enunciati usati nelle risposte, ove si sottintendono gli elementi intuibili).

Anche i titoli, i cartelli pubblicitari, le insegne sono "a schema minoritario": ‘più facile, sarà difficile’… ‘così bianco che più bianco non si può’… ‘chi vespa mangia le mele’.
Così anche per enunciati emessi in momenti di fretta o di concitazione… "quella sciagurata!!…" …"un serpente!…"… et cetera.



4) COORDINAZIONE E SUBORDINAZIONE : Le frasi possono essere unite fra loro dunque dalle CONGIUNZIONI, per ‘polisindeto’ o da segni di punteggiatura, per ‘asindeto’.
Ad esempio:…’noi studiamo e voi giocate’; ‘noi studiamo. Voi giocate’.


LE CONGIUNZIONI (funzionali) COORDINANTI uniscono anche, oltre a frasi, GRUPPI NOMINALI E PREPOSIZIONALI.

Ad esempio….: ‘ho incontrato Carlo e suo fratello’ … ‘ non ho visto né tuo padre né tua madre’.


Le congiunzioni COORDINANTI o COORDINATIVE principali sono le:


- Copulative….: e, anche, pure; né; neanche, neppure, nemmeno.
- Disgiuntive…: o, oppure, ovvero.
- Avversative…: ma, però, anzi, invece, pure, peraltro, tuttavia.
- Dimostrative o dichiarative…..: cioè, infatti, difatti.
- Conclusive…: dunque, pertanto, perciò, quindi, sicché.
- Correlative…: e….e; sia…sia; tanto…. Quanto; così…. Come;


Occorre ricordare che : queste congiunzioni uniscono solo frasi o proposizioni principali , quando uniscono delle frasi.

Osserviamo ora quest'altra frase:
‘non uscimmo di casa per la pioggia’.

Il GRUPPO PREPOSIZIONALE "per la pioggia" è un "subordinato", una ESPANSIONE che "arricchisce" il senso della enunciato-base:


"( noi ) non uscimmo "
“di casa " è complemento di moto da luogo, ‘espansione’ del verbo.



Al posto dell'espansione "per la pioggia" possiamo immaginare una frase intera, che sarà anch'essa in un

RAPPORTO DI SUBORDINAZIONE

rispetto all'enunciato - base (o centrale).


In questo caso AVREMO UNA ESPANSIONE FORMATA NON DA UN SEMPLICE AVVERBIO o AGGETTIVO o GP, MA DA UNA FRASE VERA E PROPRIA, che chiameremo


PROPOSIZIONE SUBORDINATA ( ESPANSIONE frase )


***
*

La frase da cui dipende si chiamerà PROPOSIZIONE
PRINCIPALE o reggente, o in qualunque altro modo equisemantico



La frase : non uscimmo di casa per la pioggia…
(GRUPPO PREPOSIZIONALE \ COMPLEMENTO DI CAUSA)


Diventa : non uscimmo di casa perché pioveva
(ESPANSIONE FRASE CAUSALE)




Del GP (complemento) "per la pioggia"


Un altro esempio: …

Mario si alzò nonostante la febbre
GN ________________
N V ____GP ____




GV


Il GP "nonostante la febbre" può essere sostituito con una frase SUBORDINATA, previa l'aggiunta d'un VERBO:

Mario si alzò, nonostante la febbre …

Mario si alzò, sebbene avesse la febbre

MARIO SI ALZO' : proposizione principale \ frase semplice.
SEBBENE AVESSE LA FEBBRE: proposizione subordinata alla principale / Concessiva.

Il complesso della due frasi è una FRASE COMPLESSA ( = periodo).


**
*

Nota :

le FRASI o PROPOSIZIONI SUBORDINATE sono introdotte da parole "invariabili", senza indicare morfematici di genere, numero, tempo, modo e persona, che chiamiamo
CONGIUNZIONI SOBORDINATIVE

(indicatori di funzione subordinata), in quanto subordinano una frase, indicano un suo rapporto di

DIPENDENZA DA UN'ALTRA.

Le principali congiunzioni subordinative sono:
Finali……………...: affinché, acciocché, che, perché, per.

Consecutive……….: tanto da, talmente da, tanto che, cosicché, sicché.

Casuali…………….: perché, giacché, che, siccome.

Temporali……….…: quando, che, allorquando, finché, mentre, allorché,
dacché.
***
*

Concessive…….…...: sebbene, nonostante, benché, quantunque, allorché.

Dichiarative………..: che, di.

Interrogative e Dubitative: che, se, perché, quando, come.

Modali……………..: come, siccome, quasi, comunque.

Eccettuativa………..: fuorché

Comparativa……….: come, siccome, piuttosto che, più che, tanto che.


**
*



TERZA PARTE


A. LA PRODUZIONE LINGUISTICA:

1. LA FRASE E SUOI ELEMENTI:
quali sono gli elementi INDISPENSABILI per costruire una FRASE ?
Non basta mettere delle parole "insieme" per comporre una frase. Risulta perciò evidente che NON sono frasi le seguenti successioni di parole:
dico sette cani che lepri ricorrono le…zampino gatta la va tanto lascia lo ladro ci al che



PER COMPORRE UNA FRASE CHE ABBIA SENSO COMPIUTO O ALMENO VEROSIMILE, O CHE COMUNQUE "SIGNIFICHI QUALCOSA", ANCHE A LIVELLO FANTASIOSO E IMMAGIANARIO, DEBBO COMBINARE LE PAROLE IN UNA DETERMINATA REALAZIONE, in un determinato ORDINE fra di loro, in modo che ne risulti un SENSO da un lato STILISTICAMENTE ACCETTABILE e dall’altro semanticamente e logicamente COMPRENSIBILE.


Perché si verifichi questa data condizione, è necessario che in una FRASE trovino posto ALMENO DUE ELEMENTI INDISPENSABILI,

il SOGGETTO \ GN(1) \ GRUPPO NOMINALE UNO \
ed il VERBO \ GRUPPO VERBALE (predicato VERBALE).


2 .SOGGETTO E PREDICATO: per definire questi due elementi consideriamo le seguenti frasi:


a. Luigi e Maddalena hanno letto su una rivista una poesia interessante.
b. I poeti, che strane creature, ogni volta che parlano è una truffa.


Le parole sottolineate sono, per ordine di successione,


SOGGETTO e PREDICATO VERBALE.
GN1 (Gruppo o sintagma nominale Uno e Verbo).

***
*

Del SOGGETTO, si è già detto che è quella parola qualsivoglia che indica il "protagonista" della frase: sia uomo, essere animato, cosa, concetto o altro.

IL PREDICATO è un'espressione VERBALE.
Nella frase: ‘a..’ è costituito dall'espressione "hanno letto".
Nella : ‘b.’ da "parlano".
La frase ‘b.’ (Francesco de Gregori - Le storie di ieri) contiene anche un anacoluto.

E' una trasformazione di :

ogni volta che i poeti parlano è una truffa:
quando i poeti parlano \ i pocti sono strane creature.


I pocti parlano - dicono parole / i poeti sono "strane creature"
le parole (di proprietà - di invenzione) dei poeti sono una truffa.


Si tratta di una FRASE COMPLESSA.


In questa frase, invece:

L'Italia è una repubblica


Il verbo (VR) ESSERE appare UNITO ad un NOME.
Chiamiamo l'espressione " è una repubblica " PREDICATO NOMINALE.


" E' ” (classica 3^ Pers.Sing.pres.Ind. - voce del verbo essere )
in questa frase qu è "copula", ossia "unione, legame” , senza un suo proprio e preciso significato o valore semantico
(come i verbi, detti appunto servili, potere, dovere, volere etc.).

"Una repubblica" è il
NOME DEL PREDICATO.


Lo stesso sarebbe se dicessimo:

l'Italia è bella.

E' = copula; bella = nome del predicato.
E' bella = predicato nominale, che meglio dovremmo chiamare:

modificante nominale.

***
*

Se invece dico:
l'Italia è "in crisi", uso il verbo ESSERE con il significato di trovarsi , essere situato/a:
l'Italia si trova in una seria crisi economica
Quindi il VERBO ESSERE può essere "copula" e reggere un predicato nominale, oppure verbo con il senso di "esistere, trovarsi, esser situato, situata", e di conseguenza unirsi ad un GP (complemento).

Il soggetto, quindi, è l'elemento che esprime la persona, il concetto,
la cosa messa in risalto.

Nella frase attiva spesso indica chi "compie" un'azione : Luigi legge.
Ma non sempre:

Luigi prese il raffreddore
o:
Matteo non partì


Luigi e Matteo, più che agire in senso prorpio, subiscono, vivono uno stato o un evento dinamico e non compiono una azione consapevole.

Nella frase passiva il soggetto finisce col subire l'azione.


Ad esempio:

Catullo fu abbandonato da Lesbia.


Ma nella frase:
Euridice fu rimpianta da Orfeo ….

Il piano grammaticale dice come "Euridice" subisca, mentre il senso ci fa intendere come Orfeo agisca spinto dalla costrizione e dal dolore.


Quindi per la "grammatica" in sé e per sé sono corrette ambedue le seguenti frasi:
a. l’uomo paziente mangia la cicoria
b. l'agnello feroce mangia il lupo


… Però per la frase:
a. siamo nella "normalità", mentre per la frase:
b. b. siamo sul piano dell'irreale, dell'incredibile.

**
*

Sono i piani del realismo e dell'assurdo,
dell'eccezionale e del quotidiano.


Quindi nelle definizioni, ma anche ordinariamente in qualsiasi sede, non dobbiamo mai confondere involontariamente e senza un motivo valido il "senso" con lo "stile".

**
*
Il soggetto (la parola in primo piano, " protagonista contestuale ") può essere accompagnato dal predicato nominale, in questo caso gli si attribuisce una qualità, uno stato particolare d'essere e di esistere.


* *
Il predicato ha la funzione di dire,
di enunciare qualcosa del soggetto.

5) STRUTTURA DELLA FRASE: vediamo ora di individuare la STRUTTURA della FRASE, cioè di verificare la come nella frase SI RISPECCHI IL MODO PROPRIO CON CUI IL PENSIERO SI ORGANIZZA E SI OBIETTIVA NEL FATTO DEL LINGUAGGIO.


6) Esaminiamo la frase:

il gatto di Luigi è bello.

Nella "struttura della frase" si può scoprire qualcosa che va al di là di una semplice successione di parole.
Nel contesto del discorso le parole sono prodotte a gruppi di due, tre, quattro, e più.
Fra questi gruppi esiste un legame particolare, determinato nel SENSO che VOGLIAMO dare alla frase.
Questi gruppi che si formano spontaneamente nella nostra mente e che sono collegati del SENSO sono:

"il gatto " - “di Luigi" - “è bello”.

Infatti l' ARTICOLO (DETERMINANTE GRAMMATICALE) si riferisce come un dito puntato alla parola - "gatto".

La PREPOSIZIONE (INDICATORE DI FUNZIONE) "di" è legata al nome "Luigi".

Il verbo (qui: copula) si lega all'aggettivo (DETERMINANTE LESSICALE o "modificante") "bello", formando un PREDICATO NOMINALE o modificante nominale (=VERBO ESSERE ((copula)) + nome del predicato ((nominale/determinante lessicale)) In definitiva il ‘predicato nominale’ può essere chiamato anche

gruppo verbale modificante … oppure
modificante nominale.


Si possono indicare i rapporti di dipendenza con questo sistema:

il gatto di Luigi è bello


GN GP GMN



GN (+GP) + GV



Fs

Questi GRUPPI DI PAROLE collegate dal SENSO si chiamano GRUPPI o SINTAGMI.
I sintagmi nominale e preposizionale - "il gatto" - "di Luigi" - sono collegati fra loro formando un sintagma PIU' GRANDE: "il gatto di Luigi" (GN+GP). Inoltre il sintagma o ‘gruppo verbale modificante nominale’ "è bello" si lega al grande sintagma (o GN+GP) "il gatto di Luigi", formando un unico blocco, cioè una frase.


Possiamo a questo punto stabilire di chiamare il sintagma più grande "il gatto di Luigi" GRUPPO NOMINALE (GN), in quanto le parole che lo compongono ruotano intorno al nome " gatto ".

***
*

Il sintagma verbale può indicarsi come gruppo verbale (GV), perché è costituito da una forma verbale , a cui si può aggiungere un elemento nominale.
Una FRASE è quindi composta da un GN e da un GV, come si può vedere dalla seguente formula:


Fs = GN + GV = Fs = frase semplice



4) STRUTTURA DEL PERIODO:
Esaminiamo ora quell' insieme di frasi che è il periodo.

Scriviamo un periodo:


" Una volta, allorchè da studente cambiai di alloggio, dovetti far tappezzare
a mie spese le pareti della stanza perché le avevo coperte di date "
( Italo Svevo )

Un periodo è composto di proposizioni (tutte contraddistinte da un soggettetto e da un predicato) fra loro collegate e che quindi, per intenderne la STRUTTURA, deve essere selezionato nelle varie proposizioni (o FRASI) che lo costituiscono..

**
*

Queste proposizioni non sono tutte dello stesso valore.

Alcune sono autonome, nel loro significato ( le principali ) e le altre sono dipendenti da quella autonoma, perché da sole non hanno un senso compiuto si chiamano anche

secondarie, oppure dipendenti o anche subordinate).

Le dipendenti del periodo preso in esame sono:


"allorché da studente cambiai alloggio"
… e
"perché le avevo coperte di date".


La principale che esprime il fatto centrale ed è il centro del periodo, ha significato autonomo. Essa è "Una volta dovetti far tappezzare a mie spese le pareti della stanza".


Rispetto a questa le due proposizioni secondarie sono delle ESPANSIONI, perché esprimono FATTI COLLATERALI E SECONDARI, in qualche modo connessi con il fatto o la sitazione idealmente posti in posizione centrale, espresso dalla principale.

Anche nel periodo quindi, oltre che nella frase, esiste una struttura ordinata, per cui le frasi sono ordinate e collegate fra loro da rapporti di dipendenza "sintattica".

SINTASSI appunto si chiama lo studio delle relazioni che le parole hanno nella frase.

La SINTASSI DEL PERIODO studia i rapporti e le relazioni fra proposizioni principali e secondarie.

***
*

Schema esplicativo:

PRINCIPALE
Una volta dovetti far tappezzare a mie spese le pareti della stanza

allorché da studente cambiai d’alloggio
= proposizione espansione frase secondaria temporale


perché le avevo coperte di date
= proposizione espansione frase secondaria causale

Nota:
le SECONDARIE ( o DIPENDENTI, o SUBORDINATE ) sono ESPANSIONI introdotte da CONGIUNZIONI SUBORDINATE.

***
*

6) IL VALORE E LA FUNZIONE DELLE PAROLE:

E’ paradossalmente arduo dare una definizione di quel che chiamiamo ‘parola‘.

**
*

Si potrebbe dire che è quell' insieme di suoni legati fra loro dal SENSO
complessivo e dalla FUNZIONE che hanno nel contesto del discorso.



Per esempio la parola MELA è costituita dalla sequenza dei fonemi (lettere dell'alfabeto come si pronunziano): ‘ m - e - l – a ’ .


Questi suoni, pronunciati in questo ordine, indicano quel particolare frutto così chiamato: ne sono, insomma, il SIGNIFICANTE.


Il "FONEMA" è l'unità minima fonetica, cioè ogni singolo suono di una lingua, indicato con determinate "lettere" (grafemi, dal greco = scrivo).
Ogni lingua alfabetica ha dei fonemi e dei grafemi particolari.


Vi sono parole che hanno un senso compiuto e altre che servono solo per indicare una FUNZIONE, ossia i rapporti fra le varie "parole" (MONEMI), come dei semplici cartellini segnaletici che suggeriscono al lettore un certo ' modo ' per interpretare le parole che seguono.

Prendiamo l'articolo (DETERMINANTE GRAMMATICALE) ‘ il '.
Si tratta di una parola senza un senso preciso.
Serve solo ad indicare e DETERMINARE la parola che segue. Quando dico 'il giardino', la paroletta 'il' serve per farci intendere che ‘il’ --GIARDINO-- da essa indicato non è ' un qualunque giardino', ma uno certo, determinato, distinto da altri.
E' diverso dire 'il giardino del sultano' da … "ho visto un bel giardino".
In questa ultima frase si vuole indicare in modo 'indeterminato' e vago 'un' giardino, perciò si usa il determinante " UN " (articolo ‘indeterminativo’). Queste 'parolette', e cioè gli 'articoli' (determinanti grammaticali) servono per indirizzare genericamente il SENSO di un'altra parola, restringendo o allargando il 'campo semantico e logico' di un termine .

Consideriamo ora la seguente frase:
‘l'automobile di Anna Maria è nuova’.

La paroletta 'di' indica un rapporto di appartenenza, in particolare l'appartenenza dell'automobile, che è 'di Anna Maria'.
Questa paroletta indica una FUNZIONE : 'Anna Maria' è in funzione di 'automobile.
Le PREPOSIZIONI perciò sono dette FUNZIONALI (o INDICATORI DI FUNZIONE).
Si è già osservato che ad un Gruppo Preposizionale (ESPANSIONE \ 'complemento') corrisponde, fatta la dovuta trasformazione, a una FRASE SUBORDINATA.
Le FRASI SUBORDINATE sono introdotte da CONGIUNZIONI SUBORDINANTI.
Le congiunzioni, quindi, sono anch'esse INDICATORI DI FUNZIONE.

Ad esempio:
non riuscii a scrivere la poesia ……… per mancanza d'ispirazione
proposizione principale espansione causale

non riuscii a scrivere la poesia …… perché mi mancava l'ispirazione
proposizione principale frase espansione causale
subordinata


Nel primo caso si ha una FRASE SEMPLICE.
Nel secondo una FRASE COMPLESSA.

FRASE COMPLESSA= Fs (PRINCIPALE) + X =SUBORDINATA


L'unione tra Fs e X è resa possibile dal
FUNZIONALE (CONGIUNZIONE SUBORDINATIVA)

Le CONGIUNZIONI COORDINATIVE uniscono frasi semplici tra loro, formando FARSI COMPOSTE.
Ad esempio:
Luigi parla +
Luigi cammina=
Luigi parla e cammina

FRASE COMPOSTA= Fs + Fs ( + Fs…..)


Esistono altre parole, poi, che hanno un SENSO AUTONOMO, come: albero, cielo, strada.

Questi monemi indicano un oggetto reale, una persona o un'idea astratta, un concetto.

Si tratta di NOMI e sostantivi.
Possiamo chiamarli NOMINALI .

I 'PRONOMI' possono 'sostituirli'.
Sono anch’essi dei NOMINALI.

Ad esempio:
Catullo vide Clodia e la salutò.

Gli AGGETTIVI sono monemi che si aggiungono ai NOMINALI (NOMI) per precisarne il SENSO.

Sono DETERMINATI LESSICALI, o LESSEMI MODIFICANTI in quanto apportano una modifica, una precisazione ad un nominale.

Il cielo può essere coperto, nuvoloso, celeste, arancione, 'azzurro', lontano….

Sono anche delle

ESPANSIONI,

come i 'complementi' , perché dirigono, fanno 'espandere' in una direzione il senso d'un nominale.

Un cane può essere ‘bello, feroce, mansueto’.

Può anche essere …: ‘di tipo belga, di Mario, da guardia' ….

Classificando le parole in base al loro valore e alla loro 'funzione' si è giunti a considerare le cosiddette PARTI DEL DISCORSO, che, per accennarle soltanto, sono le seguenti:

ARTICOLO = NOME = PRONOME = AGGETTIVO = VERBO

… parti variabili, in quanto al LESSEMA (TEMA - RADICE) possiamo aggiungere dei MORFEMI (prefissi e suffissi) determinando ' genere, numero, tempo e modo', come ad una 'base' stereofonica possiamo aggiungere diversi accessori per ottenere sofisticati 'effetti'.

**

AVVERBIO = PREPOSIZIONE = CONGIUNZIONE INTERIEZIONE

… parti invariabili, perché non sono ' modificabili' con aggiunte di prefissi e suffissi.
Possono, al massimo, agglutinarsi - o fondersi - con un'altra parola.

Ad esempio:
DETERMINANTE.+ FUNZIONE.GRAMMATICALE.= DETERMINANTE FUNZIONALE - DI + IL = DEL …. Le PARTI VARIABILI sono suscettibili, quindi, di 'modificazioni '.
In tal caso si parla di FLESSIONE per AGGETTIVI , NOMI , PRONOMI , e ARTICOLI.

Per i VERBI si parla di CONIUGAZIONE .
NOME :
a. – nome -lup-o (sing. M.)- lup-a (sing. F.) - lup-i (pl. M.) - lup-e (pl. F.):
b. – aggettivo - buon-o (sing. M.) - buon-a (sing. F.) - buon-i (pl. M.) - buon-e
(pl. F.).

c. – verbo :

pronome
singolare
pronome
Plurale

IO CANT- O NOI CANT- ATE
TU CANT- I VOI CANT- IAMO
EGLI CANT- A ESSI CANT-ANO

6 ) INVERSIONE DELLA FRASE :

la frase "il treno arriva" può presentarsi anche nella forma
arriva il treno

Diciamo allora che la frase ha subito una

TRASFORMAZIONE INVERSIONE (T.inv.)

Questa nuova 'struttura' (disposizione delle parole)
si ottiene ponendo il SOGGETTO dopo il predicato.


Es. a) cadono le foglie (GV + GN) / da : le foglie cadono (GN + GV).
Es. b) è arrivato mio zio (GV + GN) / da : mio zio è arrivato (GN + GV).

***
*

Questa struttura, che è meglio usare solo se nelle frasi è presente solo il GNI (soggetto), a mano che non si usi un ANACOLUTO (come prima detto), è FREQUENTE NELLE FRASI INTERROGATIVE .

Ad esempio …. : è necessaria questa spesa ? (GV + GN). ….
La struttura 'normale' (GN + GV) è detta 'DIRETTA'.


6. LA COORDINAZIONE :



7) LA 'SOMMA' DELLE FRASI: si pensi ad un periodo di questo tipo:

Lucio studia.
Lucio è diligente.

Sommando le due frasi ELIMINIAMO LA RIPETIZIONE DEL SOGGETTO ed otteniamo una FRASE COMPOSTA: ….

Lucio studia ed è diligente.


Abbiamo COORDINATO le due FRASI o PROPOSIZIONI PRINCIPALI.

Chiamiamo …. PRINCIPALI le due frasi perché possono essere separate da una forte pausa (' punto' o 'punti e virgola') e quindi sono AUTONOME.

La congiunzione che coordina le due frasi è la ‘ e ‘ , che fa parte delle CONGIUNZIONI COORDINATIVE .



8) SI TENGA PRESENTE IL SEGUENTE SPECCHIETTO:

a) FRASE SEMPLICE …. :
GN + GV=(D+N) + V +(GN2) =
D + N + V + D + N

***
*

b) FRASE COMPOSTA :
SOMMA PER COORDINAZIONE DI
DUE O PIÙ' FRASI SEMPLICI.

= Fs+Fs = (GN + GV) + ….


c) FRASE COMPLESSA:

unione di una \ o più \ Fs 'principale\i' con una \ o più \ 'subordinata\e'.

L'unione avviene per mezzo di
FUNZIONALI SUBORDINANTI
o CONGIUNZIONI SUBORDINATIVE = Fs + X (+ X + …. ) .


X è il simbolo della espansione frase subordinata o dipendente


- Catullo scrive poesie ………………………. FRASE SEMPLICE


- Catullo è un poeta ………………………… FRASE SEMPLICE



- Catullo scrive poesie ed è un poeta ………….. FRASE COMPOSTA


- Catullo è un poeta e scrive poesie ……….….. FRASE COMPOSTA


- Catullo scrive poesie perché è un poeta …… FRASE COMPLESSA

- Catullo è un poeta perché scrive poesie …... FRASE COMPLESSA


Così sono complesse le frasi del tipo …

Catullo è un poeta quando \ se scrive poesie

= una proposizione principale unita ad una subordinata da una
congiunzione ( funzionale) subordinativa .


Le FRASI COMPOSTE e COMPLESSE hanno ALMENO DUE PREDICATI.


Es. a) Paul e John cantano.

Es. b) Paul scrive le parole e John compone la musica.



SOLO la SECONDA FRASE è' COMPOSTA, perché HA DUE PREDICATI (VERBALI, in questo caso). La prima frase è SEMPLICE perché LA CONGIUNZIONE unisce non DUE FRASI ma DUE NOMI. Il verbo della frase è uno ("cantano"), quindi la FRASE è UNA SOLA.
Sarebbe una frase SEMPLICE ANCHE SE DICESSIMO:

Paul, cantante dei beatles, e John, appartenente allo stesso "gruppo", cantano?
"Cantante" è participio presente.

Come "appartenente".
Quindi le due ESPANSIONI FRASI in cui si trovano i participi possono considerarsi RELATIVI (cantante = che canta - appartenete = che appartiene).

La frase, invece:

Paul giovane di Liverpool, e John, suo concittadino, cantano

- è SEMPLICE, perché "giovane" e "concittadino" sono due ESPANSIONI che fungono da apposizione/attributo.
Non sono verbi.
Quindi, le ESPANSIONI rendono complessa la frase solo se sono a loro volta dei VERBALI.

"Cantante" e "appartenente" possono anche essere considerati "participi sostantivati". In questo caso, sarebbe SEMPLICE ANCHE LA PRIMA FRASE ANALIZZATA.

Ma il fatto che almeno uno dei due participi possa essere "trasformato" ci consiglia di considerarla COMPLESSA.


9)
GLI " ALBERI " o STEMMI
(PHRASE MARKERS = INDICATORI DI FRASE) :

Esaminiamo queste due frasi.
a) Paolo e Maria leggono (GN + GN + GV) = Fs (frase semplice)
b) Marco studia ed è diligente (GN + GV + GV) (il 2° GV è V Aus. + P. vo
(“Predicativo = Nome del Predicato”)
= *’predicato nominale’) = Frase composta.
Schema n. 6
_________________Frase semplice (a)

GN GV


N F N V
Paolo e Maria leggono

_________________ Frase composta (b )



GN GV
N
G V2



V F V determinante o

modificante nominale

Marco studia ed è diligente
Nella frase (b) analizzata nel phraso marker (= indicatore di frase, perché rende visibile la struttura delle frasi e i rapporti logici grammaticali intercorrenti fra le "parole" ) il GV contiene due verbi:

un Predicato Verbale propriamente detto e un Determinante (o Modificante) Nominale, come si propone di denominarlo, chiamato anche ‘predicato nominale’.


Nella frase (a) la congiunzione (F=funzionale) ‘ e ’ lega due NOMI, che formano così un soggetto unico, composto.
Nella frase (b) la congiunzione ‘ e ’ lega due VERBI, quindi potenzialmente due FRASI, poiché due verbi indicano la presenza di due frasi, coordinate fra loro: risulta un verbo unico, ma COMPOSTO e DOPPIO.


9) LA SUBORDINAZIONE: la FRASE COMPLESSA:


Osserviamo il seguente enunciato:


mentre osservavo le stelle, non mi accorgevo di un gruppo di amici che passava .


Si tratta di una frase complessa, formata da tre enunciati, fusi o uniti tra loro:

- Mentre osservavo le stelle
- Non mi accorgevo di un gruppo di amici
- che passava


I concetti espressi dai tre enunciati sono collegati fra loro. Diciamo dunque che in una frase COMPLESSA ogni enunciato è rappresentato e sostenuto dal verbo, così che nel su interno l’insieme degli enunciati si relazioni in un rapporto di subordinazione alla frase principale.

La PREPOSIZIONE PRINCIPALE è detta anche "Reggente" perché è NECESSARIA per la completezza della frase intera. La SUBORDINATA è detta anche "Dipendente", perché si appoggia alla principale o da essa dipende (è una sua ESPANSIONE FRASE).

Se infatti dicessimo:
mentre osservavo le stelle
(Espansione Frase Temporale),

fermandoci qui, non avremmo una frase di senso compiuto: si tratta di una frase subordinata che si "appoggia" alla principale e la colloca in un determinato spazio temporale.

La Frase Principale (che se fosse sola sarebbe una Frase Semplice) è:

non mi accorgevo di un gruppo di amici …

Questa Frase Semplice (da sola) ha un SENSO COMPIUTO , e potrebbe stare anche da sola , senza l'altra ESPANSIONE FRASE che l'accompagna e l'arricchisce.

IL RAPPORTO DI SUBORDINAZIONE è stabilito da INDICATORI DI FUNZIONE GRAMMATICALE (congiunzioni subordinate).

Le CONGIUNZIONI SUBORDINATIVE, come si è già accennato, hanno quindi una funzione diversa da quelle COORDINATIVE.

Se dico, infatti:


piove - e - sono triste


I due concetti formano una FRASE COMPOSTA. ……Se dico, invece……


sono triste - perché- piove


I due enunciati formano una FRASE COMPLESSA, perché l'enunciato "perché piove" dipende dall'enunciato sono triste : è una ESPANSIONE, una ESPANSIONE FRASE, una proposizione subordinata (x) .

L'Indicatore di funzione che unisce questi due enunciati è, quindi, un SUBORDINATORE.



Prendiamo due enunciati: cammino…. sto bene….
Posso coordinare i due enunciati: …cammino e sto bene…


Formando così una frase composta.


Posso inoltre, introducendo un subordinatore, formare una
FRASE COMPLESSA,
in cui un enunciato (frase, proposizione) dipenda dall'altro in rapporti diversi (di fine, di causa, di tempo, etc…).


- cammino per stare bene/ mangio affinché stia bene/ mangio perché sto bene/ mangio quando sto bene….

LE FRASI SUBORDINATE, QUINDI, INTRODUCONO UN'IDEA CHE CONDIZIONA ARRICCHISCE, SPIEGA QUELLA DELLA FRASE PRINCIPALE.

§§
§


Schema n. 7 FRASE COMPLESSA



Fs = PRINCIPALE o reggente
FRASE X = ESPANSIONE
FRASE SUBORDINATA



GN F GV

GN V
N
V
V
(io) leggo affinché (io) impari
“ “ per “ imparare
frase espansione finale_________________________
“ leggo perché “ imparo
“ “ giacché “ “
“ “ siccome “ “
frase espansione causale________________________
“ “ quando “ imparo
“ “ finché “ “ \ i
frase espansione temporale______________________
“ “ tanto \ così da “ imparare
“ “ in modo tale che “ impari
frase espansione consecutiva____________________
“ “ se “ imparo
“ “ a patto che “ impari
frase espansione condizionale___________________


Chiamando ‘X’ la frase espansione condizionale possiamo scrivere la seguente formula:



Frase complessa =GN+GV+X(+X+X…)



Nota:

la ‘frase espansione‘ può essere implicita se ha il verbo all’infinito, al participio o al gerundio, esplicita se ha invece il verbo all’indicativo, al congiuntivo o al condizionale.



SINTASSI DEL PERIODO:


LA FRASE SEMPLICE (Fs) può essere rappresentata con la formula :

Fs = GN + G V

Il GN è un insieme di parole che si appoggiano alla ‘parola centro’, a quella che indica il ‘protagonista’ della frase, il ‘soggetto’, mentre il GV è un insieme di parole che dipendono dal verbo.


Per esempio:

il cappotto di Antonino è molto bello

GN ESP V +Modificante Nominale
GN GV




La FRASE COMPLESSA è invece costituita da un enunciato principale e da uno dipendente (o subordinato), che rappresenteremo con una ' X '.

Ripetiamo la 'formula' della F. COMPLESSA = Fs + X.

Ricaviamone una frase complessa:


. . . . il portiere si lanciò sull'avversario per fermarlo

F complessa … … = ( Fs ) + ( . . X )


GN = il portiere
GV = si lanciò sull'avversario

Fs = GN + GV


Per fermarlo: frase espansione finale implicita

_ per = indicatore di funzione
_ fermare = verbale
_ lo = (quello) = GN = nominale

. . . . . e ancora:

• oggi non esco perché piove.
_ io = GN
_ oggi non esco = X (frase principale negativa)
_ perché piove = espansione frase causale esplicita (subordinata)

Nota: la SUBORDINATA può anche trovarsi prima della principale:
. . . quando piove, mi sento triste . . .



Frase complessa = X + GN + GV


**
*

Talora la FRASE ESPANSIONE SUBORDINATA
si trova inserita fra GN e GV:


. . . l'attore, per essere più chiaro, ripeté la battuta . . .


F. compl. = GN + X + GV

§§
§


RIASSUMENDO :


Abbiamo tre tipi fondamentali di frase:



a) frase semplice: è detta anche 'indipendente', perché ha senso compiuto
Fs = GN + GV = . . . Luigi legge . . .

b) frase composta: è formata da più frasi semplici fra loro coordinate.
Fc = GN + GV + FUNZ. + GN + GV = . . . Luigi scrive e legge . . .

c) frase complessa: è formata da una proposizione principale (Fs) e
da una espansione frase ( proposizione subordinata ).




Fc = GN + GV + X = . . . Mara legge il giornale mentre Luigi dipinge . . .
Fc = X + GN + GV = . . . Mentre Luigi dipinge, Mara legge il giornale . . .
Fc = GN + X + GV = . . . Mara, mentre Luigi dipinge, legge il giornale . . .



I tipi più frequenti di SUBORDINATE
(FRASE ESPANSIONE)
sono i seguenti:


FRASE ESPANSIONE SOGGETTIVA, FINALE, CAUSALE,, CONCESSIVA, TEMPORALE, INTERROGATIVA, CONSECUTIVA, CONDIZIONALE, COMPARATIVA, RELATIVA.


In genere la FRASE ESPANSIONE SUBORDINATA prende il nome dalla congiunzione indicatore di funzione (FUNZIONALE ) che la introduce.


§

§

§

§

§


**
*



LE TRASFORMAZIONI :



scriviamo una frase semplice:



…. Gli uomini amano la giustizia ….

È' una frase "DICHIARATIVA".
Enuncia un fatto che può essere o non essere vero e tuttavia viene presentato come un dato di fatto.

In questa FRASE BASE, frase di partenza, possiamo applicare le seguenti TRASFORMAZIONI:




INTERROGATIVA (NEGATIVA)
* DICHIARATIVA
ESCLAMATIVA (PASSIVA)
o ESPOSITIVA
IMPERATIVA (ENFATICA)





Lo specchietto indica che posso rendere la frase base:





* Interrogativa: Gli uomini amano la giustizia?
* Esclamativa: Gli uomini amano la giustizia!
* Imperativa: Gli uomini amino la giustizia!- Uomini! Amate la giustizia!




Ognuna di queste "trasformazioni" può essere resa:


** negativa:
*** Gli uomini non amano la giustizia.
(Forse che ) gli uomini non amano la giustizia?
gli uomini non amano la giustizia!
gli uomini non amino la giustizia! (uomini! Non amate la
giustizia!)


… *** passiva:

*** la giustizia non è amata (oppure: è amata) dagli uomini
(forse che) la giustizia è amata (o: non è amata) dagli uomini ?
La giustizia non (o: è) è amata dagli uomini !
La giustizia non sia (o: sia) amata dagli uomini !



…. *** enfatica:

**** la giustizia, gli uomini la amano ( o: non la amano )
la giustizia, la amano gli uomini? ( o: non la amano gli uomini?)
la giustizia, gli uomini non la amano! (o:la amano!)
la giustizia, la (o:non la) amino gli uomini!







****
*


Quindi le trasformazioni ‘interrogativa, esclamativa e imperativa’ operano su di una frase\base dichiarativa. A queste poi si aggiungono, con innumerevoli combinazioni possibili, le trasformazioni ‘negativa, passiva e enfatica’.



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***
Grosseto, gennaio / marzo 2006

Febbraio 2009 _____




Gennaro di Jacovo

§
§§

Gennaro di Jacovo
Gennarino di Iacovo
Eskaton
Ksantmo
Pan

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§§ §
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§§

ecogramma
ecogrammatica
ekogramma
ekogrammatika

by
Ksantmo Ksant Homo Ksantomo

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§
§§
ecogrammatica
ekogrammatika
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ecogramma
ekogramma
§

...

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grammatica ecologica
ecologia grammaticale
§§
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Gramkartaut
Grammatica
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Grosseto
gennaio \ marzo 2006 2009



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4 korr


Gennaro di Jacovo



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Nuova Grammatica Contestuale
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Narrativa e versi
antologia di
ekogramm@
Autore:
Gennaro di Jacovo


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ecogrammatica
ecogramma
ekogrammatika
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Letture antologiche: narrativa

Letture antologiche: versi

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Wikio

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Katanews

Ksantmo
in Economia ...


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1. LA LINGUA COME STRUMENTO DI COMUNICAZIONE:



Fra le caratteristiche comuni agli uomini di tutte le regioni della Terra, troviamo l' uso della lingua e del linguaggio come strumento di comunicazione.

La lingua parlata, il linguaggio o ‘parole’, è presente ovunque, mentre la lingua scritta, la ‘langue’, è codificata e attestata solo in certi tipi e stadi di cultura.



Con la nascita dell’alfabeto, o comunque di qualche sistema di scrittura che inizialmente dobbiamo immaginare quale un sistema di segni che imitassero e raffigurassero oggetti o metafore di concetti e idee, ha inizio quella che si chiama ordinariamente epoca letteraria o storica, e che ricopre una fase sensibilmente breve della permanenza dell’uomo sulla terra.
Va osservato anche che ogni animale, ogni oggetto dell’universo ha un suo modo di parlare, un suo linguaggio e forse addirittura un suo limitato alphabeto, ma l’uomo per fretta e superficialità quasi sempre ignora queste silenziose espressioni di linguaggi lontani, che a volte si fanno suoni veri e propri, come quelli degli animali, ben più intelligenti e sapienti di quanto si creda.

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Occorre rispetto e amore per ogni linguaggio, altrimenti anche il nostro, che forse è il più complesso e artefatto proprio perché esprime un mondo interiore più lacerato e conflittuale, risulterà così vario, astruso e incomprensibile un giorno, come avvenne a Babele, che non riusciremo più non solo a capirci, ma neppure a intuire quale lingua parliamo.

Gli animali, contrariamente a quanto si pensa, hanno un sistema di comunicazione efficace, vario ed unico per tutti gli individui di qualsiasi contrada e paese della Terra.

In pratica hanno realizzato da sempre un vecchio sogno dell’uomo, quello della unificazione dei codici linguistici e del superamento della differenziazione linguistica.

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Quando l’uomo fu creato, immagina Dante, un grande poeta ma soprattutto un grande linguista, espresse la sua prima parola.

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Gridò la sua riconoscenza a Dio, il suo ‘fattore’.

Unire un significato astratto, la riconoscenza, ad un suono foneticamente articolato, il significante, arbitrariamente espresso, volontariamente e intenzionalmente formulato, volle dire creare l’elemento minimo complesso della lingua parlata, la parola.

E questo si ripeterà sempre, ogni volta che un essere emetterà un segno a cui attribuirà un senso e un significato.
Accadrebbe anche se fosse cieco e muto.
Non per nulla quella che chiamiamo letteratura è stata creata da un cieco che forse neppure conosceva alfabeti.


La mente, Mnemosyne e le sue figlie, le Muse, sono esse stesse alfabeto, poesia e oceano di idee, conoscenze e segni, che poi questi siano scritti i disegnati, è cosa probabilmente di un qualche interesse solo contingente.
Cfr: Gramatikus


Riguarda la storia, le biblioteche, la letteratura e i libri, e qualsiasi altro mezzo più o meno apparentemente innovativo, che occupano solo l’ultimissima parte della vicenda umana, quella visibilmente caratterizzata anche dalla enorme e quasi sempre univoca e monopolare influenza dell’uomo sul contesto naturale esterno.
Cfr: Bibliothekargos



Successivamente all’atto primigenio e archetipico del parlare, che si pone in un tempo al di fuori del tempo e che quindi è quasi scoperto e creato da ogni parlante quando inizi ad usare il linguaggio, una volta formato un insieme cospicuo di parole d’ogni tipo, è stato necessario formare un determinato lessico, una qualche sintassi e grammatica.
Cfr: Comesque


Tutto questo solo da poche migliaia di anni si è trasformato in codice linguistico normativo e lessicale, in testi scritti in varie forme, in vocabolari, grammatiche e sintassi, in biblioteche e da poco in altri sistemi di scrittura digitale e computerizzata.

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Le intuizioni di Sausurre e Chomsky, comunque, attuali e geniali, erano già in Platone e Dante, di cui si preferisce ricordare le parti più appariscenti della dottrina poetica e filosofica, e non quegli aspetti della vita legati all’amore per la libertà e la dignità personali.
Cfr: Gramatik


Entrambe furono privati della libertà, furono l’uno schiavo e l’altro esule, ma non si privarono mai della loro libertà della mente, della loro capacità intellettuale, della loro intelligenza.
Questa era la loro Firenze e la loro Atene.
La loro 

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2. ALTRI SISTEMI DI COMUNICAZIONE USATI DAGLI UOMINI:
La funzione centrale e principale di una lingua è quella di trasmettere informazioni, cioè di svolgere una FUNZIONE COMUNICATIVA.
Cfr: Bibliotheka Maris Prkten
Antologia e riferimenti alla Narrativa
Tarrakkond
Imarrkord
Argos


Gli uomini però possono comunicare anche per mezzo di altri segni linguistici: i gesti, le fumate degli indiani d'America, i tamtam delle tribù primitive, i cartelli della segnaletica stradale, le espressioni del volto etc…
In linea di massima si può dire che qualsiai segno a cui si attribuisca un significato comprensibile può entrare a far parte di un sistema di segni suscettibile di un ordinanento convenzionale formando quindi un codice, con un lessico ed una sintassi, delimitato ad un gruppo di individui.


Quel gruppo che deliberatamente, ‘arbitrariamente’, ossia con un preciso atto basato sulla conoscenza e sulla convenienza, lo elegge, lo crea. lo forma e trasforma.


Un inguaribile economista potrebbe parlare di una sorta di ‘contratto informatico’, o comunicativo, di tipo linguistico.


E’ un contratto senza testo scritto né compromesso, paradossalmente da rispettare a cose fatte, con la creazione di ‘codici’ lessicale e grammaticali che nascono quando il linguaggio è già divenuto lingua scritta, magari letteratura, e necessita di una sistematicità normativa.


Questa, una volta affermate le sue regole e la natura dell’errore, sorgente in qualche caso dell’evoluzione linguistica ma anche limite, confine e fine delle competenze linguistiche, una volta stabilito il modo corretto dell’uso della lingua immancabilmente ne rappresenta anche in qualche modo un argine e freno alla ulteriore sempre imprevedibile trasformazione.



3. LA DOPPIA ARTICOLAZIONE DEL LINGUAGGIO:

Il linguaggio è una associazione di segni fonici o grafici significanti univocamente combinati con i relativi significati (idee - oggetti): un “insieme", insomma, del tutto "arbitrario" di simboli convenzionali ad ognuno dei quali viene associato un preciso campo di significati.

Simboli e significati mutano, nascono e muoiono, come tutte le altre cose.

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Come ogni oggetto, come ogni essere vivente, le parole hanno un loro corso vitale, nel quale è difficile anche riconoscere e distinguere la nascita dalla morte, tanto che spesso lessemi e fonemi ritenuti ‘estinti’ e abbandonati, gettati quasi nel dimenticatoio come un umile rifiuto, rinascono, rivivono e si riaffermano nel dominio linguistico, come risorti.


Questo ricorrente anche se misconosciuto fenomeno ci indica e ci insegna che in effetti non esistono in assoluto persone, cose e lingue morte, ossia nullificate e in eterno assenti e spente, perché esse, come gli uomini, rivivono nei figli, dormono apparentemente nel loro oblio e si risvegliano nell’uso e nella memoria affettiva.

Tutto quello che è veramente importante, è come un seme sotto la neve e la terra, quasi ignorato e dimenticato ma pronto a farsi pianta e fruttificare.

Quello che invece è già scoria e spazzatura, può rivivere e rinascere, essere rigenerato, come fa la Natura sempre con tutti, ed è sempre davanti a noi, in piena visibilità.


Prendiamo il messaggio " DIVIETO DI SOSTA ".

Possiamo dividerlo in tre " parti ", ognuna delle quali può essere usata in altre occasioni:

- divieto-…di sorpasso
/ il libro…-di- Luigi
/ ho fatto una lunga …- sosta -.

Inoltre uno qualsiasi di questi "segni" linguistici può essere a sua volta diviso: diviet-o; questa forma di divisione del linguaggio in unità successive fornite di significato è detta PRIMA ARTICOLAZIONE DEL LINGUAGGIO.

Ma ognuna delle unità individuate nella PRIMA ARTICOLAZIONE può essere divisa in unità più piccole PRIVE DI SIGNIFICATO.

Per esempio: "sosta" è formata da 5 unità: s-o-s-t-a, ossia da 5 FONEMI, ognuno dei quali fa distinguere questo segno da altri come p-osta, s-e--sta, so–r-ta, sos-i-a,. Questa è la SECONDA ARTICOLAZIONE DEL LINGUAGGIO, con cui dividiamo le unità significative nei singoli suoni che la compongono.



L'ATTO DELLA COMUNICAZIONE:

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Molteplici sono, come si è accennato, i tipi di comunicazione, ma noi ora ci interesseremo in prevalenza della comunicazione di tipo linguistico.

Perché avvenga una comunicazione linguistica è indispensabile la presenza di una persona che parli o che scriva, innanzitutto, che sarà l' EMITTENTE, o mittente, o trasmittente, ossia la fonte stessa dell’atto linguistico, il creatore del messaggio con un grado più o meno alto di intenzionalità e di volontarietà, in quanto nei diversi tipi di letteratura possiamo rilevare in chi si fa autore la presenza più o meno vistosa di una personalità ispiratrice condizionante o di una qualche committenza umana o divina.


Quello che questa persona ‘autore’ dice o scrive sarà il MESSAGGIO o DISCORSO.

La persona a cui il messaggio è destinato sarà il DESTINATARIO, o RICEVENTE.

Perché vi sia "comprensione", bisogna che la lingua usata di chi parla (o scrive, o telefona, o comunque trasmette) sia conosciuta da chi ascolta o legge.
Si deve perciò usare un CODICE (il complesso di "segnali" le"parole"
di un linguaggio o d'una lingua) comune.

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La COMUNICAZIONE, una volta per così dire attivata dalla emissine di un messaggio da parte del mittente, può essere ostacolata da vari fattori (rumori; scarsa attenzione del DESTINATARIO o RICEVENTE; una precisa volontà di non entrare in comunicazione da parte del destinatario).

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Naturalmente la filosofia del linguaggio, più che la grammatica, studia ed esamina queste modalità che chiamerei glottosofiche, poiché riguardano la conoscenza, la sapienza della e sulla lingua.


Schema 1 :
RUMORI (esempio: la lontananza;
il chiasso nell'ambiente.)
MITTENTE ... SEGNALE ... CANALE ... RICETTORE … MESSAGGIO

(la persona che (emissione (vibrazioni (apparato uditivo (articolazione
parla - scrive) di suoni ) acustiche) di chi ascolta) di significati)


CODICE (la lingua parlata, come si-
stema di simboli, nei quali ad
ogni SIGNIFICANTE -suono/segno-
corrisponde un SIGNIFICATO –
concetto / idea _________________)

*** ***
DESTINATARIO
( la persona che riceve il MESSAGGIO
e trasforma i SIGNIFICANTI in
SIGNIFICATI - concetti / idea ___ )


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Lo Schema 1 è riportato in G. BARBIERI, Le strutture della nostra lingua, La Nuova Italia, FI 1972, pag. 9.
A. MARCHESE in Didattica dell'Italiano e strutturalismo linguistico, Principato, Mi 1973, pagg. 23 segg., riporta il seguente schema, proposto da R. JACOBSON (Saggi di linguistica generale, Feltrinelli, 1966, p. 185):



CONTESTO
MESSAGGIO
*** MITTENTE DESTINATARIO
CONTATTO
CODICE


A questi FATTORI della comunicazione, corrispondono le seguenti
FUNZIONI del linguaggio, ossia diverse finalità d'uso del linguaggio:

INFORMATIVA
POETICA
EMOTIVA O ESPRESSIVA
CONATIVA
FàTICA
METALINGUISTICA


5) LA FUNZIONE DELLA LINGUA:
quando una persona rivolge il discorso ad un'altra, utilizza il linguaggio per diversi fini.

Per esempio:

"Mio fratello ha terminato il servizio militare e torna a casa questa sera"….. "Mi fa piacere questo, sono d'accordo"……
"Vieni questa sera a casa nostra”.


Chiamiamo "a", "b" e "c" rispettivamente le tre frasi.:

"a" informa d’un fatto avvenuto e d'un altro prossimo ad avverarsi; "b" reagisce esprimendo un parere personale;
"c" esprime un invito, una esortazione.


Possiamo dire che ogni frase svolge una FUNZIONE tipica del linguaggio.

***
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Le ‘ FUNZIONI ’ della lingua sono:

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1) INFORMATIVA, o ‘referenziale’, tipica del discorso storico e scientifico: "informa";

2) ESPRESSIVA, esprime contenuti ‘soggettivi’ e personali, non fatti e dati informativi. Tipica del linguaggio dei "poeti" e di chiunque voglia comunicare emozioni, sensazioni, sentimenti, stati d’animo;

3) CONATIVA o imperativa, sollecita gli altri a compiere determinate azioni. Tipica del linguaggio giuridico, "profetico", moraleggiante. Ve ne sono altre due, più specifiche e adatte a particolarissime situazioni:

4) FàTICA, per sollecitare l'attenzione di chi ascolta: “mi sono spiegato?” – “Va bene?” – “Pronto!?" (al telefono…);

5) METALINGUISTICA, quando il discorso riguarda (come ora) la lingua stessa, la definizione delle parole: è il linguaggio delle "grammatiche" e dei vocabolari.
Infine, v'è una specialissima funzione, propria di chi tende a concentrare la comunicazione e l'espressione sulla "forma" dell'enunciato, sul fattore STILE. E' la funzione:

6) POETICA, tipica della poesia, , ossia arte e ispirazione.
CLASSIFICAZIONE DEI FONEMI USATI IN ITALIANO:



SCHEMA 2

POSIZIONE DELLE LABBRA

Distese a arrotondate
è ò
e o
i u
anteriori posteriori


LE VOCALI:

Quando pronunciamo le vocali, vibrano le corde vocali.
La diversità dei suoni dipende dalla posizione della lingua nella bocca o dalla forma delle labbra.
Per le vocali i , è ( e chiusa) ed è ( e aperta ) viene tenuta più alta la parte anteriore della lingua. Per a, la lingua resta distesa.
Per ò ( o aperta ), o (o chiusa ) ed u, viene tenuta più alta la parte posteriore della lingua .

Quanto alle labbra, esse sono arrotondate per la pronuncia della ò , e della u - sono in posizione intermedia per la a e sono distese per la è ,la e e la i .


LE CONSONANTI:

Si dividono in SORDE e SONORE.

Sono " SONORE " quelle che si pronunciano con vibrazione delle corde vocali : B; D; G; V; S (sonora); Z (sonora ); G ( palatale ); M; N; GN; L; GL (palatale ): R.

Sono " SORDE " quelle che non comportano vibrazione delle corde vocali: P; T; C ( velare ); S; (sorda ); Z; ( sorda ); C; ( palatale ); SC; ( palatale ).

Oppure, in relazione al LUOGO di articolazione, si dividono in:
LABIALI : P; B; M (bilabiali ) - F; V ( labiodentali).
DENTALI : T; D; N; L; R; S; Z;.

PALATALI : C; palatale ( c + e/i); G; palatale (g + e/i); SC; palatale (sc + e/i) GL; palatale (gl + i; gli + a , e, o, u) ; GN; palatale (gn + a, e, i, o ,u).
VELARI : C; velare (c +a, o, u - c+ consonante; ch + e ,i; Q; (u) +a, e, i, o).
Infine, secondo il MODO di articolazione, si dividono in:
OCCLUSIVE: p; b; m; (bilabiali) - f; v (labiodentali) - t; d (dentali) - c; g (velari).
AFFRICATE: z (dentale) - c, g (palatali).
SIBILANTI: s, z (dentali) – gl (palatale).
FRICATIVE: F,V (LABIODENTALI).
LIQUIDE: r, l (dentale) – g l (palatale).
NASALI: m (bilabiale) – n (dentale) – gn (palatale).



Nota:

la " h " è solo un "grafema", cioè un segno grafico, e non un fonema, ossia un suono vero e proprio. Distingue i suoni velari ‘ c ’ e ‘ g ’ davanti ad ‘ e ’ ed ‘ i ’ .

Suono velare .. : casa, gatto - china, ghisa.
suono palatale : cena, gesso - Cina, Gino.


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DIVISIONE IN SILLABE:


Ogni sillaba contiene almeno una vocale.
Una parola può essere, in base al numero delle sillabe:


- monosillaba…………………….una sillaba (re, bar, per, di, a, da)
- bisillaba………………………...due sillabe (mon - te; ar –t e)
- trisillaba……………………...tre sillabe (pe – co - ra; r e – gi - na)
- quadrisillaba……quattro sillabe (vo - g a - to -re; a – ma – to - re;)
- polisillaba……………... più di 4 sillabe (in – ve – sti- - ga – to - re )



NORME PER LA DIVISIONE IN SILLABE:

Ogni consonante FA SILLABA CON LA VOCALE CHE SEGUE.
Per esempio: ma - re;
Le consonanti doppie si dividono: gat –t o; car - ro.

Quando si hanno gruppi di consonanti, la prima fa parte della sillaba che precede, le altre della sillaba che segue: con – so – nan - te.
Fanno eccezione i gruppi di consonanti con cui può cominciare una parola: ..…. ma –e – stro; stro –fa ; ri -splen - de - re; splen - den – te.


DITTONGHI:

I gruppi di vocali fanno DITTONGO quando si pronunciano con una sola emissione di voce:

UO - mo; VIE - ni; AU - to.

Quando si pronunciano separatamente, si ha uno IATO:
spi - a - re; le – o - ne.


DITTONGO = i \ u + VOCALE:

Uno IATO si forma anche fra a, e, o + u \ i quando ‘u’ oppure ‘i’ sono accentate: pa-ù-ra; vì-a; e nei DERIVATI DI TALI PAROLE: pa-u-ro-so.


7) L'ACCENTO: quando si pronuncia una parola, si mette in rilievo una sillaba. Questa intonazione più energica è detta ACCENTO.


In base all'accento le parole sono:



TRONCHE : accento sull'ultima sillaba: ....... virtù

PIANE : accento sulla penultima sillaba ... vedére

SDRUCCIOLE : accento sulla terzultima sillaba .... àlbero

BISDRUCCIOLE : accento sulla quartultima sillaba ... òrdinano





In genere l' ACCENTO si segna solo SULLE TRONCHE e sui seguenti MONOSILIABI:



è, né, sé, sì, di', dà, là, lì',

per distinguerli dagli o m o g r a f i
( omografo: che si scrive nello stesso m o d o ) : e, ne, se, si, da, di, li, la..



8) L'ENUNCIATO O PERIODO:


1. Tuo padre dice che partirà alle tre. Vado con lui.
2. Tuo padre dice che partirà alle tre.
3. Vado con lui.


n.. 1.= DISCORSO; N. 2. e 3.= ENUNCIATI o periodi.


4. Che caldo fa qui dentro! Non si potrebbe aprire un poco la finestra?
5. Che caldo fa qui dentro!
6. Non si potrebbe aprire un poco la finestra?


La frase n. 4 è un DISCORSO; le n.5. e 6. sono ENUNCIATI o periodi.
I segmenti in cui si può suddividere un discorso ( 1. e 3. ), secondo i criteri dell' INTONAZIONE e della possibilità di inserire una pausa tra un segmento e un altro, si possono chiamare ENUNCIATI o PERIODI ( 2..- 3.- 5. e 6.).

9) L'INTONAZIONE:
i tipi dell' INTONAZIONE sono tre: affermazione, esclamazione e domanda. Nelle frasi 2.. e 3. ‘cade’ alla fine dell'enunciato ed esprime affermazione. Nella 5. indica esclamazione. Nella 4. interrogazione o domanda. Nelle frasi 2.. e 3. troveremo un punto fermo : ‘ . ’ - a fine enunciato; nella 5. un punto esclamativo; ‘ ! ’ -; nella 6..un punto interrogativo; ‘ ? ’ - .
I segni d'interpunzione ( . /punto; , /virgola; ; /punto e virgola; : /due punti; ….) sono simbolo grafici che servono ad indicare pause e diverse intonazioni a proposizioni e periodi.

Il PUNTO segna una pausa marcata e separa due periodi o due proposizioni:

… ‘Ei fu. Siccome immobile …’


La VIRGOLA indica una breve pausa e può essere usata:

a.per isolare un vocativo: "Stai tranquillo, Luigi, verrò appena è possibile"; b. per isolare un'apposizione con aggettivi e complementi: ‘Dante, il grande poeta fiorentino, fu esiliato’;
c. per dividere due enunciati: ‘E' vero, non partì’; d. per separare le parole in un elenco (enumerazione): ‘l'aria era limpida, chiara, fresca’.
Il PUNTO E VIRGOLA indica una pausa più lunga, rispetto a quella indicata dalla virgola, fra due frasi che si vogliono unire tra loro.
Segna perciò una pausa APERTA nel contesto dello stesso periodo e della stessa proposizione: ‘la situazione era difficile; per questo decisi di rimanere’.
I DUE PUNTI indicano che il periodo che segue spiega quello precedente. Possono precedere una enumerazione, un elenco. Sono d'obbligo per introdurre un DISCORSO DIRETTO ( riportato fra "virgolette").
Per es.: ‘ Giuseppe si alzò e disse: "Tranquillizzati, sistemerò tutto!" ’.

DEFINIZIONE DELL'ENUNCIATO:
l' enunciato è un segmento di un discorso, contrassegnato da una particolare INTONAZIONE e seguito ( nonché preceduto ) da una PAUSA prolungabile.

10) IL DISCORSO, quindi, si divide in ENUNCIATI .
Questi in PAROLE o ‘MONEMI ' .
Queste si dividono in morfemi come: LUP - o; GATT – o
che sono le UNITA' GRAMMATICALI MINIME .
(Giovanna BARBIERI, op. cit.)


1). Con ……………………… un morfema = parola monomorfemica
2). Caten-a …………………… due morfemi = " polimorfemica
3). Con-caten-are …………… tre " = " " "
4). Con-caten-at-o…………….. quattro " = " " "


Più precisamente una parola si divide in queste parti :

prendiamo = parola o monema di nove grafemi (lettere) o fonemi (suoni)
- prend = monema radice, LESSEMA (parte significante) o morfema lessicale.

- iamo = monema grammaticale ('desinenza’ o ‘terminazione’, in certi casi) oppure MORFEMA GRAMMATICALE, ossia INDICATORE della 'forma' della PAROLA: maschile, femminile, singolare, plurale, persona per il verbo, in questo caso.

Quindi per le parole, o MONEMI, soggette a variabilità nella parte finale, si riconoscono più parti. Una - centrale - indica significato.

Le altre- finali, indicano il genere, il numero, in certe lingue il CASO, o, per i verbi, il numero e la persona .

Questi sono ‘morfemi’ , e mutano la ‘FORMA’ (SIGNIFICANTE), non la 'SOSTANZA' ( SIGNIFICATO).

Sono il 'vestito', o la ' maschera' delle parole.

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*

I MORFEMI anteposti, ossia situati all'inizio del monema, prima del LESSEMA, sono dei prefissi. (particelle 'messe prima del tema’ ).
Per esempio: con - catenare ; per - correre ... .


IL MORFEMA LESSICALE comune, ossia il LESSEMA, portatore del SIGNICATO BASE, rappresenta la parte - il nucleo - della parola
( monema ) che resta dopo aver tolto prefissi e suffissi ( morfemi grammaticali ), ed è la RADICE della parola (talora coincide con il TEMA, in casi particolari ).
I MORFEMI aggiunti alla radice si dicono 'suffissi' con termine generico . Per esempio:

Corr-
Ent-
-e-
Mente

Radice
e tema

Morfema
lessicale
o
lessema

Morfema
Vocale
Gramm.le.

marca Eufonica
Morferma gramm.le

Marca \ desinenza



Schema 3

PER
CORR
ERE


PREFISSO

o monema
grammaticale

Morferma


(greco:morphè ... forma)


RADICE o monema lessicale

lessema (=greco semàino ... significo; * lèksis ... discorso)


SUFFISSO

o monema
grammaticale


Morfema

( morphè ... forma)


11) LE DESINENZE :

I morfemi- suffissi contribuiscono, come si diceva prima, a DIFFERENZIARE
le CATEGORIE grammaticali : NUMERO – TEMPO - PERSONA - MODO e GENERE.


nota:
... se il SUFFISSO si unisce direttamente alla RADICE (lessema) , la parola può dirsi PRIMITIVA .

Se si unisce alla radice dopo un altro suffisso ( moferma grammaticale ), la parola si dice DERIVATA .

Per le osservazioni su "lessemi", "morfemi grammaticali”, ”morfemi lessicali" e "monemi" vedi: A. MARTINET, Elementi di linguistica generale, Universale, Laterza, Bari 1977, 1.9 pag. 23 e 4..20 pag. 137 e: A. MARCHESE - A. SARTORI, Il segno il senso - Grammatica Moderna della lingua italiana, Principato Editore MI 1975, pag. 33 .




12 * I SINTAGMI O GRUPPI - NOMINALI / VERBALI E
PREPOSIZIONALI :



In un ENUNCIATO possiamo chiamare "SINTAGMA” (greco syntàksis ... composizione, cfr. syntàsso ... dispongo in ordine syntàksis ... sintassi, disposizione ordinata, in linguistica vale:messa in ordine metodica degli elementi d'un lingua)oppure “GRUPPO” NOMINALE (GN) ogni agglomerato (gruppo) di parole formato dall’ ARTICOLO (o DETERMINANTE) + NOME, dall’ARTICOLO + AGGETTIVO + NOME, oppure ARTICOLO + NOME + AGGETTIVO (DETERMINANTE o MODIFICANTE), o dal solo NOME (GN).


Possiamo chiamare SINTAGMA o GRUPPO VERBALE ogni gruppo di parole formato dal VERBO + ARTICOLO + NOME, dal VERBO + GRUPPO NOMINALE o PREPOSIZIONALE oppure infine dal solo VERBO (GV).


- il pioppo
- il verde pioppo
- il pioppo verde

determinante \ nominale
- determinante \ modificante \ nominale
- determinante \ nominale \ modificante


* il modificante in questo caso è ‘lessicale’, poiché modifica proprio in senso lessicale, apportando una direzione precisa al significato del nome.


chiameremo SINTAGMI I GRUPPI DI PAROLE, COLLEGATE DAL
SENSO E DISPOSTE SECONDO LE REGOLE DELLO STILE, che
trovano nel VERBO il loro “nucleo logico, sintattico e semantico
centrale” .



F. s. = GN + GV = A(D) + N + V + A(D ) +N

***
*

I contadini ............... = GN (=A+N)
Abbattono un pioppo ........ = GV (=V+GN2) = (V+A(D)+N)
Abbattono .................. = VERBO (VERBALE)
Un pioppo ................. = GN2 (=A(D)+N)


GN1 = i contadini = "soggetto" - GN2 =un pioppo = "complemento oggetto".



Schema N. 4 :

Phrase marker = indicatore di frase

F


GN1
GV

D
N V GN2
D N
i contadini abbattono un pioppo
DET. NOME VERBO DET NOME

ART. NOMINALE ART. NOM.LE
G.N.1 _ _ VERBO GN2____


DET.(ART) + NOME VERBO + DET(ART) + NOME


FRASE SEMPLICE

Chiameremo SINTAGMA o GRUPPO PREPOSIZIONALE quell’insieme di parole, collegate dal senso e concordanti fra loro, che siano rette da una preposizione.
In pratica un ‘complemento indiretto’.



Tale sintagma o gruppo ‘preposizionale risulta formato da:
PREPOSIZIONE (FUNZIONALE) + GN e rappresenta una ESPANSIONE, poiché amplia e arricchisce la presenza “semantica” di un monema

(parola: nome, verbo, aggettivo-modificante) nella frase).


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Nota bibliografica:

Per tutte queste definizioni vedi: G. DEVOTO, Avviamento alla etimologia italiana, Dizionari Le Monnier e: J. DUBOIS - M. GIACOMO - LOUIS GUESPIN - C. MARCELLESI - J.P.NEVEL , Dizionario di linguistica - Ed. Zanichelli.
E ancora, per la parte sulla grammatica trasformazionale: F. VANOYE, Usi della lingua, Manuale di italiano per le Scuole Medie Superiori, Società Editrice. Internazionale TORINO
.



Per gli insegnanti, sono utili:

E.Cavallini Bernacchi, L'insegnamento della lingua, Il punto emme edizioni , Milano -
N. Chomsky, Le strutture della sintassi, Universale Laterza., Bari
Gennaro di Jacovo, Grammatica contestuale, Estetica contestuale, linguistica contestuale, Wikibooks



Utili sono i volumi di G. MOUNIN:

Guida alla linguistica, Guida alla semantica e Storia della linguistica (2 voll.), tutti della UE Feltrinelli (n. 626 - 713 e 576/635 della collana ), nonché Didattica dell'Italiano e Strutturalismo linguistico, di A. MARCHESE, Principato).


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Schema 5:
Phrase maker ( con GP = ESP )
F


GN1 GV


D N V GP


P GN2


D N


un uomo corre per la strada

qui il GN 1 è il SOGGETTO – il GN 2 è il GRUPPO NOMINALE che, con la PREPOSIZIONE, forma il GRUPPO PREPOSIZIONALE (C0MPLEMENTO DI MOTO PER LUOGO).

Nota: gli AVVERBI. Possono avere la stessa funzione dei GP: ad esempio:

il treno correva a gran velocità
GN V GP
______ GP = prep\agg\nome
= funzionale\modificante\ nome
____________________ ___________ _______________
GN GV

Nella frase possiamo SOSTITUIRE il GP “a gran velocità” con l’avverbio “velocemente”.
Le preposizioni, con le congiunzioni e il pronome relativo, possono chiamarsi
funzionali, o indicatori di funzione,
perché collegano, mettono in relazione, indicandone appunto la ‘funzione’,
GN con un verbo o GN con GP

( preposizione) o GN, GP e frasi tra loro (congiunzione).

Il pronome relativo funge da “raccordo” fra sintagma predicativo principale ed una subordinata.


I nomi rientrano nella categoria dei nominali,
i verbi in quella dei verbali.



Gli articoli appartengono alla categoria dei determinanti o determinativi.

Aggettivi e avverbi a quella dei modificanti, perché modificano, precisano il senso di un nominale o di un verbale.


I verbi essere e avere ausiliari, i verbi servili e fraseologici sono modalità perché precisano un rapporto logico fra GN 1 / 2 e modificante nominale (nome del predicato) o fra GN 1 / 2 e verbale.



****
*


Seconda parte



1) La subordinazione: l’aggettivo.



Esaminiamo la frase: un grande albero fu abbattuto
GN GV





un frondoso albero fu abbattuto
GN GV



‘grande’ e ‘frondoso’
sono espansioni, ovvero subordinati o dipendenti concettualmente di ‘un albero’, che è il centro del GN, infatti possiamo eliminare questi due aggettivi o attributi, che sono determinanti o modificanti lessicali, mentre gli articoli sono determinanti grammaticali poiché accompagnano il nominale collocandolo grammaticalmente, senza modificare il significato, senza turbare la struttura della frase.



2) La subordinazione: sintagmi ‘centro’ e sintagmi ‘subordinati’.



Esaminiamo la frase:
Un aereo incredibilmente grande volava a velocità supersonica
__ ___ ____________ _____ _____ __________________
DG N D(M) DL V GP
___________________________ _______________________

Gruppo Nominale ___ Gruppo Verbale
Frase semplice


‘Incredibilmente’ è subordinato di ‘grande’, determinante lessicale, che a sua volta è subordinato di ‘aereo’.

… …
La funzione di questi ‘subordinati’ è quella di arricchire e completare il senso della parola a cui si riferiscono, allargandone, “espandendone” il campo semantico, oppure indirizzandole e precisandolo in determinate direzioni.



Se diciamo:
un aereo di linea


il GP ‘di linea’ è subordinato del GN ‘un aereo’: è una sua ‘espansione’, perché ne delimita, ne precisa, ne espande il significato in una direzione determinata.

L’intensità semantica del GP ‘di linea’ si dirige sul GN ‘un aereo’.
Avverbi, aggettivi, gruppi preposizionali sono perciò dei subordinati, delle espansioni dei GN, dei verbali, dei determinanti lessicali(aggettivi).
Ossia: avverbi, aggettivi e GP sono espansioni, subordinati di GN, oppure di verbi e di aggettivi (verbali e modificanti).

3) Il soggetto: in un enunciato può essere posto un GN il cui nome è legato al verbo nel numero e nella persona. Tale nome, se si tratta di un nome, perché può essere un monema appartenente ad altre categorie, un aggettivo, un verbo,, un avverbio, un articolo e così via, è il soggetto del verbo.
Si parla del sintagma che chiamiamo ‘gruppo nominale 1’ (GN1). Di solito mettiamo in italiano questo gruppo prima del verbo, ossia rendiamo una parola protagonista della frase e la leghiamo al verbo.

In taluni casi, come nell’ anacoluto ( dal greco senza collegamento ) , in cui il GN2 (il complemento oggetto comunemente detto) precede il GN1 (soggetto), che però riafferma la sua natura di

‘ protagonista ’

riagganciandosi con un pronome (nominale sostitutivo) al GN2.

Ad esempio:
… Coloro che tramontano (GN2), io li (pronome = nominale sostitutivo)
amo con tutto il mio amore: perché passano all'altra riva … …

( F. NIETZSCHE, Also sprach Zarathustra, Adelphi a.c. G. Colli, pag. 244 ) .

In questa frase il GN1 (=soggetto) è il pronome personale ‘io’.
Un pronome sostituisce un nome, ed è quindi un nominale sostitutivo.

La frase è una trasformazione della frase complessa:

Sono Zarathustra ed amo … coloro che tramontano … con tutto il mio amore … perché passano all'altra riva ( perché passano all’altra riva = frase subordinata – ESPANSIONE FRASE CAUSALE).

Il pronome relativo (indicatore di funzione) " CHE " collega due frasi subordinandone una:
quelli tramontano
quelli passano all'altra riva
Zarathustra ama
Io sono Zarathustra



Io amo quelli …. amo quelli che passano …. all'altra riva.
…. Amo quelli che tramontano …. Perché passano all’altra riva .
“ PERCHE’ ” è ‘CONGIUNZIONE’.
Indica una funzione causale.

E' un INDICATORE DI FUNZIONE e come tutte le "congiunzioni" subordinative, INTRODUCE UNA SUBORDINATA ( la ESPANSIONE FRASE corrisponde ad una ESPANSIONE "complemento" , ma CONTIENE - in più - UN VERBO ) .




Le ESPANSIONI COMPEMENTO sono introdotte da funzionali preposizioni e sono Gruppi Preposizionali .


Le ESPANSIONI FRASE sono introdotte da
CONGIUNZIONI SUBORDINATIVE.


Le altre congiunzioni - quelle coordinative - servono a collegare tra loro frasi semplici (indipendenti, primarie, principali) o frasi\espansione (subordinate).

Tornando alla frase:

un cane salta un fosso….

GN1 GV
D+N


V GN2


D+N

**

§

§

§

“ un cane “ è SOGGETTO.

Il significato della parola " cane ” è il
"protagonista" della frase, che fa da
“ teatro contestuale ”.


Proviamo a dire:
un fosso salta un cane ….

Suona strano ed assurdo.
Ma non in un contesto diverso.
In una fiaba, sarebbe "possibile". Non nella vita quotidiana.

*** In latino, o in greco si può mettere il GN2 (compl.oggetto)
prima del verbo.

Perché i casi permettevano di conservare il senso complessivo e lo dirigevano logicamente nella frase.
In latino posso dire:



Lupus hominem est / hominem lupus est / est hominem lupus.




Sarà sempre il lupo a nutrirsi, in questo tipo di indicazione.
(Fs=Frase semplice=GN+GV).

‘Est’, in latino, vale anche ‘divora, mangia’, non solo ‘è, esiste …’.

Era l’accusativo ‘hominem’ che diceva ai ‘latini’ quale dei due significati dare al verbo, in questo caso.

Il soggetto compie l'azione …. Questa non è una affermazione giusta.


Se dico: ….
L'uomo è mangiato dal lupo

- comprendo che "l'uomo" non compie, anzi, è "vittima" dell'altrui azione.



Sia permesso qui osservare che la retorica delle pecore ‘miti’, dei lupi ‘cattivi’ e dell’uomo sempre ‘vittima’, ma molto bene armata, ha portato in realtà all’estinzione del lupo, animale nobile, intelligente e socialmente elevato, nonché capace di linguaggio, ed al proliferare indiscriminato degli ovini e degli umani, frenato con sistemi che non è comunque da ‘homo gramaticus’ spiegare, anche per evitarne l’uòteriore diffusione.


**

§

§

§

§

§


*
Se dico: Don Abbondio è vile - Don. A. "compie".
Se dico: Don Abbondio fu minacciato - Don. A. non è "attore" del senso dell'azione. Lo è solo "grammaticalmente".

E' il protagonista , la "parola" (Nome proprio, qui), messa in rilievo, proposta dall'attenzione dell'ascoltatore/lettore/RICEVENTE (destinatario del MESSAGGIO).

§
§§


Quindi diremo che il GNI (SOGGETTO, secondo la tradizione tassonomica grammaticale) è quella parola che viene MESSA IN RISALTO, in evidenza, quale PROTAGONISTA della frase ( ...’teatro contestuale’ ), e che concorda con il verbo.
Cfr: Gramkartaut
Ksantomo
Gramkartaut su Wikio
Ksantmo


§§
§


Questo, ove il soggetto sia espresso.
Ossia quando la frase non sia imperniata su un verbo, o un'espressione, IMPERSONALE (piove …. è giusto fare così …. ) oppure quando il soggetto non sia sottinteso.

2) Le frasi: possiamo dividere ogni enunciato (periodo e discorso fra due punti) in parti corrispondenti ciascuna ad un GRUPPO VERBALE accompagnato da sintagmi (GRUPPI) NOMINALI e PREPOSIZIONALI SUBORDINATI (dipendenti) e comunque legati ad esso.


§

3) Chiamiamo FRASE ognuna di queste parti.

LE FRASI sono unite da

CONGIUNZIONI COORDINANTI

( INDICATORI DI FUNZIONE COORDINATA ), se unisco frasi semplici fra loro: di notte dormo e sogno (= due frasi semplici unite, coordinate = FRASE COMPOSTA…. ) o

SUBORDINANTI


se unisco uno o più SUBORDINATE (dipendenti, secondarie) a una FRASE SEMPLICE CHE FA DA REGGENTE / PRINCIPALE / INDIPENDENTE / PRIMARIA …. di notte dormo e sogno …. ‘Perché amo riposarmi pensando’.

“ Perché ” è un "indicatore di funzione", introduce una subordinata che arricchisce il "senso" della PRINCIPALE (di notte dormo) coordinata con l'altra frase semplice (anche "principale", ma aggiunta)….’e sogno’.


Le frasi sono unite da congiunzioni e separate da brevi pause segnate con virgole, in genere.

***

Nota:

**
* Sono molto usate nel linguaggio parlato le “FRASI A SCHEMA MINORITARIO"
(ossia a schema abbreviato, perché s'intuiscono gli elementi sottintesi già precedentemente pronunciati o facilmente ricostruibili):… "pronto!…." - " al diavolo!…" - "povero me!" - (enunciati derivanti da trasformazioni esclamative di : ‘io sono pronto’….etc). Oppure: "Dove vai?" - "a Scuola !" (enunciati usati nelle risposte, ove si sottintendono gli elementi intuibili).

Anche i titoli, i cartelli pubblicitari, le insegne sono "a schema minoritario": ‘più facile, sarà difficile’… ‘così bianco che più bianco non si può’… ‘chi vespa mangia le mele’.
Così anche per enunciati emessi in momenti di fretta o di concitazione… "quella sciagurata!!…" …"un serpente!…"… et cetera.



4) COORDINAZIONE E SUBORDINAZIONE : Le frasi possono essere unite fra loro dunque dalle CONGIUNZIONI, per ‘polisindeto’ o da segni di punteggiatura, per ‘asindeto’.
Ad esempio:…’noi studiamo e voi giocate’; ‘noi studiamo. Voi giocate’.


LE CONGIUNZIONI (funzionali) COORDINANTI uniscono anche, oltre a frasi, GRUPPI NOMINALI E PREPOSIZIONALI.

Ad esempio….: ‘ho incontrato Carlo e suo fratello’ … ‘ non ho visto né tuo padre né tua madre’.


Le congiunzioni COORDINANTI o COORDINATIVE principali sono le:


- Copulative….: e, anche, pure; né; neanche, neppure, nemmeno.
- Disgiuntive…: o, oppure, ovvero.
- Avversative…: ma, però, anzi, invece, pure, peraltro, tuttavia.
- Dimostrative o dichiarative…..: cioè, infatti, difatti.
- Conclusive…: dunque, pertanto, perciò, quindi, sicché.
- Correlative…: e….e; sia…sia; tanto…. Quanto; così…. Come;


Occorre ricordare che : queste congiunzioni uniscono solo frasi o proposizioni principali , quando uniscono delle frasi.

Osserviamo ora quest'altra frase:
‘non uscimmo di casa per la pioggia’.

Il GRUPPO PREPOSIZIONALE "per la pioggia" è un "subordinato", una ESPANSIONE che "arricchisce" il senso della enunciato-base:


"( noi ) non uscimmo "
“di casa " è complemento di moto da luogo, ‘espansione’ del verbo.



Al posto dell'espansione "per la pioggia" possiamo immaginare una frase intera, che sarà anch'essa in un

RAPPORTO DI SUBORDINAZIONE

rispetto all'enunciato - base (o centrale).


In questo caso AVREMO UNA ESPANSIONE FORMATA NON DA UN SEMPLICE AVVERBIO o AGGETTIVO o GP, MA DA UNA FRASE VERA E PROPRIA, che chiameremo


PROPOSIZIONE SUBORDINATA ( ESPANSIONE frase )


***
*

La frase da cui dipende si chiamerà PROPOSIZIONE
PRINCIPALE o reggente, o in qualunque altro modo equisemantico



La frase : non uscimmo di casa per la pioggia…
(GRUPPO PREPOSIZIONALE \ COMPLEMENTO DI CAUSA)


Diventa : non uscimmo di casa perché pioveva
(ESPANSIONE FRASE CAUSALE)




Del GP (complemento) "per la pioggia"


Un altro esempio: …

Mario si alzò nonostante la febbre
GN ________________
N V ____GP ____




GV


Il GP "nonostante la febbre" può essere sostituito con una frase SUBORDINATA, previa l'aggiunta d'un VERBO:

Mario si alzò, nonostante la febbre …

Mario si alzò, sebbene avesse la febbre

MARIO SI ALZO' : proposizione principale \ frase semplice.
SEBBENE AVESSE LA FEBBRE: proposizione subordinata alla principale / Concessiva.

Il complesso della due frasi è una FRASE COMPLESSA ( = periodo).


**
*

Nota :

le FRASI o PROPOSIZIONI SUBORDINATE sono introdotte da parole "invariabili", senza indicare morfematici di genere, numero, tempo, modo e persona, che chiamiamo
CONGIUNZIONI SOBORDINATIVE

(indicatori di funzione subordinata), in quanto subordinano una frase, indicano un suo rapporto di

DIPENDENZA DA UN'ALTRA.

Le principali congiunzioni subordinative sono:
Finali……………...: affinché, acciocché, che, perché, per.

Consecutive……….: tanto da, talmente da, tanto che, cosicché, sicché.

Casuali…………….: perché, giacché, che, siccome.

Temporali……….…: quando, che, allorquando, finché, mentre, allorché,
dacché.
***
*

Concessive…….…...: sebbene, nonostante, benché, quantunque, allorché.

Dichiarative………..: che, di.

Interrogative e Dubitative: che, se, perché, quando, come.

Modali……………..: come, siccome, quasi, comunque.

Eccettuativa………..: fuorché

Comparativa……….: come, siccome, piuttosto che, più che, tanto che.


**
*



TERZA PARTE


A. LA PRODUZIONE LINGUISTICA:

1. LA FRASE E SUOI ELEMENTI:
quali sono gli elementi INDISPENSABILI per costruire una FRASE ?
Non basta mettere delle parole "insieme" per comporre una frase. Risulta perciò evidente che NON sono frasi le seguenti successioni di parole:
dico sette cani che lepri ricorrono le…zampino gatta la va tanto lascia lo ladro ci al che



PER COMPORRE UNA FRASE CHE ABBIA SENSO COMPIUTO O ALMENO VEROSIMILE, O CHE COMUNQUE "SIGNIFICHI QUALCOSA", ANCHE A LIVELLO FANTASIOSO E IMMAGIANARIO, DEBBO COMBINARE LE PAROLE IN UNA DETERMINATA REALAZIONE, in un determinato ORDINE fra di loro, in modo che ne risulti un SENSO da un lato STILISTICAMENTE ACCETTABILE e dall’altro semanticamente e logicamente COMPRENSIBILE.


Perché si verifichi questa data condizione, è necessario che in una FRASE trovino posto ALMENO DUE ELEMENTI INDISPENSABILI,

il SOGGETTO \ GN(1) \ GRUPPO NOMINALE UNO \
ed il VERBO \ GRUPPO VERBALE (predicato VERBALE).


2 .SOGGETTO E PREDICATO: per definire questi due elementi consideriamo le seguenti frasi:


a. Luigi e Maddalena hanno letto su una rivista una poesia interessante.
b. I poeti, che strane creature, ogni volta che parlano è una truffa.


Le parole sottolineate sono, per ordine di successione,


SOGGETTO e PREDICATO VERBALE.
GN1 (Gruppo o sintagma nominale Uno e Verbo).

***
*

Del SOGGETTO, si è già detto che è quella parola qualsivoglia che indica il "protagonista" della frase: sia uomo, essere animato, cosa, concetto o altro.

IL PREDICATO è un'espressione VERBALE.
Nella frase: ‘a..’ è costituito dall'espressione "hanno letto".
Nella : ‘b.’ da "parlano".
La frase ‘b.’ (Francesco de Gregori - Le storie di ieri) contiene anche un anacoluto.

E' una trasformazione di :

ogni volta che i poeti parlano è una truffa:
quando i poeti parlano \ i pocti sono strane creature.


I pocti parlano - dicono parole / i poeti sono "strane creature"
le parole (di proprietà - di invenzione) dei poeti sono una truffa.


Si tratta di una FRASE COMPLESSA.


In questa frase, invece:

L'Italia è una repubblica


Il verbo (VR) ESSERE appare UNITO ad un NOME.
Chiamiamo l'espressione " è una repubblica " PREDICATO NOMINALE.


" E' ” (classica 3^ Pers.Sing.pres.Ind. - voce del verbo essere )
in questa frase qu è "copula", ossia "unione, legame” , senza un suo proprio e preciso significato o valore semantico
(come i verbi, detti appunto servili, potere, dovere, volere etc.).

"Una repubblica" è il
NOME DEL PREDICATO.


Lo stesso sarebbe se dicessimo:

l'Italia è bella.

E' = copula; bella = nome del predicato.
E' bella = predicato nominale, che meglio dovremmo chiamare:

modificante nominale.

***
*

Se invece dico:
l'Italia è "in crisi", uso il verbo ESSERE con il significato di trovarsi , essere situato/a:
l'Italia si trova in una seria crisi economica
Quindi il VERBO ESSERE può essere "copula" e reggere un predicato nominale, oppure verbo con il senso di "esistere, trovarsi, esser situato, situata", e di conseguenza unirsi ad un GP (complemento).

Il soggetto, quindi, è l'elemento che esprime la persona, il concetto,
la cosa messa in risalto.

Nella frase attiva spesso indica chi "compie" un'azione : Luigi legge.
Ma non sempre:

Luigi prese il raffreddore
o:
Matteo non partì


Luigi e Matteo, più che agire in senso prorpio, subiscono, vivono uno stato o un evento dinamico e non compiono una azione consapevole.

Nella frase passiva il soggetto finisce col subire l'azione.


Ad esempio:

Catullo fu abbandonato da Lesbia.


Ma nella frase:
Euridice fu rimpianta da Orfeo ….

Il piano grammaticale dice come "Euridice" subisca, mentre il senso ci fa intendere come Orfeo agisca spinto dalla costrizione e dal dolore.


Quindi per la "grammatica" in sé e per sé sono corrette ambedue le seguenti frasi:
a. l’uomo paziente mangia la cicoria
b. l'agnello feroce mangia il lupo


… Però per la frase:
a. siamo nella "normalità", mentre per la frase:
b. b. siamo sul piano dell'irreale, dell'incredibile.

**
*

Sono i piani del realismo e dell'assurdo,
dell'eccezionale e del quotidiano.


Quindi nelle definizioni, ma anche ordinariamente in qualsiasi sede, non dobbiamo mai confondere involontariamente e senza un motivo valido il "senso" con lo "stile".

**
*
Il soggetto (la parola in primo piano, " protagonista contestuale ") può essere accompagnato dal predicato nominale, in questo caso gli si attribuisce una qualità, uno stato particolare d'essere e di esistere.


* *
Il predicato ha la funzione di dire,
di enunciare qualcosa del soggetto.

5) STRUTTURA DELLA FRASE: vediamo ora di individuare la STRUTTURA della FRASE, cioè di verificare la come nella frase SI RISPECCHI IL MODO PROPRIO CON CUI IL PENSIERO SI ORGANIZZA E SI OBIETTIVA NEL FATTO DEL LINGUAGGIO.


6) Esaminiamo la frase:

il gatto di Luigi è bello.

Nella "struttura della frase" si può scoprire qualcosa che va al di là di una semplice successione di parole.
Nel contesto del discorso le parole sono prodotte a gruppi di due, tre, quattro, e più.
Fra questi gruppi esiste un legame particolare, determinato nel SENSO che VOGLIAMO dare alla frase.
Questi gruppi che si formano spontaneamente nella nostra mente e che sono collegati del SENSO sono:

"il gatto " - “di Luigi" - “è bello”.

Infatti l' ARTICOLO (DETERMINANTE GRAMMATICALE) si riferisce come un dito puntato alla parola - "gatto".

La PREPOSIZIONE (INDICATORE DI FUNZIONE) "di" è legata al nome "Luigi".

Il verbo (qui: copula) si lega all'aggettivo (DETERMINANTE LESSICALE o "modificante") "bello", formando un PREDICATO NOMINALE o modificante nominale (=VERBO ESSERE ((copula)) + nome del predicato ((nominale/determinante lessicale)) In definitiva il ‘predicato nominale’ può essere chiamato anche

gruppo verbale modificante … oppure
modificante nominale.


Si possono indicare i rapporti di dipendenza con questo sistema:

il gatto di Luigi è bello


GN GP GMN



GN (+GP) + GV



Fs

Questi GRUPPI DI PAROLE collegate dal SENSO si chiamano GRUPPI o SINTAGMI.
I sintagmi nominale e preposizionale - "il gatto" - "di Luigi" - sono collegati fra loro formando un sintagma PIU' GRANDE: "il gatto di Luigi" (GN+GP). Inoltre il sintagma o ‘gruppo verbale modificante nominale’ "è bello" si lega al grande sintagma (o GN+GP) "il gatto di Luigi", formando un unico blocco, cioè una frase.


Possiamo a questo punto stabilire di chiamare il sintagma più grande "il gatto di Luigi" GRUPPO NOMINALE (GN), in quanto le parole che lo compongono ruotano intorno al nome " gatto ".

***
*

Il sintagma verbale può indicarsi come gruppo verbale (GV), perché è costituito da una forma verbale , a cui si può aggiungere un elemento nominale.
Una FRASE è quindi composta da un GN e da un GV, come si può vedere dalla seguente formula:


Fs = GN + GV = Fs = frase semplice



4) STRUTTURA DEL PERIODO:
Esaminiamo ora quell' insieme di frasi che è il periodo.

Scriviamo un periodo:


" Una volta, allorchè da studente cambiai di alloggio, dovetti far tappezzare
a mie spese le pareti della stanza perché le avevo coperte di date "
( Italo Svevo )

Un periodo è composto di proposizioni (tutte contraddistinte da un soggettetto e da un predicato) fra loro collegate e che quindi, per intenderne la STRUTTURA, deve essere selezionato nelle varie proposizioni (o FRASI) che lo costituiscono..

**
*

Queste proposizioni non sono tutte dello stesso valore.

Alcune sono autonome, nel loro significato ( le principali ) e le altre sono dipendenti da quella autonoma, perché da sole non hanno un senso compiuto si chiamano anche

secondarie, oppure dipendenti o anche subordinate).

Le dipendenti del periodo preso in esame sono:


"allorché da studente cambiai alloggio"
… e
"perché le avevo coperte di date".


La principale che esprime il fatto centrale ed è il centro del periodo, ha significato autonomo. Essa è "Una volta dovetti far tappezzare a mie spese le pareti della stanza".


Rispetto a questa le due proposizioni secondarie sono delle ESPANSIONI, perché esprimono FATTI COLLATERALI E SECONDARI, in qualche modo connessi con il fatto o la sitazione idealmente posti in posizione centrale, espresso dalla principale.

Anche nel periodo quindi, oltre che nella frase, esiste una struttura ordinata, per cui le frasi sono ordinate e collegate fra loro da rapporti di dipendenza "sintattica".

SINTASSI appunto si chiama lo studio delle relazioni che le parole hanno nella frase.

La SINTASSI DEL PERIODO studia i rapporti e le relazioni fra proposizioni principali e secondarie.

***
*

Schema esplicativo:

PRINCIPALE
Una volta dovetti far tappezzare a mie spese le pareti della stanza

allorché da studente cambiai d’alloggio
= proposizione espansione frase secondaria temporale


perché le avevo coperte di date
= proposizione espansione frase secondaria causale

Nota:
le SECONDARIE ( o DIPENDENTI, o SUBORDINATE ) sono ESPANSIONI introdotte da CONGIUNZIONI SUBORDINATE.

***
*

6) IL VALORE E LA FUNZIONE DELLE PAROLE:

E’ paradossalmente arduo dare una definizione di quel che chiamiamo ‘parola‘.

**
*

Si potrebbe dire che è quell' insieme di suoni legati fra loro dal SENSO
complessivo e dalla FUNZIONE che hanno nel contesto del discorso.



Per esempio la parola MELA è costituita dalla sequenza dei fonemi (lettere dell'alfabeto come si pronunziano): ‘ m - e - l – a ’ .


Questi suoni, pronunciati in questo ordine, indicano quel particolare frutto così chiamato: ne sono, insomma, il SIGNIFICANTE.


Il "FONEMA" è l'unità minima fonetica, cioè ogni singolo suono di una lingua, indicato con determinate "lettere" (grafemi, dal greco = scrivo).
Ogni lingua alfabetica ha dei fonemi e dei grafemi particolari.


Vi sono parole che hanno un senso compiuto e altre che servono solo per indicare una FUNZIONE, ossia i rapporti fra le varie "parole" (MONEMI), come dei semplici cartellini segnaletici che suggeriscono al lettore un certo ' modo ' per interpretare le parole che seguono.

Prendiamo l'articolo (DETERMINANTE GRAMMATICALE) ‘ il '.
Si tratta di una parola senza un senso preciso.
Serve solo ad indicare e DETERMINARE la parola che segue. Quando dico 'il giardino', la paroletta 'il' serve per farci intendere che ‘il’ --GIARDINO-- da essa indicato non è ' un qualunque giardino', ma uno certo, determinato, distinto da altri.
E' diverso dire 'il giardino del sultano' da … "ho visto un bel giardino".
In questa ultima frase si vuole indicare in modo 'indeterminato' e vago 'un' giardino, perciò si usa il determinante " UN " (articolo ‘indeterminativo’). Queste 'parolette', e cioè gli 'articoli' (determinanti grammaticali) servono per indirizzare genericamente il SENSO di un'altra parola, restringendo o allargando il 'campo semantico e logico' di un termine .

Consideriamo ora la seguente frase:
‘l'automobile di Anna Maria è nuova’.

La paroletta 'di' indica un rapporto di appartenenza, in particolare l'appartenenza dell'automobile, che è 'di Anna Maria'.
Questa paroletta indica una FUNZIONE : 'Anna Maria' è in funzione di 'automobile.
Le PREPOSIZIONI perciò sono dette FUNZIONALI (o INDICATORI DI FUNZIONE).
Si è già osservato che ad un Gruppo Preposizionale (ESPANSIONE \ 'complemento') corrisponde, fatta la dovuta trasformazione, a una FRASE SUBORDINATA.
Le FRASI SUBORDINATE sono introdotte da CONGIUNZIONI SUBORDINANTI.
Le congiunzioni, quindi, sono anch'esse INDICATORI DI FUNZIONE.

Ad esempio:
non riuscii a scrivere la poesia ……… per mancanza d'ispirazione
proposizione principale espansione causale

non riuscii a scrivere la poesia …… perché mi mancava l'ispirazione
proposizione principale frase espansione causale
subordinata


Nel primo caso si ha una FRASE SEMPLICE.
Nel secondo una FRASE COMPLESSA.

FRASE COMPLESSA= Fs (PRINCIPALE) + X =SUBORDINATA


L'unione tra Fs e X è resa possibile dal
FUNZIONALE (CONGIUNZIONE SUBORDINATIVA)

Le CONGIUNZIONI COORDINATIVE uniscono frasi semplici tra loro, formando FARSI COMPOSTE.
Ad esempio:
Luigi parla +
Luigi cammina=
Luigi parla e cammina

FRASE COMPOSTA= Fs + Fs ( + Fs…..)


Esistono altre parole, poi, che hanno un SENSO AUTONOMO, come: albero, cielo, strada.

Questi monemi indicano un oggetto reale, una persona o un'idea astratta, un concetto.

Si tratta di NOMI e sostantivi.
Possiamo chiamarli NOMINALI .

I 'PRONOMI' possono 'sostituirli'.
Sono anch’essi dei NOMINALI.

Ad esempio:
Catullo vide Clodia e la salutò.

Gli AGGETTIVI sono monemi che si aggiungono ai NOMINALI (NOMI) per precisarne il SENSO.

Sono DETERMINATI LESSICALI, o LESSEMI MODIFICANTI in quanto apportano una modifica, una precisazione ad un nominale.

Il cielo può essere coperto, nuvoloso, celeste, arancione, 'azzurro', lontano….

Sono anche delle

ESPANSIONI,

come i 'complementi' , perché dirigono, fanno 'espandere' in una direzione il senso d'un nominale.

Un cane può essere ‘bello, feroce, mansueto’.

Può anche essere …: ‘di tipo belga, di Mario, da guardia' ….

Classificando le parole in base al loro valore e alla loro 'funzione' si è giunti a considerare le cosiddette PARTI DEL DISCORSO, che, per accennarle soltanto, sono le seguenti:

ARTICOLO = NOME = PRONOME = AGGETTIVO = VERBO

… parti variabili, in quanto al LESSEMA (TEMA - RADICE) possiamo aggiungere dei MORFEMI (prefissi e suffissi) determinando ' genere, numero, tempo e modo', come ad una 'base' stereofonica possiamo aggiungere diversi accessori per ottenere sofisticati 'effetti'.

**

AVVERBIO = PREPOSIZIONE = CONGIUNZIONE INTERIEZIONE

… parti invariabili, perché non sono ' modificabili' con aggiunte di prefissi e suffissi.
Possono, al massimo, agglutinarsi - o fondersi - con un'altra parola.

Ad esempio:
DETERMINANTE.+ FUNZIONE.GRAMMATICALE.= DETERMINANTE FUNZIONALE - DI + IL = DEL …. Le PARTI VARIABILI sono suscettibili, quindi, di 'modificazioni '.
In tal caso si parla di FLESSIONE per AGGETTIVI , NOMI , PRONOMI , e ARTICOLI.

Per i VERBI si parla di CONIUGAZIONE .
NOME :
a. – nome -lup-o (sing. M.)- lup-a (sing. F.) - lup-i (pl. M.) - lup-e (pl. F.):
b. – aggettivo - buon-o (sing. M.) - buon-a (sing. F.) - buon-i (pl. M.) - buon-e
(pl. F.).

c. – verbo :

pronome
singolare
pronome
Plurale

IO CANT- O NOI CANT- ATE
TU CANT- I VOI CANT- IAMO
EGLI CANT- A ESSI CANT-ANO

6 ) INVERSIONE DELLA FRASE :

la frase "il treno arriva" può presentarsi anche nella forma
arriva il treno

Diciamo allora che la frase ha subito una

TRASFORMAZIONE INVERSIONE (T.inv.)

Questa nuova 'struttura' (disposizione delle parole)
si ottiene ponendo il SOGGETTO dopo il predicato.


Es. a) cadono le foglie (GV + GN) / da : le foglie cadono (GN + GV).
Es. b) è arrivato mio zio (GV + GN) / da : mio zio è arrivato (GN + GV).

***
*

Questa struttura, che è meglio usare solo se nelle frasi è presente solo il GNI (soggetto), a mano che non si usi un ANACOLUTO (come prima detto), è FREQUENTE NELLE FRASI INTERROGATIVE .

Ad esempio …. : è necessaria questa spesa ? (GV + GN). ….
La struttura 'normale' (GN + GV) è detta 'DIRETTA'.


6. LA COORDINAZIONE :



7) LA 'SOMMA' DELLE FRASI: si pensi ad un periodo di questo tipo:

Lucio studia.
Lucio è diligente.

Sommando le due frasi ELIMINIAMO LA RIPETIZIONE DEL SOGGETTO ed otteniamo una FRASE COMPOSTA: ….

Lucio studia ed è diligente.


Abbiamo COORDINATO le due FRASI o PROPOSIZIONI PRINCIPALI.

Chiamiamo …. PRINCIPALI le due frasi perché possono essere separate da una forte pausa (' punto' o 'punti e virgola') e quindi sono AUTONOME.

La congiunzione che coordina le due frasi è la ‘ e ‘ , che fa parte delle CONGIUNZIONI COORDINATIVE .



8) SI TENGA PRESENTE IL SEGUENTE SPECCHIETTO:

a) FRASE SEMPLICE …. :
GN + GV=(D+N) + V +(GN2) =
D + N + V + D + N

***
*

b) FRASE COMPOSTA :
SOMMA PER COORDINAZIONE DI
DUE O PIÙ' FRASI SEMPLICI.

= Fs+Fs = (GN + GV) + ….


c) FRASE COMPLESSA:

unione di una \ o più \ Fs 'principale\i' con una \ o più \ 'subordinata\e'.

L'unione avviene per mezzo di
FUNZIONALI SUBORDINANTI
o CONGIUNZIONI SUBORDINATIVE = Fs + X (+ X + …. ) .


X è il simbolo della espansione frase subordinata o dipendente


- Catullo scrive poesie ………………………. FRASE SEMPLICE


- Catullo è un poeta ………………………… FRASE SEMPLICE



- Catullo scrive poesie ed è un poeta ………….. FRASE COMPOSTA


- Catullo è un poeta e scrive poesie ……….….. FRASE COMPOSTA


- Catullo scrive poesie perché è un poeta …… FRASE COMPLESSA

- Catullo è un poeta perché scrive poesie …... FRASE COMPLESSA


Così sono complesse le frasi del tipo …

Catullo è un poeta quando \ se scrive poesie

= una proposizione principale unita ad una subordinata da una
congiunzione ( funzionale) subordinativa .


Le FRASI COMPOSTE e COMPLESSE hanno ALMENO DUE PREDICATI.


Es. a) Paul e John cantano.

Es. b) Paul scrive le parole e John compone la musica.



SOLO la SECONDA FRASE è' COMPOSTA, perché HA DUE PREDICATI (VERBALI, in questo caso). La prima frase è SEMPLICE perché LA CONGIUNZIONE unisce non DUE FRASI ma DUE NOMI. Il verbo della frase è uno ("cantano"), quindi la FRASE è UNA SOLA.
Sarebbe una frase SEMPLICE ANCHE SE DICESSIMO:

Paul, cantante dei beatles, e John, appartenente allo stesso "gruppo", cantano?
"Cantante" è participio presente.

Come "appartenente".
Quindi le due ESPANSIONI FRASI in cui si trovano i participi possono considerarsi RELATIVI (cantante = che canta - appartenete = che appartiene).

La frase, invece:

Paul giovane di Liverpool, e John, suo concittadino, cantano

- è SEMPLICE, perché "giovane" e "concittadino" sono due ESPANSIONI che fungono da apposizione/attributo.
Non sono verbi.
Quindi, le ESPANSIONI rendono complessa la frase solo se sono a loro volta dei VERBALI.

"Cantante" e "appartenente" possono anche essere considerati "participi sostantivati". In questo caso, sarebbe SEMPLICE ANCHE LA PRIMA FRASE ANALIZZATA.

Ma il fatto che almeno uno dei due participi possa essere "trasformato" ci consiglia di considerarla COMPLESSA.


9)
GLI " ALBERI " o STEMMI
(PHRASE MARKERS = INDICATORI DI FRASE) :

Esaminiamo queste due frasi.
a) Paolo e Maria leggono (GN + GN + GV) = Fs (frase semplice)
b) Marco studia ed è diligente (GN + GV + GV) (il 2° GV è V Aus. + P. vo
(“Predicativo = Nome del Predicato”)
= *’predicato nominale’) = Frase composta.
Schema n. 6
_________________Frase semplice (a)

GN GV


N F N V
Paolo e Maria leggono

_________________ Frase composta (b )



GN GV
N
G V2



V F V determinante o

modificante nominale

Marco studia ed è diligente
Nella frase (b) analizzata nel phraso marker (= indicatore di frase, perché rende visibile la struttura delle frasi e i rapporti logici grammaticali intercorrenti fra le "parole" ) il GV contiene due verbi:

un Predicato Verbale propriamente detto e un Determinante (o Modificante) Nominale, come si propone di denominarlo, chiamato anche ‘predicato nominale’.


Nella frase (a) la congiunzione (F=funzionale) ‘ e ’ lega due NOMI, che formano così un soggetto unico, composto.
Nella frase (b) la congiunzione ‘ e ’ lega due VERBI, quindi potenzialmente due FRASI, poiché due verbi indicano la presenza di due frasi, coordinate fra loro: risulta un verbo unico, ma COMPOSTO e DOPPIO.


9) LA SUBORDINAZIONE: la FRASE COMPLESSA:


Osserviamo il seguente enunciato:


mentre osservavo le stelle, non mi accorgevo di un gruppo di amici che passava .


Si tratta di una frase complessa, formata da tre enunciati, fusi o uniti tra loro:

- Mentre osservavo le stelle
- Non mi accorgevo di un gruppo di amici
- che passava


I concetti espressi dai tre enunciati sono collegati fra loro. Diciamo dunque che in una frase COMPLESSA ogni enunciato è rappresentato e sostenuto dal verbo, così che nel su interno l’insieme degli enunciati si relazioni in un rapporto di subordinazione alla frase principale.

La PREPOSIZIONE PRINCIPALE è detta anche "Reggente" perché è NECESSARIA per la completezza della frase intera. La SUBORDINATA è detta anche "Dipendente", perché si appoggia alla principale o da essa dipende (è una sua ESPANSIONE FRASE).

Se infatti dicessimo:
mentre osservavo le stelle
(Espansione Frase Temporale),

fermandoci qui, non avremmo una frase di senso compiuto: si tratta di una frase subordinata che si "appoggia" alla principale e la colloca in un determinato spazio temporale.

La Frase Principale (che se fosse sola sarebbe una Frase Semplice) è:

non mi accorgevo di un gruppo di amici …

Questa Frase Semplice (da sola) ha un SENSO COMPIUTO , e potrebbe stare anche da sola , senza l'altra ESPANSIONE FRASE che l'accompagna e l'arricchisce.

IL RAPPORTO DI SUBORDINAZIONE è stabilito da INDICATORI DI FUNZIONE GRAMMATICALE (congiunzioni subordinate).

Le CONGIUNZIONI SUBORDINATIVE, come si è già accennato, hanno quindi una funzione diversa da quelle COORDINATIVE.

Se dico, infatti:


piove - e - sono triste


I due concetti formano una FRASE COMPOSTA. ……Se dico, invece……


sono triste - perché- piove


I due enunciati formano una FRASE COMPLESSA, perché l'enunciato "perché piove" dipende dall'enunciato sono triste : è una ESPANSIONE, una ESPANSIONE FRASE, una proposizione subordinata (x) .

L'Indicatore di funzione che unisce questi due enunciati è, quindi, un SUBORDINATORE.



Prendiamo due enunciati: cammino…. sto bene….
Posso coordinare i due enunciati: …cammino e sto bene…


Formando così una frase composta.


Posso inoltre, introducendo un subordinatore, formare una
FRASE COMPLESSA,
in cui un enunciato (frase, proposizione) dipenda dall'altro in rapporti diversi (di fine, di causa, di tempo, etc…).


- cammino per stare bene/ mangio affinché stia bene/ mangio perché sto bene/ mangio quando sto bene….

LE FRASI SUBORDINATE, QUINDI, INTRODUCONO UN'IDEA CHE CONDIZIONA ARRICCHISCE, SPIEGA QUELLA DELLA FRASE PRINCIPALE.

§§
§


Schema n. 7 FRASE COMPLESSA



Fs = PRINCIPALE o reggente
FRASE X = ESPANSIONE
FRASE SUBORDINATA



GN F GV

GN V
N
V
V
(io) leggo affinché (io) impari
“ “ per “ imparare
frase espansione finale_________________________
“ leggo perché “ imparo
“ “ giacché “ “
“ “ siccome “ “
frase espansione causale________________________
“ “ quando “ imparo
“ “ finché “ “ \ i
frase espansione temporale______________________
“ “ tanto \ così da “ imparare
“ “ in modo tale che “ impari
frase espansione consecutiva____________________
“ “ se “ imparo
“ “ a patto che “ impari
frase espansione condizionale___________________


Chiamando ‘X’ la frase espansione condizionale possiamo scrivere la seguente formula:



Frase complessa =GN+GV+X(+X+X…)



Nota:

la ‘frase espansione‘ può essere implicita se ha il verbo all’infinito, al participio o al gerundio, esplicita se ha invece il verbo all’indicativo, al congiuntivo o al condizionale.



SINTASSI DEL PERIODO:


LA FRASE SEMPLICE (Fs) può essere rappresentata con la formula :

Fs = GN + G V

Il GN è un insieme di parole che si appoggiano alla ‘parola centro’, a quella che indica il ‘protagonista’ della frase, il ‘soggetto’, mentre il GV è un insieme di parole che dipendono dal verbo.


Per esempio:

il cappotto di Antonino è molto bello

GN ESP V +Modificante Nominale
GN GV




La FRASE COMPLESSA è invece costituita da un enunciato principale e da uno dipendente (o subordinato), che rappresenteremo con una ' X '.

Ripetiamo la 'formula' della F. COMPLESSA = Fs + X.

Ricaviamone una frase complessa:


. . . . il portiere si lanciò sull'avversario per fermarlo

F complessa … … = ( Fs ) + ( . . X )


GN = il portiere
GV = si lanciò sull'avversario

Fs = GN + GV


Per fermarlo: frase espansione finale implicita

_ per = indicatore di funzione
_ fermare = verbale
_ lo = (quello) = GN = nominale

. . . . . e ancora:

• oggi non esco perché piove.
_ io = GN
_ oggi non esco = X (frase principale negativa)
_ perché piove = espansione frase causale esplicita (subordinata)

Nota: la SUBORDINATA può anche trovarsi prima della principale:
. . . quando piove, mi sento triste . . .



Frase complessa = X + GN + GV


**
*

Talora la FRASE ESPANSIONE SUBORDINATA
si trova inserita fra GN e GV:


. . . l'attore, per essere più chiaro, ripeté la battuta . . .


F. compl. = GN + X + GV

§§
§


RIASSUMENDO :


Abbiamo tre tipi fondamentali di frase:



a) frase semplice: è detta anche 'indipendente', perché ha senso compiuto
Fs = GN + GV = . . . Luigi legge . . .

b) frase composta: è formata da più frasi semplici fra loro coordinate.
Fc = GN + GV + FUNZ. + GN + GV = . . . Luigi scrive e legge . . .

c) frase complessa: è formata da una proposizione principale (Fs) e
da una espansione frase ( proposizione subordinata ).




Fc = GN + GV + X = . . . Mara legge il giornale mentre Luigi dipinge . . .
Fc = X + GN + GV = . . . Mentre Luigi dipinge, Mara legge il giornale . . .
Fc = GN + X + GV = . . . Mara, mentre Luigi dipinge, legge il giornale . . .



I tipi più frequenti di SUBORDINATE
(FRASE ESPANSIONE)
sono i seguenti:


FRASE ESPANSIONE SOGGETTIVA, FINALE, CAUSALE,, CONCESSIVA, TEMPORALE, INTERROGATIVA, CONSECUTIVA, CONDIZIONALE, COMPARATIVA, RELATIVA.


In genere la FRASE ESPANSIONE SUBORDINATA prende il nome dalla congiunzione indicatore di funzione (FUNZIONALE ) che la introduce.


§

§

§

§

§


**
*



LE TRASFORMAZIONI :



scriviamo una frase semplice:



…. Gli uomini amano la giustizia ….

È' una frase "DICHIARATIVA".
Enuncia un fatto che può essere o non essere vero e tuttavia viene presentato come un dato di fatto.

In questa FRASE BASE, frase di partenza, possiamo applicare le seguenti TRASFORMAZIONI:




INTERROGATIVA (NEGATIVA)
* DICHIARATIVA
ESCLAMATIVA (PASSIVA)
o ESPOSITIVA
IMPERATIVA (ENFATICA)





Lo specchietto indica che posso rendere la frase base:





* Interrogativa: Gli uomini amano la giustizia?
* Esclamativa: Gli uomini amano la giustizia!
* Imperativa: Gli uomini amino la giustizia!- Uomini! Amate la giustizia!




Ognuna di queste "trasformazioni" può essere resa:


** negativa:
*** Gli uomini non amano la giustizia.
(Forse che ) gli uomini non amano la giustizia?
gli uomini non amano la giustizia!
gli uomini non amino la giustizia! (uomini! Non amate la
giustizia!)


… *** passiva:

*** la giustizia non è amata (oppure: è amata) dagli uomini
(forse che) la giustizia è amata (o: non è amata) dagli uomini ?
La giustizia non (o: è) è amata dagli uomini !
La giustizia non sia (o: sia) amata dagli uomini !



…. *** enfatica:

**** la giustizia, gli uomini la amano ( o: non la amano )
la giustizia, la amano gli uomini? ( o: non la amano gli uomini?)
la giustizia, gli uomini non la amano! (o:la amano!)
la giustizia, la (o:non la) amino gli uomini!







****
*


Quindi le trasformazioni ‘interrogativa, esclamativa e imperativa’ operano su di una frase\base dichiarativa. A queste poi si aggiungono, con innumerevoli combinazioni possibili, le trasformazioni ‘negativa, passiva e enfatica’.



§

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***
Grosseto, gennaio / marzo 2006

Febbraio 2009 _____




Gennaro di Jacovo

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Gennaro di Jacovo
Gennarino di Iacovo
Eskaton
Ksantmo
Pan

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Wikio
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Ksantmo
Ksant Homo
Donapaideia
Kataweb news
sedicimarzo 2009
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http://www.wikio.it


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Narrativa&versi
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saggi sull'Apprendimento
ecologia contestuale
ecogrammatica:

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Nuova
Grammatica
Contestuale
Ecologica

Gramkartaut
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§§
grammatica
karta
autonomia
§
GramKartAut
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Presepe e Albero
della Scuola Media
Giuseppe Ungaretti
in Grosseto
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Gennaro di Jacovo


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La scuola italiana ha da sempre sempre avuto bisogno di una cura tonica e globale di cambiamento.

Se fossi al posto del ‘riformatore didattico’ metterei quattro piani alla base della produzione didattica:

1 estetico letterario ( filosofia economia )

2 linguistico ( lingue … ‘psicagogia’ e comunicazione )

3 pratico ( fisica e applicazioni pratiche chimico meccaniche )

4 artistico ( ars gratia artis )

**
*

... le competenze letterali, storiche e numeriche essenziali sarebbero di pertinenza comune.

… In questi quattro (Jung … Croce … Dhammapada … ) contenitori convoglierei, senza nomi e cognomi, le varie ‘scuole’.

Ossia gli attuali … licei … istituti … et cetera …

§§
§


§">Purtroppo si è diffusa l’idea, tipica dei romantici, che cambiare nome è cambiare cosa.

Ma … stat rosa pristina nomine …

Nomina nuda tenèmus …

e …

Nomina sunt consequentia rerum

§

E poi piacerebbe anche una disposizione netta che imporrebbe agli operatori scolastici di scegliere fra la Scuola ed altre attività lavorative che spesso si sommano a quella didattica, grazie a normative poco eque.
E non nel senso dell’uomo che sussurrava ai Cavalli …

§


Dopo decenni di dieta didattica privata e dopo secoli di astinenza dalle lezioni pubbliche per esigenze bibliofile, parati forsitan nonne sumus ... ad una nuova Primavera … didattica?

§

hospes comesque

§

Scritti su Wikio

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Ekogramm@

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§
Gennaro di Jacovo
abilitato all'insegnamento di
lingua e letteratura latina e greca
storia e letteratura moderna e classica

Laureato in lettere e
filosofia
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Ksantmo
Ksant Homo


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Gramkartaut
Grammatica
Karta Charta Carta dei Diritti
Autonomia scolastica
voci su Google
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Grosseto
gennaio \ marzo 2006 2009



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Gennaro di Jacovo
§
Nuova Grammatica Contestuale
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Narrativa e versi
antologia di
ekogramm@
Autore:
Gennaro di Jacovo


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ecogrammatica
eogramma
ekogrammatika
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Letture antologiche: narrativa

Letture antologiche: versi

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Wikio

§

Katanews

Ksantmo
in Economia ...


§§ §
§


1. LA LINGUA COME STRUMENTO DI COMUNICAZIONE:



Fra le caratteristiche comuni agli uomini di tutte le regioni della Terra, troviamo l' uso della lingua e del linguaggio come strumento di comunicazione.

La lingua parlata, il linguaggio o ‘parole’, è presente ovunque, mentre la lingua scritta, la ‘langue’, è codificata e attestata solo in certi tipi e stadi di cultura.



Con la nascita dell’alfabeto, o comunque di qualche sistema di scrittura che inizialmente dobbiamo immaginare quale un sistema di segni che imitassero e raffigurassero oggetti o metafore di concetti e idee, ha inizio quella che si chiama ordinariamente epoca letteraria o storica, e che ricopre una fase sensibilmente breve della permanenza dell’uomo sulla terra.
Va osservato anche che ogni animale, ogni oggetto dell’universo ha un suo modo di parlare, un suo linguaggio e forse addirittura un suo limitato alphabeto, ma l’uomo per fretta e superficialità quasi sempre ignora queste silenziose espressioni di linguaggi lontani, che a volte si fanno suoni veri e propri, come quelli degli animali, ben più intelligenti e sapienti di quanto si creda.

§

§

Occorre rispetto e amore per ogni linguaggio, altrimenti anche il nostro, che forse è il più complesso e artefatto proprio perché esprime un mondo interiore più lacerato e conflittuale, risulterà così vario, astruso e incomprensibile un giorno, come avvenne a Babele, che non riusciremo più non solo a capirci, ma neppure a intuire quale lingua parliamo.

Gli animali, contrariamente a quanto si pensa, hanno un sistema di comunicazione efficace, vario ed unico per tutti gli individui di qualsiasi contrada e paese della Terra.

In pratica hanno realizzato da sempre un vecchio sogno dell’uomo, quello della unificazione dei codici linguistici e del superamento della differenziazione linguistica.

**
*

Quando l’uomo fu creato, immagina Dante, un grande poeta ma soprattutto un grande linguista, espresse la sua prima parola.

**

§

§

Gridò la sua riconoscenza a Dio, il suo ‘fattore’.

Unire un significato astratto, la riconoscenza, ad un suono foneticamente articolato, il significante, arbitrariamente espresso, volontariamente e intenzionalmente formulato, volle dire creare l’elemento minimo complesso della lingua parlata, la parola.

E questo si ripeterà sempre, ogni volta che un essere emetterà un segno a cui attribuirà un senso e un significato.
Accadrebbe anche se fosse cieco e muto.
Non per nulla quella che chiamiamo letteratura è stata creata da un cieco che forse neppure conosceva alfabeti.


La mente, Mnemosyne e le sue figlie, le Muse, sono esse stesse alfabeto, poesia e oceano di idee, conoscenze e segni, che poi questi siano scritti i disegnati, è cosa probabilmente di un qualche interesse solo contingente.
Cfr: Gramatikus


Riguarda la storia, le biblioteche, la letteratura e i libri, e qualsiasi altro mezzo più o meno apparentemente innovativo, che occupano solo l’ultimissima parte della vicenda umana, quella visibilmente caratterizzata anche dalla enorme e quasi sempre univoca e monopolare influenza dell’uomo sul contesto naturale esterno.
Cfr: Bibliothekargos



Successivamente all’atto primigenio e archetipico del parlare, che si pone in un tempo al di fuori del tempo e che quindi è quasi scoperto e creato da ogni parlante quando inizi ad usare il linguaggio, una volta formato un insieme cospicuo di parole d’ogni tipo, è stato necessario formare un determinato lessico, una qualche sintassi e grammatica.
Cfr: Comesque


Tutto questo solo da poche migliaia di anni si è trasformato in codice linguistico normativo e lessicale, in testi scritti in varie forme, in vocabolari, grammatiche e sintassi, in biblioteche e da poco in altri sistemi di scrittura digitale e computerizzata.

§

§

Le intuizioni di Sausurre e Chomsky, comunque, attuali e geniali, erano già in Platone e Dante, di cui si preferisce ricordare le parti più appariscenti della dottrina poetica e filosofica, e non quegli aspetti della vita legati all’amore per la libertà e la dignità personali.
Cfr: Gramatik


Entrambe furono privati della libertà, furono l’uno schiavo e l’altro esule, ma non si privarono mai della loro libertà della mente, della loro capacità intellettuale, della loro intelligenza.
Questa era la loro Firenze e la loro Atene.
La loro 

**
*

2. ALTRI SISTEMI DI COMUNICAZIONE USATI DAGLI UOMINI:
La funzione centrale e principale di una lingua è quella di trasmettere informazioni, cioè di svolgere una FUNZIONE COMUNICATIVA.
Cfr: Bibliotheka Maris Prkten
Antologia e riferimenti alla Narrativa
Tarrakkond
Imarrkord
Argos


Gli uomini però possono comunicare anche per mezzo di altri segni linguistici: i gesti, le fumate degli indiani d'America, i tamtam delle tribù primitive, i cartelli della segnaletica stradale, le espressioni del volto etc…
In linea di massima si può dire che qualsiai segno a cui si attribuisca un significato comprensibile può entrare a far parte di un sistema di segni suscettibile di un ordinanento convenzionale formando quindi un codice, con un lessico ed una sintassi, delimitato ad un gruppo di individui.


Quel gruppo che deliberatamente, ‘arbitrariamente’, ossia con un preciso atto basato sulla conoscenza e sulla convenienza, lo elegge, lo crea. lo forma e trasforma.


Un inguaribile economista potrebbe parlare di una sorta di ‘contratto informatico’, o comunicativo, di tipo linguistico.


E’ un contratto senza testo scritto né compromesso, paradossalmente da rispettare a cose fatte, con la creazione di ‘codici’ lessicale e grammaticali che nascono quando il linguaggio è già divenuto lingua scritta, magari letteratura, e necessita di una sistematicità normativa.


Questa, una volta affermate le sue regole e la natura dell’errore, sorgente in qualche caso dell’evoluzione linguistica ma anche limite, confine e fine delle competenze linguistiche, una volta stabilito il modo corretto dell’uso della lingua immancabilmente ne rappresenta anche in qualche modo un argine e freno alla ulteriore sempre imprevedibile trasformazione.



3. LA DOPPIA ARTICOLAZIONE DEL LINGUAGGIO:

Il linguaggio è una associazione di segni fonici o grafici significanti univocamente combinati con i relativi significati (idee - oggetti): un “insieme", insomma, del tutto "arbitrario" di simboli convenzionali ad ognuno dei quali viene associato un preciso campo di significati.

Simboli e significati mutano, nascono e muoiono, come tutte le altre cose.

**
Come ogni oggetto, come ogni essere vivente, le parole hanno un loro corso vitale, nel quale è difficile anche riconoscere e distinguere la nascita dalla morte, tanto che spesso lessemi e fonemi ritenuti ‘estinti’ e abbandonati, gettati quasi nel dimenticatoio come un umile rifiuto, rinascono, rivivono e si riaffermano nel dominio linguistico, come risorti.


Questo ricorrente anche se misconosciuto fenomeno ci indica e ci insegna che in effetti non esistono in assoluto persone, cose e lingue morte, ossia nullificate e in eterno assenti e spente, perché esse, come gli uomini, rivivono nei figli, dormono apparentemente nel loro oblio e si risvegliano nell’uso e nella memoria affettiva.

Tutto quello che è veramente importante, è come un seme sotto la neve e la terra, quasi ignorato e dimenticato ma pronto a farsi pianta e fruttificare.

Quello che invece è già scoria e spazzatura, può rivivere e rinascere, essere rigenerato, come fa la Natura sempre con tutti, ed è sempre davanti a noi, in piena visibilità.


Prendiamo il messaggio " DIVIETO DI SOSTA ".

Possiamo dividerlo in tre " parti ", ognuna delle quali può essere usata in altre occasioni:

- divieto-…di sorpasso
/ il libro…-di- Luigi
/ ho fatto una lunga …- sosta -.

Inoltre uno qualsiasi di questi "segni" linguistici può essere a sua volta diviso: diviet-o; questa forma di divisione del linguaggio in unità successive fornite di significato è detta PRIMA ARTICOLAZIONE DEL LINGUAGGIO.

Ma ognuna delle unità individuate nella PRIMA ARTICOLAZIONE può essere divisa in unità più piccole PRIVE DI SIGNIFICATO.

Per esempio: "sosta" è formata da 5 unità: s-o-s-t-a, ossia da 5 FONEMI, ognuno dei quali fa distinguere questo segno da altri come p-osta, s-e--sta, so–r-ta, sos-i-a,. Questa è la SECONDA ARTICOLAZIONE DEL LINGUAGGIO, con cui dividiamo le unità significative nei singoli suoni che la compongono.



L'ATTO DELLA COMUNICAZIONE:

**
*

§

§


§

Molteplici sono, come si è accennato, i tipi di comunicazione, ma noi ora ci interesseremo in prevalenza della comunicazione di tipo linguistico.

Perché avvenga una comunicazione linguistica è indispensabile la presenza di una persona che parli o che scriva, innanzitutto, che sarà l' EMITTENTE, o mittente, o trasmittente, ossia la fonte stessa dell’atto linguistico, il creatore del messaggio con un grado più o meno alto di intenzionalità e di volontarietà, in quanto nei diversi tipi di letteratura possiamo rilevare in chi si fa autore la presenza più o meno vistosa di una personalità ispiratrice condizionante o di una qualche committenza umana o divina.


Quello che questa persona ‘autore’ dice o scrive sarà il MESSAGGIO o DISCORSO.

La persona a cui il messaggio è destinato sarà il DESTINATARIO, o RICEVENTE.

Perché vi sia "comprensione", bisogna che la lingua usata di chi parla (o scrive, o telefona, o comunque trasmette) sia conosciuta da chi ascolta o legge.
Si deve perciò usare un CODICE (il complesso di "segnali" le"parole"
di un linguaggio o d'una lingua) comune.

***
*

La COMUNICAZIONE, una volta per così dire attivata dalla emissine di un messaggio da parte del mittente, può essere ostacolata da vari fattori (rumori; scarsa attenzione del DESTINATARIO o RICEVENTE; una precisa volontà di non entrare in comunicazione da parte del destinatario).

**
*

Naturalmente la filosofia del linguaggio, più che la grammatica, studia ed esamina queste modalità che chiamerei glottosofiche, poiché riguardano la conoscenza, la sapienza della e sulla lingua.


Schema 1 :
RUMORI (esempio: la lontananza;
il chiasso nell'ambiente.)
MITTENTE ... SEGNALE ... CANALE ... RICETTORE … MESSAGGIO

(la persona che (emissione (vibrazioni (apparato uditivo (articolazione
parla - scrive) di suoni ) acustiche) di chi ascolta) di significati)


CODICE (la lingua parlata, come si-
stema di simboli, nei quali ad
ogni SIGNIFICANTE -suono/segno-
corrisponde un SIGNIFICATO –
concetto / idea _________________)

*** ***
DESTINATARIO
( la persona che riceve il MESSAGGIO
e trasforma i SIGNIFICANTI in
SIGNIFICATI - concetti / idea ___ )


**
*

Lo Schema 1 è riportato in G. BARBIERI, Le strutture della nostra lingua, La Nuova Italia, FI 1972, pag. 9.
A. MARCHESE in Didattica dell'Italiano e strutturalismo linguistico, Principato, Mi 1973, pagg. 23 segg., riporta il seguente schema, proposto da R. JACOBSON (Saggi di linguistica generale, Feltrinelli, 1966, p. 185):



CONTESTO
MESSAGGIO
*** MITTENTE DESTINATARIO
CONTATTO
CODICE


A questi FATTORI della comunicazione, corrispondono le seguenti
FUNZIONI del linguaggio, ossia diverse finalità d'uso del linguaggio:

INFORMATIVA
POETICA
EMOTIVA O ESPRESSIVA
CONATIVA
FàTICA
METALINGUISTICA


5) LA FUNZIONE DELLA LINGUA:
quando una persona rivolge il discorso ad un'altra, utilizza il linguaggio per diversi fini.

Per esempio:

"Mio fratello ha terminato il servizio militare e torna a casa questa sera"….. "Mi fa piacere questo, sono d'accordo"……
"Vieni questa sera a casa nostra”.


Chiamiamo "a", "b" e "c" rispettivamente le tre frasi.:

"a" informa d’un fatto avvenuto e d'un altro prossimo ad avverarsi; "b" reagisce esprimendo un parere personale;
"c" esprime un invito, una esortazione.


Possiamo dire che ogni frase svolge una FUNZIONE tipica del linguaggio.

***
*

Le ‘ FUNZIONI ’ della lingua sono:

**

1) INFORMATIVA, o ‘referenziale’, tipica del discorso storico e scientifico: "informa";

2) ESPRESSIVA, esprime contenuti ‘soggettivi’ e personali, non fatti e dati informativi. Tipica del linguaggio dei "poeti" e di chiunque voglia comunicare emozioni, sensazioni, sentimenti, stati d’animo;

3) CONATIVA o imperativa, sollecita gli altri a compiere determinate azioni. Tipica del linguaggio giuridico, "profetico", moraleggiante. Ve ne sono altre due, più specifiche e adatte a particolarissime situazioni:

4) FàTICA, per sollecitare l'attenzione di chi ascolta: “mi sono spiegato?” – “Va bene?” – “Pronto!?" (al telefono…);

5) METALINGUISTICA, quando il discorso riguarda (come ora) la lingua stessa, la definizione delle parole: è il linguaggio delle "grammatiche" e dei vocabolari.
Infine, v'è una specialissima funzione, propria di chi tende a concentrare la comunicazione e l'espressione sulla "forma" dell'enunciato, sul fattore STILE. E' la funzione:

6) POETICA, tipica della poesia, , ossia arte e ispirazione.
CLASSIFICAZIONE DEI FONEMI USATI IN ITALIANO:



SCHEMA 2

POSIZIONE DELLE LABBRA

Distese a arrotondate
è ò
e o
i u
anteriori posteriori


LE VOCALI:

Quando pronunciamo le vocali, vibrano le corde vocali.
La diversità dei suoni dipende dalla posizione della lingua nella bocca o dalla forma delle labbra.
Per le vocali i , è ( e chiusa) ed è ( e aperta ) viene tenuta più alta la parte anteriore della lingua. Per a, la lingua resta distesa.
Per ò ( o aperta ), o (o chiusa ) ed u, viene tenuta più alta la parte posteriore della lingua .

Quanto alle labbra, esse sono arrotondate per la pronuncia della ò , e della u - sono in posizione intermedia per la a e sono distese per la è ,la e e la i .


LE CONSONANTI:

Si dividono in SORDE e SONORE.

Sono " SONORE " quelle che si pronunciano con vibrazione delle corde vocali : B; D; G; V; S (sonora); Z (sonora ); G ( palatale ); M; N; GN; L; GL (palatale ): R.

Sono " SORDE " quelle che non comportano vibrazione delle corde vocali: P; T; C ( velare ); S; (sorda ); Z; ( sorda ); C; ( palatale ); SC; ( palatale ).

Oppure, in relazione al LUOGO di articolazione, si dividono in:
LABIALI : P; B; M (bilabiali ) - F; V ( labiodentali).
DENTALI : T; D; N; L; R; S; Z;.

PALATALI : C; palatale ( c + e/i); G; palatale (g + e/i); SC; palatale (sc + e/i) GL; palatale (gl + i; gli + a , e, o, u) ; GN; palatale (gn + a, e, i, o ,u).
VELARI : C; velare (c +a, o, u - c+ consonante; ch + e ,i; Q; (u) +a, e, i, o).
Infine, secondo il MODO di articolazione, si dividono in:
OCCLUSIVE: p; b; m; (bilabiali) - f; v (labiodentali) - t; d (dentali) - c; g (velari).
AFFRICATE: z (dentale) - c, g (palatali).
SIBILANTI: s, z (dentali) – gl (palatale).
FRICATIVE: F,V (LABIODENTALI).
LIQUIDE: r, l (dentale) – g l (palatale).
NASALI: m (bilabiale) – n (dentale) – gn (palatale).



Nota:

la " h " è solo un "grafema", cioè un segno grafico, e non un fonema, ossia un suono vero e proprio. Distingue i suoni velari ‘ c ’ e ‘ g ’ davanti ad ‘ e ’ ed ‘ i ’ .

Suono velare .. : casa, gatto - china, ghisa.
suono palatale : cena, gesso - Cina, Gino.


**
*

DIVISIONE IN SILLABE:


Ogni sillaba contiene almeno una vocale.
Una parola può essere, in base al numero delle sillabe:


- monosillaba…………………….una sillaba (re, bar, per, di, a, da)
- bisillaba………………………...due sillabe (mon - te; ar –t e)
- trisillaba……………………...tre sillabe (pe – co - ra; r e – gi - na)
- quadrisillaba……quattro sillabe (vo - g a - to -re; a – ma – to - re;)
- polisillaba……………... più di 4 sillabe (in – ve – sti- - ga – to - re )



NORME PER LA DIVISIONE IN SILLABE:

Ogni consonante FA SILLABA CON LA VOCALE CHE SEGUE.
Per esempio: ma - re;
Le consonanti doppie si dividono: gat –t o; car - ro.

Quando si hanno gruppi di consonanti, la prima fa parte della sillaba che precede, le altre della sillaba che segue: con – so – nan - te.
Fanno eccezione i gruppi di consonanti con cui può cominciare una parola: ..…. ma –e – stro; stro –fa ; ri -splen - de - re; splen - den – te.


DITTONGHI:

I gruppi di vocali fanno DITTONGO quando si pronunciano con una sola emissione di voce:

UO - mo; VIE - ni; AU - to.

Quando si pronunciano separatamente, si ha uno IATO:
spi - a - re; le – o - ne.


DITTONGO = i \ u + VOCALE:

Uno IATO si forma anche fra a, e, o + u \ i quando ‘u’ oppure ‘i’ sono accentate: pa-ù-ra; vì-a; e nei DERIVATI DI TALI PAROLE: pa-u-ro-so.


7) L'ACCENTO: quando si pronuncia una parola, si mette in rilievo una sillaba. Questa intonazione più energica è detta ACCENTO.


In base all'accento le parole sono:



TRONCHE : accento sull'ultima sillaba: ....... virtù

PIANE : accento sulla penultima sillaba ... vedére

SDRUCCIOLE : accento sulla terzultima sillaba .... àlbero

BISDRUCCIOLE : accento sulla quartultima sillaba ... òrdinano





In genere l' ACCENTO si segna solo SULLE TRONCHE e sui seguenti MONOSILIABI:



è, né, sé, sì, di', dà, là, lì',

per distinguerli dagli o m o g r a f i
( omografo: che si scrive nello stesso m o d o ) : e, ne, se, si, da, di, li, la..



8) L'ENUNCIATO O PERIODO:


1. Tuo padre dice che partirà alle tre. Vado con lui.
2. Tuo padre dice che partirà alle tre.
3. Vado con lui.


n.. 1.= DISCORSO; N. 2. e 3.= ENUNCIATI o periodi.


4. Che caldo fa qui dentro! Non si potrebbe aprire un poco la finestra?
5. Che caldo fa qui dentro!
6. Non si potrebbe aprire un poco la finestra?


La frase n. 4 è un DISCORSO; le n.5. e 6. sono ENUNCIATI o periodi.
I segmenti in cui si può suddividere un discorso ( 1. e 3. ), secondo i criteri dell' INTONAZIONE e della possibilità di inserire una pausa tra un segmento e un altro, si possono chiamare ENUNCIATI o PERIODI ( 2..- 3.- 5. e 6.).

9) L'INTONAZIONE:
i tipi dell' INTONAZIONE sono tre: affermazione, esclamazione e domanda. Nelle frasi 2.. e 3. ‘cade’ alla fine dell'enunciato ed esprime affermazione. Nella 5. indica esclamazione. Nella 4. interrogazione o domanda. Nelle frasi 2.. e 3. troveremo un punto fermo : ‘ . ’ - a fine enunciato; nella 5. un punto esclamativo; ‘ ! ’ -; nella 6..un punto interrogativo; ‘ ? ’ - .
I segni d'interpunzione ( . /punto; , /virgola; ; /punto e virgola; : /due punti; ….) sono simbolo grafici che servono ad indicare pause e diverse intonazioni a proposizioni e periodi.

Il PUNTO segna una pausa marcata e separa due periodi o due proposizioni:

… ‘Ei fu. Siccome immobile …’


La VIRGOLA indica una breve pausa e può essere usata:

a.per isolare un vocativo: "Stai tranquillo, Luigi, verrò appena è possibile"; b. per isolare un'apposizione con aggettivi e complementi: ‘Dante, il grande poeta fiorentino, fu esiliato’;
c. per dividere due enunciati: ‘E' vero, non partì’; d. per separare le parole in un elenco (enumerazione): ‘l'aria era limpida, chiara, fresca’.
Il PUNTO E VIRGOLA indica una pausa più lunga, rispetto a quella indicata dalla virgola, fra due frasi che si vogliono unire tra loro.
Segna perciò una pausa APERTA nel contesto dello stesso periodo e della stessa proposizione: ‘la situazione era difficile; per questo decisi di rimanere’.
I DUE PUNTI indicano che il periodo che segue spiega quello precedente. Possono precedere una enumerazione, un elenco. Sono d'obbligo per introdurre un DISCORSO DIRETTO ( riportato fra "virgolette").
Per es.: ‘ Giuseppe si alzò e disse: "Tranquillizzati, sistemerò tutto!" ’.

DEFINIZIONE DELL'ENUNCIATO:
l' enunciato è un segmento di un discorso, contrassegnato da una particolare INTONAZIONE e seguito ( nonché preceduto ) da una PAUSA prolungabile.

10) IL DISCORSO, quindi, si divide in ENUNCIATI .
Questi in PAROLE o ‘MONEMI ' .
Queste si dividono in morfemi come: LUP - o; GATT – o
che sono le UNITA' GRAMMATICALI MINIME .
(Giovanna BARBIERI, op. cit.)


1). Con ……………………… un morfema = parola monomorfemica
2). Caten-a …………………… due morfemi = " polimorfemica
3). Con-caten-are …………… tre " = " " "
4). Con-caten-at-o…………….. quattro " = " " "


Più precisamente una parola si divide in queste parti :

prendiamo = parola o monema di nove grafemi (lettere) o fonemi (suoni)
- prend = monema radice, LESSEMA (parte significante) o morfema lessicale.

- iamo = monema grammaticale ('desinenza’ o ‘terminazione’, in certi casi) oppure MORFEMA GRAMMATICALE, ossia INDICATORE della 'forma' della PAROLA: maschile, femminile, singolare, plurale, persona per il verbo, in questo caso.

Quindi per le parole, o MONEMI, soggette a variabilità nella parte finale, si riconoscono più parti. Una - centrale - indica significato.

Le altre- finali, indicano il genere, il numero, in certe lingue il CASO, o, per i verbi, il numero e la persona .

Questi sono ‘morfemi’ , e mutano la ‘FORMA’ (SIGNIFICANTE), non la 'SOSTANZA' ( SIGNIFICATO).

Sono il 'vestito', o la ' maschera' delle parole.

**
*

I MORFEMI anteposti, ossia situati all'inizio del monema, prima del LESSEMA, sono dei prefissi. (particelle 'messe prima del tema’ ).
Per esempio: con - catenare ; per - correre ... .


IL MORFEMA LESSICALE comune, ossia il LESSEMA, portatore del SIGNICATO BASE, rappresenta la parte - il nucleo - della parola
( monema ) che resta dopo aver tolto prefissi e suffissi ( morfemi grammaticali ), ed è la RADICE della parola (talora coincide con il TEMA, in casi particolari ).
I MORFEMI aggiunti alla radice si dicono 'suffissi' con termine generico . Per esempio:

Corr-
Ent-
-e-
Mente

Radice
e tema

Morfema
lessicale
o
lessema

Morfema
Vocale
Gramm.le.

marca Eufonica
Morferma gramm.le

Marca \ desinenza



Schema 3

PER
CORR
ERE


PREFISSO

o monema
grammaticale

Morferma


(greco:morphè ... forma)


RADICE o monema lessicale

lessema (=greco semàino ... significo; * lèksis ... discorso)


SUFFISSO

o monema
grammaticale


Morfema

( morphè ... forma)


11) LE DESINENZE :

I morfemi- suffissi contribuiscono, come si diceva prima, a DIFFERENZIARE
le CATEGORIE grammaticali : NUMERO – TEMPO - PERSONA - MODO e GENERE.


nota:
... se il SUFFISSO si unisce direttamente alla RADICE (lessema) , la parola può dirsi PRIMITIVA .

Se si unisce alla radice dopo un altro suffisso ( moferma grammaticale ), la parola si dice DERIVATA .

Per le osservazioni su "lessemi", "morfemi grammaticali”, ”morfemi lessicali" e "monemi" vedi: A. MARTINET, Elementi di linguistica generale, Universale, Laterza, Bari 1977, 1.9 pag. 23 e 4..20 pag. 137 e: A. MARCHESE - A. SARTORI, Il segno il senso - Grammatica Moderna della lingua italiana, Principato Editore MI 1975, pag. 33 .




12 * I SINTAGMI O GRUPPI - NOMINALI / VERBALI E
PREPOSIZIONALI :



In un ENUNCIATO possiamo chiamare "SINTAGMA” (greco syntàksis ... composizione, cfr. syntàsso ... dispongo in ordine syntàksis ... sintassi, disposizione ordinata, in linguistica vale:messa in ordine metodica degli elementi d'un lingua)oppure “GRUPPO” NOMINALE (GN) ogni agglomerato (gruppo) di parole formato dall’ ARTICOLO (o DETERMINANTE) + NOME, dall’ARTICOLO + AGGETTIVO + NOME, oppure ARTICOLO + NOME + AGGETTIVO (DETERMINANTE o MODIFICANTE), o dal solo NOME (GN).


Possiamo chiamare SINTAGMA o GRUPPO VERBALE ogni gruppo di parole formato dal VERBO + ARTICOLO + NOME, dal VERBO + GRUPPO NOMINALE o PREPOSIZIONALE oppure infine dal solo VERBO (GV).


- il pioppo
- il verde pioppo
- il pioppo verde

determinante \ nominale
- determinante \ modificante \ nominale
- determinante \ nominale \ modificante


* il modificante in questo caso è ‘lessicale’, poiché modifica proprio in senso lessicale, apportando una direzione precisa al significato del nome.


chiameremo SINTAGMI I GRUPPI DI PAROLE, COLLEGATE DAL
SENSO E DISPOSTE SECONDO LE REGOLE DELLO STILE, che
trovano nel VERBO il loro “nucleo logico, sintattico e semantico
centrale” .



F. s. = GN + GV = A(D) + N + V + A(D ) +N

***
*

I contadini ............... = GN (=A+N)
Abbattono un pioppo ........ = GV (=V+GN2) = (V+A(D)+N)
Abbattono .................. = VERBO (VERBALE)
Un pioppo ................. = GN2 (=A(D)+N)


GN1 = i contadini = "soggetto" - GN2 =un pioppo = "complemento oggetto".



Schema N. 4 :

Phrase marker = indicatore di frase

F


GN1
GV

D
N V GN2
D N
i contadini abbattono un pioppo
DET. NOME VERBO DET NOME

ART. NOMINALE ART. NOM.LE
G.N.1 _ _ VERBO GN2____


DET.(ART) + NOME VERBO + DET(ART) + NOME


FRASE SEMPLICE

Chiameremo SINTAGMA o GRUPPO PREPOSIZIONALE quell’insieme di parole, collegate dal senso e concordanti fra loro, che siano rette da una preposizione.
In pratica un ‘complemento indiretto’.



Tale sintagma o gruppo ‘preposizionale risulta formato da:
PREPOSIZIONE (FUNZIONALE) + GN e rappresenta una ESPANSIONE, poiché amplia e arricchisce la presenza “semantica” di un monema

(parola: nome, verbo, aggettivo-modificante) nella frase).


**
*

Nota bibliografica:

Per tutte queste definizioni vedi: G. DEVOTO, Avviamento alla etimologia italiana, Dizionari Le Monnier e: J. DUBOIS - M. GIACOMO - LOUIS GUESPIN - C. MARCELLESI - J.P.NEVEL , Dizionario di linguistica - Ed. Zanichelli.
E ancora, per la parte sulla grammatica trasformazionale: F. VANOYE, Usi della lingua, Manuale di italiano per le Scuole Medie Superiori, Società Editrice. Internazionale TORINO
.



Per gli insegnanti, sono utili:

E.Cavallini Bernacchi, L'insegnamento della lingua, Il punto emme edizioni , Milano -
N. Chomsky, Le strutture della sintassi, Universale Laterza., Bari
Gennaro di Jacovo, Grammatica contestuale, Estetica contestuale, linguistica contestuale, Wikibooks



Utili sono i volumi di G. MOUNIN:

Guida alla linguistica, Guida alla semantica e Storia della linguistica (2 voll.), tutti della UE Feltrinelli (n. 626 - 713 e 576/635 della collana ), nonché Didattica dell'Italiano e Strutturalismo linguistico, di A. MARCHESE, Principato).


§§
§


Schema 5:
Phrase maker ( con GP = ESP )
F


GN1 GV


D N V GP


P GN2


D N


un uomo corre per la strada

qui il GN 1 è il SOGGETTO – il GN 2 è il GRUPPO NOMINALE che, con la PREPOSIZIONE, forma il GRUPPO PREPOSIZIONALE (C0MPLEMENTO DI MOTO PER LUOGO).

Nota: gli AVVERBI. Possono avere la stessa funzione dei GP: ad esempio:

il treno correva a gran velocità
GN V GP
______ GP = prep\agg\nome
= funzionale\modificante\ nome
____________________ ___________ _______________
GN GV

Nella frase possiamo SOSTITUIRE il GP “a gran velocità” con l’avverbio “velocemente”.
Le preposizioni, con le congiunzioni e il pronome relativo, possono chiamarsi
funzionali, o indicatori di funzione,
perché collegano, mettono in relazione, indicandone appunto la ‘funzione’,
GN con un verbo o GN con GP

( preposizione) o GN, GP e frasi tra loro (congiunzione).

Il pronome relativo funge da “raccordo” fra sintagma predicativo principale ed una subordinata.


I nomi rientrano nella categoria dei nominali,
i verbi in quella dei verbali.



Gli articoli appartengono alla categoria dei determinanti o determinativi.

Aggettivi e avverbi a quella dei modificanti, perché modificano, precisano il senso di un nominale o di un verbale.


I verbi essere e avere ausiliari, i verbi servili e fraseologici sono modalità perché precisano un rapporto logico fra GN 1 / 2 e modificante nominale (nome del predicato) o fra GN 1 / 2 e verbale.



****
*


Seconda parte



1) La subordinazione: l’aggettivo.



Esaminiamo la frase: un grande albero fu abbattuto
GN GV





un frondoso albero fu abbattuto
GN GV



‘grande’ e ‘frondoso’
sono espansioni, ovvero subordinati o dipendenti concettualmente di ‘un albero’, che è il centro del GN, infatti possiamo eliminare questi due aggettivi o attributi, che sono determinanti o modificanti lessicali, mentre gli articoli sono determinanti grammaticali poiché accompagnano il nominale collocandolo grammaticalmente, senza modificare il significato, senza turbare la struttura della frase.



2) La subordinazione: sintagmi ‘centro’ e sintagmi ‘subordinati’.



Esaminiamo la frase:
Un aereo incredibilmente grande volava a velocità supersonica
__ ___ ____________ _____ _____ __________________
DG N D(M) DL V GP
___________________________ _______________________

Gruppo Nominale ___ Gruppo Verbale
Frase semplice


‘Incredibilmente’ è subordinato di ‘grande’, determinante lessicale, che a sua volta è subordinato di ‘aereo’.

… …
La funzione di questi ‘subordinati’ è quella di arricchire e completare il senso della parola a cui si riferiscono, allargandone, “espandendone” il campo semantico, oppure indirizzandole e precisandolo in determinate direzioni.



Se diciamo:
un aereo di linea


il GP ‘di linea’ è subordinato del GN ‘un aereo’: è una sua ‘espansione’, perché ne delimita, ne precisa, ne espande il significato in una direzione determinata.

L’intensità semantica del GP ‘di linea’ si dirige sul GN ‘un aereo’.
Avverbi, aggettivi, gruppi preposizionali sono perciò dei subordinati, delle espansioni dei GN, dei verbali, dei determinanti lessicali(aggettivi).
Ossia: avverbi, aggettivi e GP sono espansioni, subordinati di GN, oppure di verbi e di aggettivi (verbali e modificanti).

3) Il soggetto: in un enunciato può essere posto un GN il cui nome è legato al verbo nel numero e nella persona. Tale nome, se si tratta di un nome, perché può essere un monema appartenente ad altre categorie, un aggettivo, un verbo,, un avverbio, un articolo e così via, è il soggetto del verbo.
Si parla del sintagma che chiamiamo ‘gruppo nominale 1’ (GN1). Di solito mettiamo in italiano questo gruppo prima del verbo, ossia rendiamo una parola protagonista della frase e la leghiamo al verbo.

In taluni casi, come nell’ anacoluto ( dal greco senza collegamento ) , in cui il GN2 (il complemento oggetto comunemente detto) precede il GN1 (soggetto), che però riafferma la sua natura di

‘ protagonista ’

riagganciandosi con un pronome (nominale sostitutivo) al GN2.

Ad esempio:
… Coloro che tramontano (GN2), io li (pronome = nominale sostitutivo)
amo con tutto il mio amore: perché passano all'altra riva … …

( F. NIETZSCHE, Also sprach Zarathustra, Adelphi a.c. G. Colli, pag. 244 ) .

In questa frase il GN1 (=soggetto) è il pronome personale ‘io’.
Un pronome sostituisce un nome, ed è quindi un nominale sostitutivo.

La frase è una trasformazione della frase complessa:

Sono Zarathustra ed amo … coloro che tramontano … con tutto il mio amore … perché passano all'altra riva ( perché passano all’altra riva = frase subordinata – ESPANSIONE FRASE CAUSALE).

Il pronome relativo (indicatore di funzione) " CHE " collega due frasi subordinandone una:
quelli tramontano
quelli passano all'altra riva
Zarathustra ama
Io sono Zarathustra



Io amo quelli …. amo quelli che passano …. all'altra riva.
…. Amo quelli che tramontano …. Perché passano all’altra riva .
“ PERCHE’ ” è ‘CONGIUNZIONE’.
Indica una funzione causale.

E' un INDICATORE DI FUNZIONE e come tutte le "congiunzioni" subordinative, INTRODUCE UNA SUBORDINATA ( la ESPANSIONE FRASE corrisponde ad una ESPANSIONE "complemento" , ma CONTIENE - in più - UN VERBO ) .




Le ESPANSIONI COMPEMENTO sono introdotte da funzionali preposizioni e sono Gruppi Preposizionali .


Le ESPANSIONI FRASE sono introdotte da
CONGIUNZIONI SUBORDINATIVE.


Le altre congiunzioni - quelle coordinative - servono a collegare tra loro frasi semplici (indipendenti, primarie, principali) o frasi\espansione (subordinate).

Tornando alla frase:

un cane salta un fosso….

GN1 GV
D+N


V GN2


D+N

**

§

§

§

“ un cane “ è SOGGETTO.

Il significato della parola " cane ” è il
"protagonista" della frase, che fa da
“ teatro contestuale ”.


Proviamo a dire:
un fosso salta un cane ….

Suona strano ed assurdo.
Ma non in un contesto diverso.
In una fiaba, sarebbe "possibile". Non nella vita quotidiana.

*** In latino, o in greco si può mettere il GN2 (compl.oggetto)
prima del verbo.

Perché i casi permettevano di conservare il senso complessivo e lo dirigevano logicamente nella frase.
In latino posso dire:



Lupus hominem est / hominem lupus est / est hominem lupus.




Sarà sempre il lupo a nutrirsi, in questo tipo di indicazione.
(Fs=Frase semplice=GN+GV).

‘Est’, in latino, vale anche ‘divora, mangia’, non solo ‘è, esiste …’.

Era l’accusativo ‘hominem’ che diceva ai ‘latini’ quale dei due significati dare al verbo, in questo caso.

Il soggetto compie l'azione …. Questa non è una affermazione giusta.


Se dico: ….
L'uomo è mangiato dal lupo

- comprendo che "l'uomo" non compie, anzi, è "vittima" dell'altrui azione.



Sia permesso qui osservare che la retorica delle pecore ‘miti’, dei lupi ‘cattivi’ e dell’uomo sempre ‘vittima’, ma molto bene armata, ha portato in realtà all’estinzione del lupo, animale nobile, intelligente e socialmente elevato, nonché capace di linguaggio, ed al proliferare indiscriminato degli ovini e degli umani, frenato con sistemi che non è comunque da ‘homo gramaticus’ spiegare, anche per evitarne l’uòteriore diffusione.


**

§

§

§

§

§


*
Se dico: Don Abbondio è vile - Don. A. "compie".
Se dico: Don Abbondio fu minacciato - Don. A. non è "attore" del senso dell'azione. Lo è solo "grammaticalmente".

E' il protagonista , la "parola" (Nome proprio, qui), messa in rilievo, proposta dall'attenzione dell'ascoltatore/lettore/RICEVENTE (destinatario del MESSAGGIO).

§
§§


Quindi diremo che il GNI (SOGGETTO, secondo la tradizione tassonomica grammaticale) è quella parola che viene MESSA IN RISALTO, in evidenza, quale PROTAGONISTA della frase ( ...’teatro contestuale’ ), e che concorda con il verbo.
Cfr: Gramkartaut
Ksantomo
Gramkartaut su Wikio
Ksantmo


§§
§


Questo, ove il soggetto sia espresso.
Ossia quando la frase non sia imperniata su un verbo, o un'espressione, IMPERSONALE (piove …. è giusto fare così …. ) oppure quando il soggetto non sia sottinteso.

2) Le frasi: possiamo dividere ogni enunciato (periodo e discorso fra due punti) in parti corrispondenti ciascuna ad un GRUPPO VERBALE accompagnato da sintagmi (GRUPPI) NOMINALI e PREPOSIZIONALI SUBORDINATI (dipendenti) e comunque legati ad esso.


§

3) Chiamiamo FRASE ognuna di queste parti.

LE FRASI sono unite da

CONGIUNZIONI COORDINANTI

( INDICATORI DI FUNZIONE COORDINATA ), se unisco frasi semplici fra loro: di notte dormo e sogno (= due frasi semplici unite, coordinate = FRASE COMPOSTA…. ) o

SUBORDINANTI


se unisco uno o più SUBORDINATE (dipendenti, secondarie) a una FRASE SEMPLICE CHE FA DA REGGENTE / PRINCIPALE / INDIPENDENTE / PRIMARIA …. di notte dormo e sogno …. ‘Perché amo riposarmi pensando’.

“ Perché ” è un "indicatore di funzione", introduce una subordinata che arricchisce il "senso" della PRINCIPALE (di notte dormo) coordinata con l'altra frase semplice (anche "principale", ma aggiunta)….’e sogno’.


Le frasi sono unite da congiunzioni e separate da brevi pause segnate con virgole, in genere.

***

Nota:

**
* Sono molto usate nel linguaggio parlato le “FRASI A SCHEMA MINORITARIO"
(ossia a schema abbreviato, perché s'intuiscono gli elementi sottintesi già precedentemente pronunciati o facilmente ricostruibili):… "pronto!…." - " al diavolo!…" - "povero me!" - (enunciati derivanti da trasformazioni esclamative di : ‘io sono pronto’….etc). Oppure: "Dove vai?" - "a Scuola !" (enunciati usati nelle risposte, ove si sottintendono gli elementi intuibili).

Anche i titoli, i cartelli pubblicitari, le insegne sono "a schema minoritario": ‘più facile, sarà difficile’… ‘così bianco che più bianco non si può’… ‘chi vespa mangia le mele’.
Così anche per enunciati emessi in momenti di fretta o di concitazione… "quella sciagurata!!…" …"un serpente!…"… et cetera.



4) COORDINAZIONE E SUBORDINAZIONE : Le frasi possono essere unite fra loro dunque dalle CONGIUNZIONI, per ‘polisindeto’ o da segni di punteggiatura, per ‘asindeto’.
Ad esempio:…’noi studiamo e voi giocate’; ‘noi studiamo. Voi giocate’.


LE CONGIUNZIONI (funzionali) COORDINANTI uniscono anche, oltre a frasi, GRUPPI NOMINALI E PREPOSIZIONALI.

Ad esempio….: ‘ho incontrato Carlo e suo fratello’ … ‘ non ho visto né tuo padre né tua madre’.


Le congiunzioni COORDINANTI o COORDINATIVE principali sono le:


- Copulative….: e, anche, pure; né; neanche, neppure, nemmeno.
- Disgiuntive…: o, oppure, ovvero.
- Avversative…: ma, però, anzi, invece, pure, peraltro, tuttavia.
- Dimostrative o dichiarative…..: cioè, infatti, difatti.
- Conclusive…: dunque, pertanto, perciò, quindi, sicché.
- Correlative…: e….e; sia…sia; tanto…. Quanto; così…. Come;


Occorre ricordare che : queste congiunzioni uniscono solo frasi o proposizioni principali , quando uniscono delle frasi.

Osserviamo ora quest'altra frase:
‘non uscimmo di casa per la pioggia’.

Il GRUPPO PREPOSIZIONALE "per la pioggia" è un "subordinato", una ESPANSIONE che "arricchisce" il senso della enunciato-base:


"( noi ) non uscimmo "
“di casa " è complemento di moto da luogo, ‘espansione’ del verbo.



Al posto dell'espansione "per la pioggia" possiamo immaginare una frase intera, che sarà anch'essa in un

RAPPORTO DI SUBORDINAZIONE

rispetto all'enunciato - base (o centrale).


In questo caso AVREMO UNA ESPANSIONE FORMATA NON DA UN SEMPLICE AVVERBIO o AGGETTIVO o GP, MA DA UNA FRASE VERA E PROPRIA, che chiameremo


PROPOSIZIONE SUBORDINATA ( ESPANSIONE frase )


***
*

La frase da cui dipende si chiamerà PROPOSIZIONE
PRINCIPALE o reggente, o in qualunque altro modo equisemantico



La frase : non uscimmo di casa per la pioggia…
(GRUPPO PREPOSIZIONALE \ COMPLEMENTO DI CAUSA)


Diventa : non uscimmo di casa perché pioveva
(ESPANSIONE FRASE CAUSALE)




Del GP (complemento) "per la pioggia"


Un altro esempio: …

Mario si alzò nonostante la febbre
GN ________________
N V ____GP ____




GV


Il GP "nonostante la febbre" può essere sostituito con una frase SUBORDINATA, previa l'aggiunta d'un VERBO:

Mario si alzò, nonostante la febbre …

Mario si alzò, sebbene avesse la febbre

MARIO SI ALZO' : proposizione principale \ frase semplice.
SEBBENE AVESSE LA FEBBRE: proposizione subordinata alla principale / Concessiva.

Il complesso della due frasi è una FRASE COMPLESSA ( = periodo).


**
*

Nota :

le FRASI o PROPOSIZIONI SUBORDINATE sono introdotte da parole "invariabili", senza indicare morfematici di genere, numero, tempo, modo e persona, che chiamiamo
CONGIUNZIONI SOBORDINATIVE

(indicatori di funzione subordinata), in quanto subordinano una frase, indicano un suo rapporto di

DIPENDENZA DA UN'ALTRA.

Le principali congiunzioni subordinative sono:
Finali……………...: affinché, acciocché, che, perché, per.

Consecutive……….: tanto da, talmente da, tanto che, cosicché, sicché.

Casuali…………….: perché, giacché, che, siccome.

Temporali……….…: quando, che, allorquando, finché, mentre, allorché,
dacché.
***
*

Concessive…….…...: sebbene, nonostante, benché, quantunque, allorché.

Dichiarative………..: che, di.

Interrogative e Dubitative: che, se, perché, quando, come.

Modali……………..: come, siccome, quasi, comunque.

Eccettuativa………..: fuorché

Comparativa……….: come, siccome, piuttosto che, più che, tanto che.


**
*



TERZA PARTE


A. LA PRODUZIONE LINGUISTICA:

1. LA FRASE E SUOI ELEMENTI:
quali sono gli elementi INDISPENSABILI per costruire una FRASE ?
Non basta mettere delle parole "insieme" per comporre una frase. Risulta perciò evidente che NON sono frasi le seguenti successioni di parole:
dico sette cani che lepri ricorrono le…zampino gatta la va tanto lascia lo ladro ci al che



PER COMPORRE UNA FRASE CHE ABBIA SENSO COMPIUTO O ALMENO VEROSIMILE, O CHE COMUNQUE "SIGNIFICHI QUALCOSA", ANCHE A LIVELLO FANTASIOSO E IMMAGIANARIO, DEBBO COMBINARE LE PAROLE IN UNA DETERMINATA REALAZIONE, in un determinato ORDINE fra di loro, in modo che ne risulti un SENSO da un lato STILISTICAMENTE ACCETTABILE e dall’altro semanticamente e logicamente COMPRENSIBILE.


Perché si verifichi questa data condizione, è necessario che in una FRASE trovino posto ALMENO DUE ELEMENTI INDISPENSABILI,

il SOGGETTO \ GN(1) \ GRUPPO NOMINALE UNO \
ed il VERBO \ GRUPPO VERBALE (predicato VERBALE).


2 .SOGGETTO E PREDICATO: per definire questi due elementi consideriamo le seguenti frasi:


a. Luigi e Maddalena hanno letto su una rivista una poesia interessante.
b. I poeti, che strane creature, ogni volta che parlano è una truffa.


Le parole sottolineate sono, per ordine di successione,


SOGGETTO e PREDICATO VERBALE.
GN1 (Gruppo o sintagma nominale Uno e Verbo).

***
*

Del SOGGETTO, si è già detto che è quella parola qualsivoglia che indica il "protagonista" della frase: sia uomo, essere animato, cosa, concetto o altro.

IL PREDICATO è un'espressione VERBALE.
Nella frase: ‘a..’ è costituito dall'espressione "hanno letto".
Nella : ‘b.’ da "parlano".
La frase ‘b.’ (Francesco de Gregori - Le storie di ieri) contiene anche un anacoluto.

E' una trasformazione di :

ogni volta che i poeti parlano è una truffa:
quando i poeti parlano \ i pocti sono strane creature.


I pocti parlano - dicono parole / i poeti sono "strane creature"
le parole (di proprietà - di invenzione) dei poeti sono una truffa.


Si tratta di una FRASE COMPLESSA.


In questa frase, invece:

L'Italia è una repubblica


Il verbo (VR) ESSERE appare UNITO ad un NOME.
Chiamiamo l'espressione " è una repubblica " PREDICATO NOMINALE.


" E' ” (classica 3^ Pers.Sing.pres.Ind. - voce del verbo essere )
in questa frase qu è "copula", ossia "unione, legame” , senza un suo proprio e preciso significato o valore semantico
(come i verbi, detti appunto servili, potere, dovere, volere etc.).

"Una repubblica" è il
NOME DEL PREDICATO.


Lo stesso sarebbe se dicessimo:

l'Italia è bella.

E' = copula; bella = nome del predicato.
E' bella = predicato nominale, che meglio dovremmo chiamare:

modificante nominale.

***
*

Se invece dico:
l'Italia è "in crisi", uso il verbo ESSERE con il significato di trovarsi , essere situato/a:
l'Italia si trova in una seria crisi economica
Quindi il VERBO ESSERE può essere "copula" e reggere un predicato nominale, oppure verbo con il senso di "esistere, trovarsi, esser situato, situata", e di conseguenza unirsi ad un GP (complemento).

Il soggetto, quindi, è l'elemento che esprime la persona, il concetto,
la cosa messa in risalto.

Nella frase attiva spesso indica chi "compie" un'azione : Luigi legge.
Ma non sempre:

Luigi prese il raffreddore
o:
Matteo non partì


Luigi e Matteo, più che agire in senso prorpio, subiscono, vivono uno stato o un evento dinamico e non compiono una azione consapevole.

Nella frase passiva il soggetto finisce col subire l'azione.


Ad esempio:

Catullo fu abbandonato da Lesbia.


Ma nella frase:
Euridice fu rimpianta da Orfeo ….

Il piano grammaticale dice come "Euridice" subisca, mentre il senso ci fa intendere come Orfeo agisca spinto dalla costrizione e dal dolore.


Quindi per la "grammatica" in sé e per sé sono corrette ambedue le seguenti frasi:
a. l’uomo paziente mangia la cicoria
b. l'agnello feroce mangia il lupo


… Però per la frase:
a. siamo nella "normalità", mentre per la frase:
b. b. siamo sul piano dell'irreale, dell'incredibile.

**
*

Sono i piani del realismo e dell'assurdo,
dell'eccezionale e del quotidiano.


Quindi nelle definizioni, ma anche ordinariamente in qualsiasi sede, non dobbiamo mai confondere involontariamente e senza un motivo valido il "senso" con lo "stile".

**
*
Il soggetto (la parola in primo piano, " protagonista contestuale ") può essere accompagnato dal predicato nominale, in questo caso gli si attribuisce una qualità, uno stato particolare d'essere e di esistere.


* *
Il predicato ha la funzione di dire,
di enunciare qualcosa del soggetto.

5) STRUTTURA DELLA FRASE: vediamo ora di individuare la STRUTTURA della FRASE, cioè di verificare la come nella frase SI RISPECCHI IL MODO PROPRIO CON CUI IL PENSIERO SI ORGANIZZA E SI OBIETTIVA NEL FATTO DEL LINGUAGGIO.


6) Esaminiamo la frase:

il gatto di Luigi è bello.

Nella "struttura della frase" si può scoprire qualcosa che va al di là di una semplice successione di parole.
Nel contesto del discorso le parole sono prodotte a gruppi di due, tre, quattro, e più.
Fra questi gruppi esiste un legame particolare, determinato nel SENSO che VOGLIAMO dare alla frase.
Questi gruppi che si formano spontaneamente nella nostra mente e che sono collegati del SENSO sono:

"il gatto " - “di Luigi" - “è bello”.

Infatti l' ARTICOLO (DETERMINANTE GRAMMATICALE) si riferisce come un dito puntato alla parola - "gatto".

La PREPOSIZIONE (INDICATORE DI FUNZIONE) "di" è legata al nome "Luigi".

Il verbo (qui: copula) si lega all'aggettivo (DETERMINANTE LESSICALE o "modificante") "bello", formando un PREDICATO NOMINALE o modificante nominale (=VERBO ESSERE ((copula)) + nome del predicato ((nominale/determinante lessicale)) In definitiva il ‘predicato nominale’ può essere chiamato anche

gruppo verbale modificante … oppure
modificante nominale.


Si possono indicare i rapporti di dipendenza con questo sistema:

il gatto di Luigi è bello


GN GP GMN



GN (+GP) + GV



Fs

Questi GRUPPI DI PAROLE collegate dal SENSO si chiamano GRUPPI o SINTAGMI.
I sintagmi nominale e preposizionale - "il gatto" - "di Luigi" - sono collegati fra loro formando un sintagma PIU' GRANDE: "il gatto di Luigi" (GN+GP). Inoltre il sintagma o ‘gruppo verbale modificante nominale’ "è bello" si lega al grande sintagma (o GN+GP) "il gatto di Luigi", formando un unico blocco, cioè una frase.


Possiamo a questo punto stabilire di chiamare il sintagma più grande "il gatto di Luigi" GRUPPO NOMINALE (GN), in quanto le parole che lo compongono ruotano intorno al nome " gatto ".

***
*

Il sintagma verbale può indicarsi come gruppo verbale (GV), perché è costituito da una forma verbale , a cui si può aggiungere un elemento nominale.
Una FRASE è quindi composta da un GN e da un GV, come si può vedere dalla seguente formula:


Fs = GN + GV = Fs = frase semplice



4) STRUTTURA DEL PERIODO:
Esaminiamo ora quell' insieme di frasi che è il periodo.

Scriviamo un periodo:


" Una volta, allorchè da studente cambiai di alloggio, dovetti far tappezzare
a mie spese le pareti della stanza perché le avevo coperte di date "
( Italo Svevo )

Un periodo è composto di proposizioni (tutte contraddistinte da un soggettetto e da un predicato) fra loro collegate e che quindi, per intenderne la STRUTTURA, deve essere selezionato nelle varie proposizioni (o FRASI) che lo costituiscono..

**
*

Queste proposizioni non sono tutte dello stesso valore.

Alcune sono autonome, nel loro significato ( le principali ) e le altre sono dipendenti da quella autonoma, perché da sole non hanno un senso compiuto si chiamano anche

secondarie, oppure dipendenti o anche subordinate).

Le dipendenti del periodo preso in esame sono:


"allorché da studente cambiai alloggio"
… e
"perché le avevo coperte di date".


La principale che esprime il fatto centrale ed è il centro del periodo, ha significato autonomo. Essa è "Una volta dovetti far tappezzare a mie spese le pareti della stanza".


Rispetto a questa le due proposizioni secondarie sono delle ESPANSIONI, perché esprimono FATTI COLLATERALI E SECONDARI, in qualche modo connessi con il fatto o la sitazione idealmente posti in posizione centrale, espresso dalla principale.

Anche nel periodo quindi, oltre che nella frase, esiste una struttura ordinata, per cui le frasi sono ordinate e collegate fra loro da rapporti di dipendenza "sintattica".

SINTASSI appunto si chiama lo studio delle relazioni che le parole hanno nella frase.

La SINTASSI DEL PERIODO studia i rapporti e le relazioni fra proposizioni principali e secondarie.

***
*

Schema esplicativo:

PRINCIPALE
Una volta dovetti far tappezzare a mie spese le pareti della stanza

allorché da studente cambiai d’alloggio
= proposizione espansione frase secondaria temporale


perché le avevo coperte di date
= proposizione espansione frase secondaria causale

Nota:
le SECONDARIE ( o DIPENDENTI, o SUBORDINATE ) sono ESPANSIONI introdotte da CONGIUNZIONI SUBORDINATE.

***
*

6) IL VALORE E LA FUNZIONE DELLE PAROLE:

E’ paradossalmente arduo dare una definizione di quel che chiamiamo ‘parola‘.

**
*

Si potrebbe dire che è quell' insieme di suoni legati fra loro dal SENSO
complessivo e dalla FUNZIONE che hanno nel contesto del discorso.



Per esempio la parola MELA è costituita dalla sequenza dei fonemi (lettere dell'alfabeto come si pronunziano): ‘ m - e - l – a ’ .


Questi suoni, pronunciati in questo ordine, indicano quel particolare frutto così chiamato: ne sono, insomma, il SIGNIFICANTE.


Il "FONEMA" è l'unità minima fonetica, cioè ogni singolo suono di una lingua, indicato con determinate "lettere" (grafemi, dal greco = scrivo).
Ogni lingua alfabetica ha dei fonemi e dei grafemi particolari.


Vi sono parole che hanno un senso compiuto e altre che servono solo per indicare una FUNZIONE, ossia i rapporti fra le varie "parole" (MONEMI), come dei semplici cartellini segnaletici che suggeriscono al lettore un certo ' modo ' per interpretare le parole che seguono.

Prendiamo l'articolo (DETERMINANTE GRAMMATICALE) ‘ il '.
Si tratta di una parola senza un senso preciso.
Serve solo ad indicare e DETERMINARE la parola che segue. Quando dico 'il giardino', la paroletta 'il' serve per farci intendere che ‘il’ --GIARDINO-- da essa indicato non è ' un qualunque giardino', ma uno certo, determinato, distinto da altri.
E' diverso dire 'il giardino del sultano' da … "ho visto un bel giardino".
In questa ultima frase si vuole indicare in modo 'indeterminato' e vago 'un' giardino, perciò si usa il determinante " UN " (articolo ‘indeterminativo’). Queste 'parolette', e cioè gli 'articoli' (determinanti grammaticali) servono per indirizzare genericamente il SENSO di un'altra parola, restringendo o allargando il 'campo semantico e logico' di un termine .

Consideriamo ora la seguente frase:
‘l'automobile di Anna Maria è nuova’.

La paroletta 'di' indica un rapporto di appartenenza, in particolare l'appartenenza dell'automobile, che è 'di Anna Maria'.
Questa paroletta indica una FUNZIONE : 'Anna Maria' è in funzione di 'automobile.
Le PREPOSIZIONI perciò sono dette FUNZIONALI (o INDICATORI DI FUNZIONE).
Si è già osservato che ad un Gruppo Preposizionale (ESPANSIONE \ 'complemento') corrisponde, fatta la dovuta trasformazione, a una FRASE SUBORDINATA.
Le FRASI SUBORDINATE sono introdotte da CONGIUNZIONI SUBORDINANTI.
Le congiunzioni, quindi, sono anch'esse INDICATORI DI FUNZIONE.

Ad esempio:
non riuscii a scrivere la poesia ……… per mancanza d'ispirazione
proposizione principale espansione causale

non riuscii a scrivere la poesia …… perché mi mancava l'ispirazione
proposizione principale frase espansione causale
subordinata


Nel primo caso si ha una FRASE SEMPLICE.
Nel secondo una FRASE COMPLESSA.

FRASE COMPLESSA= Fs (PRINCIPALE) + X =SUBORDINATA


L'unione tra Fs e X è resa possibile dal
FUNZIONALE (CONGIUNZIONE SUBORDINATIVA)

Le CONGIUNZIONI COORDINATIVE uniscono frasi semplici tra loro, formando FARSI COMPOSTE.
Ad esempio:
Luigi parla +
Luigi cammina=
Luigi parla e cammina

FRASE COMPOSTA= Fs + Fs ( + Fs…..)


Esistono altre parole, poi, che hanno un SENSO AUTONOMO, come: albero, cielo, strada.

Questi monemi indicano un oggetto reale, una persona o un'idea astratta, un concetto.

Si tratta di NOMI e sostantivi.
Possiamo chiamarli NOMINALI .

I 'PRONOMI' possono 'sostituirli'.
Sono anch’essi dei NOMINALI.

Ad esempio:
Catullo vide Clodia e la salutò.

Gli AGGETTIVI sono monemi che si aggiungono ai NOMINALI (NOMI) per precisarne il SENSO.

Sono DETERMINATI LESSICALI, o LESSEMI MODIFICANTI in quanto apportano una modifica, una precisazione ad un nominale.

Il cielo può essere coperto, nuvoloso, celeste, arancione, 'azzurro', lontano….

Sono anche delle

ESPANSIONI,

come i 'complementi' , perché dirigono, fanno 'espandere' in una direzione il senso d'un nominale.

Un cane può essere ‘bello, feroce, mansueto’.

Può anche essere …: ‘di tipo belga, di Mario, da guardia' ….

Classificando le parole in base al loro valore e alla loro 'funzione' si è giunti a considerare le cosiddette PARTI DEL DISCORSO, che, per accennarle soltanto, sono le seguenti:

ARTICOLO = NOME = PRONOME = AGGETTIVO = VERBO

… parti variabili, in quanto al LESSEMA (TEMA - RADICE) possiamo aggiungere dei MORFEMI (prefissi e suffissi) determinando ' genere, numero, tempo e modo', come ad una 'base' stereofonica possiamo aggiungere diversi accessori per ottenere sofisticati 'effetti'.

**

AVVERBIO = PREPOSIZIONE = CONGIUNZIONE INTERIEZIONE

… parti invariabili, perché non sono ' modificabili' con aggiunte di prefissi e suffissi.
Possono, al massimo, agglutinarsi - o fondersi - con un'altra parola.

Ad esempio:
DETERMINANTE.+ FUNZIONE.GRAMMATICALE.= DETERMINANTE FUNZIONALE - DI + IL = DEL …. Le PARTI VARIABILI sono suscettibili, quindi, di 'modificazioni '.
In tal caso si parla di FLESSIONE per AGGETTIVI , NOMI , PRONOMI , e ARTICOLI.

Per i VERBI si parla di CONIUGAZIONE .
NOME :
a. – nome -lup-o (sing. M.)- lup-a (sing. F.) - lup-i (pl. M.) - lup-e (pl. F.):
b. – aggettivo - buon-o (sing. M.) - buon-a (sing. F.) - buon-i (pl. M.) - buon-e
(pl. F.).

c. – verbo :

pronome
singolare
pronome
Plurale

IO CANT- O NOI CANT- ATE
TU CANT- I VOI CANT- IAMO
EGLI CANT- A ESSI CANT-ANO

6 ) INVERSIONE DELLA FRASE :

la frase "il treno arriva" può presentarsi anche nella forma
arriva il treno

Diciamo allora che la frase ha subito una

TRASFORMAZIONE INVERSIONE (T.inv.)

Questa nuova 'struttura' (disposizione delle parole)
si ottiene ponendo il SOGGETTO dopo il predicato.


Es. a) cadono le foglie (GV + GN) / da : le foglie cadono (GN + GV).
Es. b) è arrivato mio zio (GV + GN) / da : mio zio è arrivato (GN + GV).

***
*

Questa struttura, che è meglio usare solo se nelle frasi è presente solo il GNI (soggetto), a mano che non si usi un ANACOLUTO (come prima detto), è FREQUENTE NELLE FRASI INTERROGATIVE .

Ad esempio …. : è necessaria questa spesa ? (GV + GN). ….
La struttura 'normale' (GN + GV) è detta 'DIRETTA'.


6. LA COORDINAZIONE :



7) LA 'SOMMA' DELLE FRASI: si pensi ad un periodo di questo tipo:

Lucio studia.
Lucio è diligente.

Sommando le due frasi ELIMINIAMO LA RIPETIZIONE DEL SOGGETTO ed otteniamo una FRASE COMPOSTA: ….

Lucio studia ed è diligente.


Abbiamo COORDINATO le due FRASI o PROPOSIZIONI PRINCIPALI.

Chiamiamo …. PRINCIPALI le due frasi perché possono essere separate da una forte pausa (' punto' o 'punti e virgola') e quindi sono AUTONOME.

La congiunzione che coordina le due frasi è la ‘ e ‘ , che fa parte delle CONGIUNZIONI COORDINATIVE .



8) SI TENGA PRESENTE IL SEGUENTE SPECCHIETTO:

a) FRASE SEMPLICE …. :
GN + GV=(D+N) + V +(GN2) =
D + N + V + D + N

***
*

b) FRASE COMPOSTA :
SOMMA PER COORDINAZIONE DI
DUE O PIÙ' FRASI SEMPLICI.

= Fs+Fs = (GN + GV) + ….


c) FRASE COMPLESSA:

unione di una \ o più \ Fs 'principale\i' con una \ o più \ 'subordinata\e'.

L'unione avviene per mezzo di
FUNZIONALI SUBORDINANTI
o CONGIUNZIONI SUBORDINATIVE = Fs + X (+ X + …. ) .


X è il simbolo della espansione frase subordinata o dipendente


- Catullo scrive poesie ………………………. FRASE SEMPLICE


- Catullo è un poeta ………………………… FRASE SEMPLICE



- Catullo scrive poesie ed è un poeta ………….. FRASE COMPOSTA


- Catullo è un poeta e scrive poesie ……….….. FRASE COMPOSTA


- Catullo scrive poesie perché è un poeta …… FRASE COMPLESSA

- Catullo è un poeta perché scrive poesie …... FRASE COMPLESSA


Così sono complesse le frasi del tipo …

Catullo è un poeta quando \ se scrive poesie

= una proposizione principale unita ad una subordinata da una
congiunzione ( funzionale) subordinativa .


Le FRASI COMPOSTE e COMPLESSE hanno ALMENO DUE PREDICATI.


Es. a) Paul e John cantano.

Es. b) Paul scrive le parole e John compone la musica.



SOLO la SECONDA FRASE è' COMPOSTA, perché HA DUE PREDICATI (VERBALI, in questo caso). La prima frase è SEMPLICE perché LA CONGIUNZIONE unisce non DUE FRASI ma DUE NOMI. Il verbo della frase è uno ("cantano"), quindi la FRASE è UNA SOLA.
Sarebbe una frase SEMPLICE ANCHE SE DICESSIMO:

Paul, cantante dei beatles, e John, appartenente allo stesso "gruppo", cantano?
"Cantante" è participio presente.

Come "appartenente".
Quindi le due ESPANSIONI FRASI in cui si trovano i participi possono considerarsi RELATIVI (cantante = che canta - appartenete = che appartiene).

La frase, invece:

Paul giovane di Liverpool, e John, suo concittadino, cantano

- è SEMPLICE, perché "giovane" e "concittadino" sono due ESPANSIONI che fungono da apposizione/attributo.
Non sono verbi.
Quindi, le ESPANSIONI rendono complessa la frase solo se sono a loro volta dei VERBALI.

"Cantante" e "appartenente" possono anche essere considerati "participi sostantivati". In questo caso, sarebbe SEMPLICE ANCHE LA PRIMA FRASE ANALIZZATA.

Ma il fatto che almeno uno dei due participi possa essere "trasformato" ci consiglia di considerarla COMPLESSA.


9)
GLI " ALBERI " o STEMMI
(PHRASE MARKERS = INDICATORI DI FRASE) :

Esaminiamo queste due frasi.
a) Paolo e Maria leggono (GN + GN + GV) = Fs (frase semplice)
b) Marco studia ed è diligente (GN + GV + GV) (il 2° GV è V Aus. + P. vo
(“Predicativo = Nome del Predicato”)
= *’predicato nominale’) = Frase composta.
Schema n. 6
_________________Frase semplice (a)

GN GV


N F N V
Paolo e Maria leggono

_________________ Frase composta (b )



GN GV
N
G V2



V F V determinante o

modificante nominale

Marco studia ed è diligente
Nella frase (b) analizzata nel phraso marker (= indicatore di frase, perché rende visibile la struttura delle frasi e i rapporti logici grammaticali intercorrenti fra le "parole" ) il GV contiene due verbi:

un Predicato Verbale propriamente detto e un Determinante (o Modificante) Nominale, come si propone di denominarlo, chiamato anche ‘predicato nominale’.


Nella frase (a) la congiunzione (F=funzionale) ‘ e ’ lega due NOMI, che formano così un soggetto unico, composto.
Nella frase (b) la congiunzione ‘ e ’ lega due VERBI, quindi potenzialmente due FRASI, poiché due verbi indicano la presenza di due frasi, coordinate fra loro: risulta un verbo unico, ma COMPOSTO e DOPPIO.


9) LA SUBORDINAZIONE: la FRASE COMPLESSA:


Osserviamo il seguente enunciato:


mentre osservavo le stelle, non mi accorgevo di un gruppo di amici che passava .


Si tratta di una frase complessa, formata da tre enunciati, fusi o uniti tra loro:

- Mentre osservavo le stelle
- Non mi accorgevo di un gruppo di amici
- che passava


I concetti espressi dai tre enunciati sono collegati fra loro. Diciamo dunque che in una frase COMPLESSA ogni enunciato è rappresentato e sostenuto dal verbo, così che nel su interno l’insieme degli enunciati si relazioni in un rapporto di subordinazione alla frase principale.

La PREPOSIZIONE PRINCIPALE è detta anche "Reggente" perché è NECESSARIA per la completezza della frase intera. La SUBORDINATA è detta anche "Dipendente", perché si appoggia alla principale o da essa dipende (è una sua ESPANSIONE FRASE).

Se infatti dicessimo:
mentre osservavo le stelle
(Espansione Frase Temporale),

fermandoci qui, non avremmo una frase di senso compiuto: si tratta di una frase subordinata che si "appoggia" alla principale e la colloca in un determinato spazio temporale.

La Frase Principale (che se fosse sola sarebbe una Frase Semplice) è:

non mi accorgevo di un gruppo di amici …

Questa Frase Semplice (da sola) ha un SENSO COMPIUTO , e potrebbe stare anche da sola , senza l'altra ESPANSIONE FRASE che l'accompagna e l'arricchisce.

IL RAPPORTO DI SUBORDINAZIONE è stabilito da INDICATORI DI FUNZIONE GRAMMATICALE (congiunzioni subordinate).

Le CONGIUNZIONI SUBORDINATIVE, come si è già accennato, hanno quindi una funzione diversa da quelle COORDINATIVE.

Se dico, infatti:


piove - e - sono triste


I due concetti formano una FRASE COMPOSTA. ……Se dico, invece……


sono triste - perché- piove


I due enunciati formano una FRASE COMPLESSA, perché l'enunciato "perché piove" dipende dall'enunciato sono triste : è una ESPANSIONE, una ESPANSIONE FRASE, una proposizione subordinata (x) .

L'Indicatore di funzione che unisce questi due enunciati è, quindi, un SUBORDINATORE.



Prendiamo due enunciati: cammino…. sto bene….
Posso coordinare i due enunciati: …cammino e sto bene…


Formando così una frase composta.


Posso inoltre, introducendo un subordinatore, formare una
FRASE COMPLESSA,
in cui un enunciato (frase, proposizione) dipenda dall'altro in rapporti diversi (di fine, di causa, di tempo, etc…).


- cammino per stare bene/ mangio affinché stia bene/ mangio perché sto bene/ mangio quando sto bene….

LE FRASI SUBORDINATE, QUINDI, INTRODUCONO UN'IDEA CHE CONDIZIONA ARRICCHISCE, SPIEGA QUELLA DELLA FRASE PRINCIPALE.

§§
§


Schema n. 7 FRASE COMPLESSA



Fs = PRINCIPALE o reggente
FRASE X = ESPANSIONE
FRASE SUBORDINATA



GN F GV

GN V
N
V
V
(io) leggo affinché (io) impari
“ “ per “ imparare
frase espansione finale_________________________
“ leggo perché “ imparo
“ “ giacché “ “
“ “ siccome “ “
frase espansione causale________________________
“ “ quando “ imparo
“ “ finché “ “ \ i
frase espansione temporale______________________
“ “ tanto \ così da “ imparare
“ “ in modo tale che “ impari
frase espansione consecutiva____________________
“ “ se “ imparo
“ “ a patto che “ impari
frase espansione condizionale___________________


Chiamando ‘X’ la frase espansione condizionale possiamo scrivere la seguente formula:



Frase complessa =GN+GV+X(+X+X…)



Nota:

la ‘frase espansione‘ può essere implicita se ha il verbo all’infinito, al participio o al gerundio, esplicita se ha invece il verbo all’indicativo, al congiuntivo o al condizionale.



SINTASSI DEL PERIODO:


LA FRASE SEMPLICE (Fs) può essere rappresentata con la formula :

Fs = GN + G V

Il GN è un insieme di parole che si appoggiano alla ‘parola centro’, a quella che indica il ‘protagonista’ della frase, il ‘soggetto’, mentre il GV è un insieme di parole che dipendono dal verbo.


Per esempio:

il cappotto di Antonino è molto bello

GN ESP V +Modificante Nominale
GN GV




La FRASE COMPLESSA è invece costituita da un enunciato principale e da uno dipendente (o subordinato), che rappresenteremo con una ' X '.

Ripetiamo la 'formula' della F. COMPLESSA = Fs + X.

Ricaviamone una frase complessa:


. . . . il portiere si lanciò sull'avversario per fermarlo

F complessa … … = ( Fs ) + ( . . X )


GN = il portiere
GV = si lanciò sull'avversario

Fs = GN + GV


Per fermarlo: frase espansione finale implicita

_ per = indicatore di funzione
_ fermare = verbale
_ lo = (quello) = GN = nominale

. . . . . e ancora:

• oggi non esco perché piove.
_ io = GN
_ oggi non esco = X (frase principale negativa)
_ perché piove = espansione frase causale esplicita (subordinata)

Nota: la SUBORDINATA può anche trovarsi prima della principale:
. . . quando piove, mi sento triste . . .



Frase complessa = X + GN + GV


**
*

Talora la FRASE ESPANSIONE SUBORDINATA
si trova inserita fra GN e GV:


. . . l'attore, per essere più chiaro, ripeté la battuta . . .


F. compl. = GN + X + GV

§§
§


RIASSUMENDO :


Abbiamo tre tipi fondamentali di frase:



a) frase semplice: è detta anche 'indipendente', perché ha senso compiuto
Fs = GN + GV = . . . Luigi legge . . .

b) frase composta: è formata da più frasi semplici fra loro coordinate.
Fc = GN + GV + FUNZ. + GN + GV = . . . Luigi scrive e legge . . .

c) frase complessa: è formata da una proposizione principale (Fs) e
da una espansione frase ( proposizione subordinata ).




Fc = GN + GV + X = . . . Mara legge il giornale mentre Luigi dipinge . . .
Fc = X + GN + GV = . . . Mentre Luigi dipinge, Mara legge il giornale . . .
Fc = GN + X + GV = . . . Mara, mentre Luigi dipinge, legge il giornale . . .



I tipi più frequenti di SUBORDINATE
(FRASE ESPANSIONE)
sono i seguenti:


FRASE ESPANSIONE SOGGETTIVA, FINALE, CAUSALE,, CONCESSIVA, TEMPORALE, INTERROGATIVA, CONSECUTIVA, CONDIZIONALE, COMPARATIVA, RELATIVA.


In genere la FRASE ESPANSIONE SUBORDINATA prende il nome dalla congiunzione indicatore di funzione (FUNZIONALE ) che la introduce.


§

§

§

§

§


**
*



LE TRASFORMAZIONI :



scriviamo una frase semplice:



…. Gli uomini amano la giustizia ….

È' una frase "DICHIARATIVA".
Enuncia un fatto che può essere o non essere vero e tuttavia viene presentato come un dato di fatto.

In questa FRASE BASE, frase di partenza, possiamo applicare le seguenti TRASFORMAZIONI:




INTERROGATIVA (NEGATIVA)
* DICHIARATIVA
ESCLAMATIVA (PASSIVA)
o ESPOSITIVA
IMPERATIVA (ENFATICA)





Lo specchietto indica che posso rendere la frase base:





* Interrogativa: Gli uomini amano la giustizia?
* Esclamativa: Gli uomini amano la giustizia!
* Imperativa: Gli uomini amino la giustizia!- Uomini! Amate la giustizia!




Ognuna di queste "trasformazioni" può essere resa:


** negativa:
*** Gli uomini non amano la giustizia.
(Forse che ) gli uomini non amano la giustizia?
gli uomini non amano la giustizia!
gli uomini non amino la giustizia! (uomini! Non amate la
giustizia!)


… *** passiva:

*** la giustizia non è amata (oppure: è amata) dagli uomini
(forse che) la giustizia è amata (o: non è amata) dagli uomini ?
La giustizia non (o: è) è amata dagli uomini !
La giustizia non sia (o: sia) amata dagli uomini !



…. *** enfatica:

**** la giustizia, gli uomini la amano ( o: non la amano )
la giustizia, la amano gli uomini? ( o: non la amano gli uomini?)
la giustizia, gli uomini non la amano! (o:la amano!)
la giustizia, la (o:non la) amino gli uomini!







****
*


Quindi le trasformazioni ‘interrogativa, esclamativa e imperativa’ operano su di una frase\base dichiarativa. A queste poi si aggiungono, con innumerevoli combinazioni possibili, le trasformazioni ‘negativa, passiva e enfatica’.



§

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§

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***
Grosseto, gennaio / marzo 2006

febbraio Marzo 2009 _____




Gennaro di Jacovo

§
§§

Gennaro di Jacovo
Gennarino di Iacovo
Eskaton
Ksantmo
Pan

§§
§


§§
§

§
§§
§§§




§
§§
§§§
k@

Prece dei bambi

Signore io sono solamente
un dàino che deterge il vetro
freddo e trasparente
d’un’auto ferma al rosso
di un inkrocho


Ma Tu ascoltami lo stesso ...

§

… aiuta tutti i gattini
Grigi e Pezzati Rossi e piccolini
ad attraversare le strade del mondo
con tanti suv e diesel e auto ibridate
veloci e distratte nere o colorate


aiuta i tassi e le tasse esigenti
i piccioni imprudenti
e le lumache senza denti


e le beccacce e le folaghe
e le quaglie che
per salvare i piccoli …
fingono di essere ferite
per distrarre chi cerca il loro nido …


… aiuta tutti … le foche bastonate
e le oche ridotte a giubbotti
gli orsi e i castori operosi
aiuta i topi e salvali dai gatti
aiuta i serpenti e salvali dai falchi
aiuta la lince e la volpe
e salvale dai cacciatori ottusi
e dai loro feroci alleati
aiuta il cane
e salvalo dal cacciatore
aiuta gatti leoni e falchi adulti
e insegna loro a mangiare fagioli
e non animali feriti e soli …
come Simba o Mufasa
ogni felino
viva con topi
rispetti il piccioncino …
aiuta il Sole e non farlo esagerare
quando manda i suoi raggi
sopra querce e faggi
aiuta l’acqua a non farsi seccare
e il fiume tu sostenta
che regga la scodella di Siddharta …
e salva il mare
scintillante e azzurro
di Napoli e dintorni …


§
§§

aiuta quelli che soffrono
e che piangono
per la nostra scempiaggine
aiuta i nostri figli
che come poveri conigli
respireranno veleno


ma soprattutto aiuta tu i grigini
e belli gatti silenziosi
randagi e affamati
a trovare un rifugio
perché le notti sono lunghe
e i temporali infiniti
lungo le coste di questo monte
pieno di foglie qua
e di là del ponte …


§

quando anche noi lasciate le questioni
dei nostri Ne\mici tanto e bene amati
varcheremo la soglia dell’arkano …
troveremo Te
con la scodella in mano
dell’Acqua fresca e limpida
che il tempo non scolora …


E ci sorriderai Tu
proprio in quell’ora
dicendoci così …
‘’ora lo sai
l’amore più grande
non è fare da servi a chi è potente
e nemmeno ai piaceri farsi proni
ma è senza compenso
darsi ai piccoli indifesi
come doni …
è come offrire tutto per gli a\mici
che camminano sempre senza
mani e senza i pesi
della paura assurda
del Do\mani …‘’ …


§§
§

… lungo le coste
di questo monte
pieno di foglie qua
e di là del ponte …


_________________

*
** *
... non guerra vogliamo
ma Pace ...
noi siamo i Bronzi
di Rjace ...

le foglie del nespolo
GldJ
Sintagma Argos


Kwandargos

** *
**
*

§§§
§§
§
























***
M Arg° 11 ottobre 2007

*** novem k


§ confer: …

filosofia linguistica contestuale e

glottologia … … gramatikus

grammatica contestuale … … gramatik

narrativa: Hirundo Poemata … et alia

§

Gennaro di Jacovo


Grammatica Contestuale

Ad uso dei Giovani e delle Scuole


g_diiacovo@virgilio.it

januargos

gennarodj



1. LA LINGUA COME STRUMENTO DI COMUNICAZIONE:


Fra le caratteristiche comuni agli uomini di tutte le regioni della Terra, troviamo l' uso della lingua e del linguaggio come strumento di comunicazione.

La lingua parlata, il linguaggio o ‘parole’, è presente ovunque, mentre la lingua scritta, la ‘langue’, è codificata e attestata solo in certi tipi e stadi di cultura.






Con la nascita dell’alfabeto, o comunque di qualche sistema di scrittura che inizialmente dobbiamo immaginare quale un sistema di segni che imitassero e raffigurassero oggetti o metafore di concetti e idee, ha inizio quella che si chiama ordinariamente epoca letteraria o storica, e che ricopre una fase sensibilmente breve della permanenza dell’uomo sulla terra.





Va osservato anche che ogni animale, ogni oggetto dell’universo ha un suo modo di parlare, un suo linguaggio e forse addirittura un suo limitato alphabeto, ma l’uomo per fretta e superficialità quasi sempre ignora queste silenziose espressioni di linguaggi lontani, che a volte si fanno suoni veri e propri, come quelli degli animali, ben più intelligenti e sapienti di quanto si creda.







Occorre rispetto e amore per ogni linguaggio, altrimenti anche il nostro, che forse è il più complesso e artefatto proprio perché esprime un mondo interiore più lacerato e conflittuale, risulterà così vario, astruso e incomprensibile un giorno, come avvenne a Babele, che non riusciremo più non solo a capirci, ma neppure a intuire quale lingua parliamo.



Gli animali, contrariamente a quanto si pensa, hanno un sistema di comunicazione efficace, vario ed unico per tutti gli individui di qualsiasi contrada e paese della Terra.



In pratica hanno realizzato da sempre un vecchio sogno dell’uomo, quello della unificazione dei codici linguistici e del superamento della differenziazione linguistica.



***

Quando fu creato, come immagina Dante, un grande poeta ma soprattutto un grande linguista, l’uomo espresse la sua prima parola.



** Gridò la sua riconoscenza a Dio, il suo ‘fattore’.



Unire un significato astratto, la riconoscenza, ad un suono foneticamente articolato, il significante, arbitrariamente espresso, volontariamente e intenzionalmente formulato, volle dire creare l’elemento minimo complesso della lingua parlata, la parola.



E questo si ripeterà sempre, ogni volta che un essere emetterà un segno a cui attribuirà un senso e un significato.

Accadrebbe anche se fosse cieco e muto.



Non per nulla quella che chiamiamo letteratura è stata creata da un cieco che forse neppure conosceva alfabeti.



La mente, Mnemosyne e le sue figlie, le Muse, sono esse stesse alfabeto, poesia e oceano di idee, conoscenze e segni, che poi questi siano scritti i disegnati, è cosa probabilmente di un qualche interesse solo contingente.



Riguarda la storia, le biblioteche, la letteratura e i libri, e qualsiasi altro mezzo più o meno apparentemente innovativo, che occupano solo l’ultimissima parte della vicenda umana, quella visibilmente caratterizzata anche dalla enorme e quasi sempre univoca e monopolare influenza dell’uomo sul contesto naturale esterno.





Successivamente all’atto primigenio e archetipico del parlare, che si pone in un tempo al di fuori del tempo e che quindi è quasi scoperto e creato da ogni parlante quando inizi ad usare il linguaggio, una volta formato un insieme cospicuo di parole d’ogni tipo, è stato necessario formare un determinato lessico, una qualche sintassi e grammatica.



Tutto questo solo da poche migliaia di anni si è trasformato in codice linguistico normativo e lessicale, in testi scritti in varie forme, in vocabolari, grammatiche e sintassi, in biblioteche e da poco in altri sistemi di scrittura digitale e computerizzata.







Le intuizioni di Sausurre e Chomsky, comunque, attuali e geniali, erano già in Platone e Dante, di cui si preferisce ricordare le parti più appariscenti della dottrina poetica e filosofica, e non quegli aspetti della vita legati all’amore per la libertà e la dignità personali.



Entrambe furono privati della libertà, furono l’uno schiavo e l’altro esule, ma non si privarono mai della loro libertà della mente, della loro capacità intellettuale, della loro intelligenza.


Questa era la loro Firenze e la loro Atene.

La loro Polis.



***

2. ALTRI SISTEMI DI COMUNICAZIONE USATI DAGLI UOMINI:

La funzione centrale e principale di una lingua è quella di trasmettere informazioni, cioè di svolgere una FUNZIONE COMUNICATIVA.





Gli uomini però possono comunicare anche per mezzo di altri segni linguistici: i gesti, le fumate degli indiani d'America, i tamtam delle tribù primitive, i cartelli della segnaletica stradale, le espressioni del volto etc …

In linea di massima si può dire che qualsiai segno a cui si attribuisca un significato comprensibile può entrare a far parte di un sistema di segni suscettibile di un ordinanento convenzionale formando quindi un codice, con un lessico ed una sintassi, delimitato ad un gruppo di individui.





Quel gruppo che deliberatamente, ‘arbitrariamente’, ossia con un preciso atto basato sulla conoscenza e sulla convenienza, lo elegge, lo crea. lo forma e trasforma.





Un inguaribile economista potrebbe parlare di una sorta di ‘contratto informatico’, o comunicativo, di tipo linguistico.





E’ un contratto senza testo scritto né compromesso, paradossalmente da rispettare a cose fatte, con la creazione di ‘codici’ lessicale e grammaticali che nascono quando il linguaggio è già divenuto lingua scritta, magari letteratura, e necessita di una sistematicità normativa.





Questa, una volta affermate le sue regole e la natura dell’errore, sorgente in qualche caso dell’evoluzione linguistica ma anche limite, confine e fine delle competenze linguistiche, una volta stabilito il modo corretto dell’uso della lingua immancabilmente ne rappresenta anche in qualche modo un argine e freno alla ulteriore sempre imprevedibile trasformazione.





3. LA DOPPIA ARTICOLAZIONE DEL LINGUAGGIO:




Il linguaggio è una associazione di segni fonici o grafici significanti univocamente combinati con i relativi significati (idee - oggetti): un “insieme", insomma, del tutto "arbitrario" di simboli convenzionali ad ognuno dei quali viene associato un preciso campo di significati.



Simboli e significati mutano, nascono e muoiono, come tutte le altre cose.



** Come ogni oggetto, come ogni essere vivente, le parole hanno un loro corso vitale, nel quale è difficile anche riconoscere e distinguere la nascita dalla morte, tanto che spesso lessemi e fonemi ritenuti ‘estinti’ e abbandonati, gettati quasi nel dimenticatoio come un umile rifiuto, rinascono, rivivono e si riaffermano nel dominio linguistico, come risorti.







Questo ricorrente anche se misconosciuto fenomeno ci indica e ci insegna che in effetti non esistono in assoluto persone, cose e lingue morte, ossia nullificate e in eterno assenti e spente, perché esse, come gli uomini, rivivono nei figli, dormono apparentemente nel loro oblio e si risvegliano nell’uso e nella memoria affettiva.



Tutto quello che è veramente importante, è come un seme sotto la neve e la terra, quasi ignorato e dimenticato ma pronto a farsi pianta e fruttificare.



Quello che invece è già scoria e spazzatura, può rivivere e rinascere, essere rigenerato, come fa la Natura sempre con tutti, ed è sempre davanti a noi, in piena visibilità.











Prendiamo il messaggio " DIVIETO DI SOSTA ". Possiamo dividerlo

in tre " parti ", ognuna delle quali può essere usata in altre occasioni:





-divieto-…di sorpasso / il libro…-di- Luigi / ho fatto una lunga …- sosta -.





Inoltre uno qualsiasi di questi "segni" linguistici può essere a sua volta diviso: diviet-o; questa forma di divisione del linguaggio in unità successive fornite di significato è detta PRIMA ARTICOLAZIONE DEL LINGUAGGIO.



Ma ognuna delle unità individuate nella PRIMA ARTICOLAZIONE può essere divisa in unità più piccole PRIVE DI SIGNIFICATO.



Per esempio: "sosta" è formata da 5 unità: s-o-s-t-a, ossia da 5 FONEMI, ognuno dei quali fa distinguere questo segno da altri come p-osta, s-e--sta, so–r-ta, sos-i-a,. Questa è la SECONDA ARTICOLAZIONE DEL LINGUAGGIO, con cui dividiamo le unità significative nei singoli suoni che la compongono.






L'ATTO DELLA COMUNICAZIONE:



*** Molteplici sono, come si è accennato, i tipi di comunicazione, ma noi ora ci interesseremo in prevalenza della comunicazione di tipo linguistico.



Perché avvenga una comunicazione linguistica è indispensabile la presenza di una persona che parli o che scriva, innanzitutto, che sarà l' EMITTENTE, o mittente, o trasmittente, ossia la fonte stessa dell’atto linguistico, il creatore del messaggio con un grado più o meno alto di intenzionalità e di volontarietà, in quanto nei diversi tipi di letteratura possiamo rilevare in chi si fa autore la presenza più o meno vistosa di una personalità ispiratrice condizionante o di una qualche committenza umana o divina..





Quello che questa persona ‘autore’ dice o scrive sarà il MESSAGGIO o DISCORSO.



La persona a cui il messaggio è destinato sarà il DESTINATARIO, o RICEVENTE.



Perché vi sia "comprensione", bisogna che la lingua usata di chi parla (o scrive, o telefona, o comunque trasmette) sia conosciuta da chi ascolta o legge.

Si deve perciò usare un CODICE (il complesso di "segnali" le"parole"

di un linguaggio o d'una lingua) comune.

***

*

La COMUNICAZIONE, una volta per così dire attivata dalla emissine di un messaggio da parte del mittente, può essere ostacolata da vari fattori (rumori; scarsa attenzione del DESTINATARIO o RICEVENTE; una precisa volontà di non entrare in comunicazione da parte del destinatario).

***

Naturalmente la filosofia del linguaggio, più che la grammatica, studia ed esamina queste modalità che chiamerei glottosofiche, poiché riguardano la conoscenza, la sapienza della e sulla lingua.









Schema 1 :

RUMORI (esempio: la lontananza;

il chiasso nell'ambiente.)





MITTENTE ... SEGNALE ... CANALE ... RICETTORE … MESSAGGIO





(la persona che (emissione (vibrazioni (apparato uditivo (articolazione

parla - scrive) di suoni ) acustiche) di chi ascolta) di significati)













CODICE ( la lingua parlata, come

sistema di simboli, nei quali ad

ogni SIGNIFICANTE -suono/segno-

corrisponde un SIGNIFICATO –

concetto / idea )






DESTINATARIO

( la persona che riceve il MESSAGGIO

e trasforma i SIGNIFICANTI in

SIGNIFICATI - concetti / idea )








***




Lo Schema 1 è riportato in G. BARBIERI, Le strutture della nostra lingua, La Nuova Italia, FI 1972, pag. 9.

A. MARCHESE in Didattica dell'Italiano e strutturalismo linguistico, Principato, Mi 1973, pagg. 23 segg., riporta il seguente schema, proposto da R. JACOBSON (Saggi di linguistica generale, Feltrinelli, 1966, p. 185):











CONTESTO

MESSAGGIO

*** MITTENTE DESTINATARIO

CONTATTO

CODICE











A questi FATTORI della comunicazione, corrispondono le seguenti

FUNZIONI del linguaggio, ossia diverse finalità d'uso del linguaggio:







INFORMATIVA

POETICA

EMOTIVA O ESPRESSIVA

CONATIVA

FàTICA

METALINGUISTICA







5) LA FUNZIONE DELLA LINGUA:

quando una persona rivolge il discorso ad un'altra, utilizza il linguaggio per diversi fini.



Per esempio:





"Mio fratello ha terminato il servizio militare e torna a casa questa sera"….. "Mi fa piacere questo, sono d'accordo"……

"Vieni questa sera a casa nostra”.







Chiamiamo "a", "b" e "c" rispettivamente le tre frasi.:



"a" informa d’un fatto avvenuto e d'un altro prossimo ad avverarsi; "b" reagisce esprimendo un parere personale;

"c" esprime un invito, una esortazione.





Possiamo dire che ogni frase svolge una FUNZIONE tipica del linguaggio.



***

*** Le ‘ FUNZIONI ’ della lingua sono:



**

1) INFORMATIVA, o ‘referenziale’, tipica del discorso storico e scientifico: "informa";



2) ESPRESSIVA, esprime contenuti ‘soggettivi’ e personali, non fatti e dati informativi. Tipica del linguaggio dei "poeti" e di chiunque voglia comunicare emozioni, sensazioni, sentimenti, stati d’animo;



3) CONATIVA o imperativa, sollecita gli altri a compiere determinate azioni. Tipica del linguaggio giuridico, "profetico", moraleggiante. Ve ne sono altre due, più specifiche e adatte a particolarissime situazioni:



4) FàTICA, per sollecitare l'attenzione di chi ascolta: “mi sono spiegato?” – “Va bene?” – “Pronto!?" (al telefono…);



5) METALINGUISTICA, quando il discorso riguarda (come ora) la lingua stessa, la definizione delle parole: è il linguaggio delle "grammatiche" e dei vocabolari.

Infine, v'è una specialissima funzione, propria di chi tende a concentrare la comunicazione e l'espressione sulla "forma" dell'enunciato, sul fattore STILE. E' la funzione:



6) POETICA, tipica della poesia, qeia mania kai tecnh, ossia arte e ispirazione.



CLASSIFICAZIONE DEI FONEMI USATI IN ITALIANO:



SCHEMA 2



POSIZIONE DELLE LABBRA



Distese a arrotondate

è ò

e o

i u

anteriori posteriori












LE VOCALI:



Quando pronunciamo le vocali, vibrano le corde vocali.



La diversità dei suoni dipende dalla posizione della lingua nella bocca o dalla forma delle labbra.



Per le vocali i , è ( e chiusa) ed è ( e aperta ) viene tenuta più alta la parte anteriore della lingua. Per a, la lingua resta distesa.



Per ò ( o aperta ), o (o chiusa ) ed u, viene tenuta più alta la parte posteriore della lingua.



Quanto alle labbra, esse sono arrotondate per la pronuncia della ò , e della u - sono in posizione intermedia per la a e sono distese per la è ,la e e la i .





LE CONSONANTI: Si dividono in SORDE e SONORE.





Sono SONORE quelle che si pronunciano con vibrazione delle corde vocali :

B; D; G; V; S (sonora); Z (sonora ); G ( palatale ); M; N; GN; L; GL (palatale ): R.





Sono SORDE quelle che non comportano vibrazione delle corde vocali :

P; T; C ( velare ); S; (sorda ); Z; ( sorda ); C; ( palatale ); SC; ( palatale ).



Oppure, in relazione al LUOGO di articolazione, si dividono in:



LABIALI : P; B; M (bilabiali ) - F; V ( labiodentali).

DENTALI : T; D; N; L; R; S; Z;.



PALATALI : C; palatale ( c + e/i); G; palatale (g + e/i); SC; palatale (sc + e/i) GL; palatale (gl + i; gli + a , e, o, u) ; GN; palatale (gn + a, e, i, o ,u).

VELARI : C; velare (c +a, o, u - c+ consonante; ch + e ,i; Q; (u) +a, e, i, o).





Secondo il MODO di articolazione, si dividono in:



OCCLUSIVE: p; b; m; (bilabiali) - f; v (labiodentali) - t; d (dentali) - c; g (velari).

AFFRICATE: z (dentale) - c, g (palatali).

SIBILANTI: s, z (dentali) – gl (palatale).

FRICATIVE: F,V (LABIODENTALI).

LIQUIDE: r, l (dentale) – g l (palatale).

NASALI: m (bilabiale) – n (dentale) – gn (palatale).



§



Nota:



la " h " è solo un "grafema", cioè un segno grafico, e non un fonema, ossia un suono vero e proprio. Distingue i suoni velari ‘ c ’ e ‘ g ’ davanti ad ‘ e ’ ed ‘ i ’ .



Suono velare .. : casa, gatto - china, ghisa.

suono palatale : cena, gesso - Cina, Gino.



§§§



§





*** DIVISIONE IN SILLABE:







Ogni sillaba contiene almeno una vocale.

Una parola può essere, in base al numero delle sillabe:





- monosillaba……… una sillaba (re, bar, per, di, a, da)

- bisillaba……….... due sillabe (mon - te; ar –t e)

- trisillaba………... tre sillabe (pe – co - ra; r e – gi - na)

- quadrisillaba…… quattro sillabe (vo - g a - to -re; a – ma – to - re;)

- polisillaba………. più di 4 sillabe (in – ve – sti- - ga – to - re )







NORME PER LA DIVISIONE IN SILLABE:



Ogni consonante FA SILLABA CON LA VOCALE CHE SEGUE



Per esempio: ma - re;

Le consonanti doppie si dividono: gat –t o; car - ro.



Quando si hanno gruppi di consonanti, la prima fa parte della sillaba che precede, le altre della sillaba che segue: con – so – nan - te.



Fanno eccezione i gruppi di consonanti con cui può cominciare una parola: ..…. ma –e – stro; stro –fa ; ri -splen - de - re; splen - den – te.





§



DITTONGHI:





I gruppi di vocali fanno DITTONGO quando si pronunciano con una sola emissione di voce:







UO - mo; VIE - ni; AU - to.







Quando si pronunciano separatamente, si ha uno IATO:

spi - a - re; le – o - ne.



§§



§



DITTONGO = i \ u + VOCALE:



Uno IATO si forma anche fra a, e, o + u \ i quando ‘u’ oppure ‘i’ sono accentate: pa-ù-ra; vì-a; e nei DERIVATI DI TALI PAROLE: pa-u-ro-so.





7) L'ACCENTO: quando si pronuncia una parola, si mette in rilievo una sillaba. Questa intonazione più energica è detta ACCENTO.





In base all'accento le parole sono:









TRONCHE : accento sull'ultima sillaba:………… virtù



PIANE : accento sulla penultima sillaba ……. vedére



SDRUCCIOLE : accento sulla terzultima sillaba…….. àlbero



BISDRUCCIOLE : accento sulla quartultima sillaba .… òrdinano









In genere l' ACCENTO si segna solo SULLE TRONCHE e sui seguenti MONOSILIABI:





è, né, sé, sì, di', dà, là, lì',

per distinguerli dagli o m o g r a f i

( omografo: che si scrive nello stesso m o d o ) :

e, ne, se, si, da, di, li, la..







8) L'ENUNCIATO O PERIODO:





1. Tuo padre dice che partirà alle tre. Vado con lui.

2. Tuo padre dice che partirà alle tre.

3. Vado con lui.





n.. 1.= DISCORSO; N. 2. e 3.= ENUNCIATI o periodi.





4. Che caldo fa qui dentro! Non si potrebbe aprire un poco la finestra?

5. Che caldo fa qui dentro!

6. Non si potrebbe aprire un poco la finestra?





La frase n. 4 è un DISCORSO; le n.5. e 6. sono ENUNCIATI o periodi.

I segmenti in cui si può suddividere un discorso ( 1. e 3. ), secondo i criteri dell' INTONAZIONE e della possibilità di inserire una pausa tra un segmento e un altro, si possono chiamare ENUNCIATI o PERIODI ( 2..- 3.- 5. e 6.).



9) L'INTONAZIONE: i tipi dell' INTONAZIONE sono tre: affermazione, esclamazione e domanda.



Nelle frasi 2.. e 3. ‘cade’ alla fine dell'enunciato ed esprime affermazione.



Nella 5. indica esclamazione.



Nella 4. interrogazione o domanda.



Nelle frasi 2.. e 3. troveremo un punto fermo : ‘ . ’ - a fine enunciato.



Nella 5. un punto esclamativo; ‘ ! ’ -; nella 6..un punto interrogativo; ‘ ? ’ - .



§



I segni d'interpunzione ( . /punto; , /virgola; ; /punto e virgola; : /due punti; ….) sono simbolo grafici che servono ad indicare pause e diverse intonazioni a proposizioni e periodi.



Il PUNTO segna una pausa marcata e separa due periodi o due proposizioni:



‘ Ei fu.

… Siccome immobile …’





La VIRGOLA indica una breve pausa e può essere usata:



a.per isolare un vocativo: "Stai tranquillo, Luigi, verrò appena è possibile"; b. per isolare un'apposizione con aggettivi e complementi: ‘Dante, il grande poeta fiorentino, fu esiliato’;





c. per dividere due enunciati: ‘E' vero, non partì’; d. per separare le parole in un elenco (enumerazione): ‘l'aria era limpida, chiara, fresca’.

Il PUNTO E VIRGOLA indica una pausa più lunga, rispetto a quella indicata dalla virgola, fra due frasi che si vogliono unire tra loro.

Segna perciò una pausa APERTA nel contesto dello stesso periodo e della stessa proposizione: ‘la situazione era difficile; per questo decisi di rimanere’.

I DUE PUNTI indicano che il periodo che segue spiega quello precedente. Possono precedere una enumerazione, un elenco. Sono d'obbligo per introdurre un DISCORSO DIRETTO ( riportato fra "virgolette").

Per es.: ‘ Giuseppe si alzò e disse: "Tranquillizzati, sistemerò tutto!" ’.





§



DEFINIZIONE DELL'ENUNCIATO:





l' enunciato è un segmento di un discorso, contrassegnato da una particolare INTONAZIONE e seguito ( nonché preceduto ) da una PAUSA prolungabile.





10) IL DISCORSO, quindi, si divide in ENUNCIATI .

Questi in PAROLE o ‘MONEMI ' .

Queste si dividono in morfemi come: LUP - o; GATT – o

che sono le UNITA' GRAMMATICALI MINIME .

(Giovanna BARBIERI, op. cit.)





1). Con ……………………… un morfema = parola monomorfemica

2). Caten-a …………………… due morfemi = " polimorfemica

3). Con-caten-are …………… tre " = " " "

4). Con-caten-at-o…………….. quattro " = " " "





Più precisamente una parola si divide in queste parti :



prendiamo = parola o monema di nove grafemi (lettere) o fonemi (suoni)

- prend = monema radice, LESSEMA (parte significante) o morfema lessicale.



- iamo = monema grammaticale ('desinenza’ o ‘terminazione’, in certi casi) oppure MORFEMA GRAMMATICALE, ossia INDICATORE della 'forma' della PAROLA: maschile, femminile, singolare, plurale, persona per il verbo, in questo caso.



Quindi per le parole, o MONEMI, soggette a variabilità nella parte finale, si riconoscono più parti.



Una - centrale - indica significato.



Le altre- finali, indicano il genere, il numero, in certe lingue il CASO, o, per i verbi, il numero e la persona .



Questi elementi aggiunti sono ‘morfemi’ , e mutano la ‘FORMA’ (SIGNIFICANTE), non la 'SOSTANZA' ( SIGNIFICATO).



Sono il 'vestito', o la ' maschera' delle parole.



**



*



I MORFEMI anteposti, ossia situati all'inizio del monema, prima del LESSEMA, sono dei prefissi. (particelle 'messe prima del tema’ ).



Per esempio: con - catenare ; per - correre ... .



§



IL MORFEMA LESSICALE comune, ossia il LESSEMA, portatore del SIGNICATO BASE, rappresenta la parte - il nucleo - della parola ( monema ) che resta dopo aver tolto prefissi e suffissi ( morfemi grammaticali ), ed è la RADICE della parola (talora coincide con il TEMA, in casi particolari ).



§



I MORFEMI aggiunti alla radice si dicono 'suffissi' con termine generico .



Per esempio:








Corr-
Ent-
-e-
Mente



Radice

e tema



Morfema

lessicale

o

lessema




Morfema

Vocale

Gramm.le.



marca Eufonica


Morferma gramm.le



Marca \ desinenza













§§§



§







Schema 3




PER
CORR
ERE









PREFISSO



o monema

grammaticale



Morferma





(greco:morfh =

forma)







RADICE


o monema lessicale

lessema (=greco shmainw = significo;




*

(lhxiV = discorso)




SUFFISSO



o monema

grammaticale





Morfema



( morfh = forma)






11) LE DESINENZE :



I morfemi- suffissi contribuiscono, come si diceva prima, a DIFFERENZIARE

le CATEGORIE grammaticaliin base a :



NUMERO – TEMPO - PERSONA - MODO e GENERE.











nota:



se il SUFFISSO si unisce direttamente alla RADICE (lessema) , la parola può dirsi PRIMITIVA .



Se si unisce alla radice dopo un altro suffisso ( moferma grammaticale ), la parola si dice DERIVATA .



Per le osservazioni su "lessemi", "morfemi grammaticali”, ”morfemi lessicali" e "monemi" vedi: A. MARTINET, Elementi di linguistica generale, Universale, Laterza, Bari 1977, 1.9 pag. 23 e 4..20 pag. 137 e: A. MARCHESE - A. SARTORI, Il segno il senso - Grammatica Moderna della lingua italiana, Principato Editore MI 1975, pag. 33 .







§§



§



12 * I SINTAGMI O GRUPPI - NOMINALI / VERBALI E

PREPOSIZIONALI :



In un ENUNCIATO possiamo chiamare "SINTAGMA” (greco suntagma, composizione, cfr. - suntassw, dispongo in ordine - suntaxiV, sintassi, disposizione ordinata, in linguistica vale:messa in ordine metodica degli elementi d'un lingua) oppure “GRUPPO” NOMINALE ( GN ) ogni agglomerato ( gruppo ) di parole formato dall’





ARTICOLO (o DETERMINANTE) + NOME, dall’ARTICOLO + AGGETTIVO + NOME, oppure ARTICOLO + NOME + AGGETTIVO (DETERMINANTE o MODIFICANTE), o dal solo NOME (GN).



Possiamo chiamare SINTAGMA o GRUPPO VERBALE ogni gruppo di parole formato dal VERBO + ARTICOLO + NOME, dal VERBO + GRUPPO NOMINALE o PREPOSIZIONALE oppure infine dal solo VERBO (GV).







il pioppo - il verde pioppo - il pioppo verde



determinante nome - determinante

e modificante * nome - d n m











* il modificante in questo caso è ‘lessicale’, poiché modifica proprio in senso lessicale, apportando una direzione precisa al significato del nome.









chiameremo SINTAGMI I GRUPPI DI PAROLE, COLLEGATE DAL

SENSO E DISPOSTE SECONDO LE REGOLE DELLO STILE, che

trovano nel VERBO il loro “nucleo logico, sintattico e semantico

centrale”









F. s. = GN + GV = A(D) + N + V + A(D ) +N





***


*



I contadini …………………………... = GN (=A+N)

abbattono un pioppo ……………….. = GV (=V+GN2) = (V+A(D)+N)



abbattono …………………………... = VERBO (VERBALE)

un pioppo …………………………... = GN2 (=A(D)+N)







GN1 = i contadini = "soggetto" - GN2 =un pioppo = "complemento oggetto".







§§



§





Schema N. 4 :





Phrase marker = indicatore di frase



F







GN1
GV




D


N
V
GN2



i contadini abbattono un pioppo

DET. NOME VERBO DET NOME



ART. NOMINALE ART. NOM.LE

G.N.1 _ _ VERBO GN2____





DET.(ART) + NOME VERBO + DET(ART) + NOME



FRASE SEMPLICE











Chiameremo SINTAGMA o GRUPPO PREPOSIZIONALE quell’insieme di parole, collegate dal senso e concordanti fra loro, che siano rette da una preposizione.

In pratica un ‘complemento indiretto’.





Tale sintagma o gruppo ‘preposizionale risulta formato da:

PREPOSIZIONE (FUNZIONALE) + GN e rappresenta una ESPANSIONE, poiché amplia e arricchisce la presenza “semantica” di un monema



(parola: nome, verbo, aggettivo-modificante) nella frase).





§§



§





*** Nota bibliografica:



Per tutte queste definizioni vedi: G. DEVOTO, Avviamento alla etimologia italiana, Dizionari Le Monnier e: J. DUBOIS - M. GIACOMO - LOUIS GUESPIN - C. MARCELLESI - J.P.NEVEL , Dizionario di linguistica - Ed. Zanichelli.



E ancora, per la parte sulla grammatica trasformazionale: F. VANOYE, Usi della lingua, Manuale di italiano per le Scuole Medie Superiori, Società Editrice. Internazionale TORINO .





Per gli insegnanti, sono utili:

E.Cavallini Bernacchi, L'insegnamento della lingua, Il punto emme edizioni , Milano -

N. Chomsky, Le strutture della sintassi, Universale Laterza., Bari



Utili sono i volumi di G. MOUNIN:

Guida alla linguistica, Guida alla semantica e Storia della linguistica (2 voll.), tutti della UE Feltrinelli (n. 626 - 713 e 576/635 della collana ), nonché Didattica dell'Italiano e Strutturalismo linguistico, di A. MARCHESE, Principato).


§§



§





Schema 5:

Phrase maker ( con GP = ESP )

F






GN1 GV






D N V GP






P GN2



D N




un uomo corre per la strada



qui il GN 1 è il SOGGETTO – il GN 2 è il GRUPPO NOMINALE che, con la PREPOSIZIONE, forma il GRUPPO PREPOSIZIONALE (C0MPLEMENTO DI MOTO PER LUOGO).



Nota: gli AVVERBI. Possono avere la stessa funzione dei GP: ad esempio:



il treno correva a gran velocità

GN V GP

______ GP = prep\agg\nome

= funzionale\modificante\ nome

____________________ ___________ _______________

GN GV



Nella frase possiamo SOSTITUIRE il GP “a gran velocità” con l’avverbio “velocemente”.



Le preposizioni, con le congiunzioni e il pronome relativo, possono chiamarsi

funzionali, o indicatori di funzione,

perché collegano, mettono in relazione, indicandone appunto la ‘funzione’,

GN con un verbo o GN con GP



( preposizione) o GN, GP e frasi tra loro (congiunzione).



Il pronome relativo funge da “raccordo” fra sintagma predicativo principale ed una subordinata.





I nomi rientrano nella categoria dei nominali,

i verbi in quella dei verbali.





Gli articoli appartengono alla categoria dei determinanti o determinativi.

§§






§

Aggettivi e avverbi a quella dei modificanti, perché modificano, precisano il senso di un nominale o di un verbale.





I verbi essere e avere ausiliari, i verbi servili e fraseologici sono modalità perché precisano un rapporto logico fra GN 1 / 2 e modificante nominale (nome del predicato) o fra GN 1 / 2 e verbale.


***
*







seconda parte






1) La subordinazione: l’aggettivo.







Esaminiamo la frase: un grande albero fu abbattuto

GN GV








un frondoso albero fu abbattuto
GN GV







‘grande’ e ‘frondoso’

sono espansioni, ovvero subordinati o dipendenti concettualmente di ‘un albero’, che è il centro del GN, infatti possiamo eliminare questi due aggettivi o attributi, che sono determinanti o modificanti lessicali, mentre gli articoli sono determinanti grammaticali poiché accompagnano il nominale collocandolo grammaticalmente, senza modificare il significato, senza turbare la struttura della frase.







2) La subordinazione: sintagmi ‘centro’ e sintagmi ‘subordinati’.







Esaminiamo la frase:

Un aereo incredibilmente grande volava a velocità supersonica
__ ___ ____________ _____ _____ __________________
DG N D(M) DL V GP
___________________________ _______________________

Gruppo Nominale ___ Gruppo Verbale
Frase semplice




‘Incredibilmente’ è subordinato di ‘grande’, determinante lessicale, che a sua volta è subordinato di ‘aereo’.

… …

La funzione di questi ‘subordinati’ è quella di arricchire e completare il senso della parola a cui si riferiscono, allargandone, “espandendone” il campo semantico, oppure indirizzandole e precisandolo in determinate direzioni.



Se diciamo:

un aereo di linea





il GP ‘di linea’ è subordinato del GN ‘un aereo’: è una sua ‘espansione’, perché ne delimita, ne precisa, ne espande il significato in una direzione determinata.



L’intensità semantica del GP ‘di linea’ si dirige sul GN ‘un aereo’.

Avverbi, aggettivi, gruppi preposizionali sono perciò dei subordinati, delle espansioni dei GN, dei verbali, dei determinanti lessicali(aggettivi).

Ossia: avverbi, aggettivi e GP sono espansioni, subordinati di GN, oppure di verbi e di aggettivi (verbali e modificanti).



3) Il soggetto: in un enunciato può essere posto un GN il cui nome è legato al verbo nel numero e nella persona. Tale nome, se si tratta di un nome, perché può essere un monema appartenente ad altre categorie, un aggettivo, un verbo,, un avverbio, un articolo e così via, è il soggetto del verbo.

Si parla del sintagma che chiamiamo ‘gruppo nominale 1’ (GN1). Di solito mettiamo in italiano questo gruppo prima del verbo, ossia rendiamo una parola protagonista della frase e la leghiamo al verbo.



In taluni casi, come nell’ anacoluto ( dal greco anakolouqoV = senza collegamento ) , in cui il GN2 (il complemento oggetto comunemente detto) precede il GN1 (soggetto), che però riafferma la sua natura di








‘ protagonista ’





§§






§



riagganciandosi con un pronome (nominale sostitutivo) al GN2.



Ad esempio:





… Coloro che tramontano (GN2), io li (pronome = nominale sostitutivo)

amo con tutto il mio amore: perché passano all'altra riva … …



( F. NIETZSCHE, Also sprach Zarathustra, Adelphi a.c. G. Colli, pag. 244 ) .





In questa frase il GN1 (=soggetto) è il pronome personale ‘io’.

Un pronome sostituisce un nome, ed è quindi un nominale sostitutivo.



La frase è una trasformazione della frase complessa:



Sono Zarathustra ed amo … coloro che tramontano … con tutto il mio amore … perché passano all'altra riva ( perché passano all’altra riva = frase subordinata – ESPANSIONE FRASE CAUSALE).



Il pronome relativo (indicatore di funzione) " CHE " collega due frasi subordinandone una:



quelli tramontano

quelli passano all'altra riva

Zarathustra ama

Io sono Zarathustra







Io amo quelli …. amo quelli che passano …. all'altra riva.



…. Amo quelli che tramontano ….

Perché passano all’altra riva .



“ PERCHE’ ” è ‘CONGIUNZIONE’.

Indica una funzione causale.



E' un INDICATORE DI FUNZIONE e come tutte le "congiunzioni" subordinative, INTRODUCE UNA SUBORDINATA ( la ESPANSIONE FRASE corrisponde ad una ESPANSIONE "complemento" , ma CONTIENE - in più - UN VERBO ) .







Le ESPANSIONI COMPEMENTO sono introdotte da funzionali preposizioni e sono Gruppi Preposizionali .





Le ESPANSIONI FRASE sono introdotte da

CONGIUNZIONI SUBORDINATIVE.





Le altre congiunzioni - quelle coordinative - servono a collegare tra loro frasi semplici (indipendenti, primarie, principali) o frasi\espansione (subordinate).



§§



§






§§§



§§



§



Tornando alla frase:



un cane salta un fosso….



GN1 GV

D+N





V GN2





D+N



** “ un cane “ è … SOGGETTO.



Il significato della parola " cane ” è il

"protagonista" della frase, che fa da

§ …

“ teatro contestuale ”...





Proviamo a dire:

un fosso salta un cane ….





Suona strano ed assurdo.



Ma non in un contesto diverso.



In una fiaba, sarebbe "possibile".



Non nella vita quotidiana.



*** In latino, o in greco, che sono i ‘genitori’ delle nostre lingue inserite nel dominio

linguistico dei linguaggi derivati da essi, si può mettere il GN2 (compl.oggetto)

prima del verbo.



Perché i casi permettevano di conservare il senso complessivo e lo dirigevano logicamente nella frase.

In latino posso dire:





Lupus hominem est / hominem lupus est / est hominem lupus.





Sarà sempre il lupo a nutrirsi, in questo tipo di indicazione.

(Fs=Frase semplice=GN+GV).



‘Est’, in latino, vale anche ‘divora, mangia’, non solo ‘è, esiste …’.



Era l’accusativo ‘hominem’ che diceva ai ‘latini’ quale dei due significati dare al verbo, in questo caso.



Il soggetto compie l'azione ….



Questa non è una affermazione giusta.





Se dico: ….



L'uomo è mangiato dal lupo



- comprendo che "l'uomo" non compie, anzi, è "vittima" dell'altrui azione.







Sia permesso qui osservare che la retorica delle pecore ‘miti’, dei lupi ‘cattivi’ e dell’uomo sempre ‘vittima’, ma molto bene armata, ha portato in realtà all’estinzione del lupo, animale nobile, intelligente e socialmente elevato, nonché capace di linguaggio, ed al proliferare indiscriminato degli ovini e degli umani, frenato con sistemi che non è comunque da ‘homo gramaticus’ spiegare, anche per evitarne l’uòteriore diffusione.



Pecus homo est … oppure … latifundia Italiam perdidere …

Diceva Plinio.





***

Se dico: Don Abbondio è vile - Don. A. "compie".



Se dico: Don Abbondio fu minacciato - Don. A. non è "attore" del senso dell'azione. Lo è solo "grammaticalmente".



E' il protagonista , la "parola" (Nome proprio, qui), messa in rilievo, proposta dall'attenzione dell'ascoltatore/lettore/RICEVENTE (destinatario del MESSAGGIO).





Quindi diremo che il GNI (SOGGETTO, secondo la tradizione tassonomica grammaticale) è quella parola che viene MESSA IN RISALTO, in evidenza, quale PROTAGONISTA della frase ( ...’teatro contestuale’ ), e che concorda con il verbo.





Questo, ove il soggetto sia espresso.



Ossia quando la frase non sia imperniata su un verbo, o un'espressione, IMPERSONALE (piove …. è giusto fare così …. ) oppure quando il soggetto non sia sottinteso.



2) Le frasi: possiamo dividere ogni enunciato (periodo e discorso fra due punti) in parti corrispondenti ciascuna ad un GRUPPO VERBALE accompagnato da sintagmi (GRUPPI) NOMINALI e PREPOSIZIONALI SUBORDINATI (dipendenti) e comunque legati ad esso.



3) Chiamiamo FRASE ognuna di queste parti.



LE FRASI sono unite da





CONGIUNZIONI COORDINANTI





( INDICATORI DI FUNZIONE COORDINATA ), se unisco frasi semplici fra loro: di notte dormo e sogno (= due frasi semplici unite, coordinate = FRASE COMPOSTA…. ) o





SUBORDINANTI





se unisco uno o più SUBORDINATE (dipendenti, secondarie) a una FRASE SEMPLICE CHE FA DA REGGENTE / PRINCIPALE / INDIPENDENTE / PRIMARIA …. di notte dormo e sogno …. ‘Perché amo riposarmi pensando’.



“ Perché ” è un "indicatore di funzione", introduce una subordinata che arricchisce il "senso" della PRINCIPALE (di notte dormo) coordinata con l'altra frase semplice (anche "principale", ma aggiunta)….’e sogno’.





Le frasi sono unite da congiunzioni e separate da brevi pause segnate con virgole, in genere.



**



*



Nota:



*** Sono molto usate nel linguaggio parlato le “FRASI A SCHEMA MINORITARIO"

(ossia a schema abbreviato, perché s'intuiscono gli elementi sottintesi già precedentemente pronunciati o facilmente ricostruibili):… "pronto!…." - " al diavolo!…" - "povero me!" - (enunciati derivanti da trasformazioni esclamative di : ‘io sono pronto’….etc). Oppure: "Dove vai?" - "a Scuola !" (enunciati usati nelle risposte, ove si sottintendono gli elementi intuibili).





Anche i titoli, i cartelli pubblicitari, le insegne sono "a schema minoritario": ‘più facile, sarà difficile’… ‘così bianco che più bianco non si può’… ‘chi vespa mangia le mele’.



Così anche per enunciati emessi in momenti di fretta o di concitazione… "quella sciagurata!!…" …"un serpente!…"… et cetera.





4) COORDINAZIONE E SUBORDINAZIONE : Le frasi possono essere unite fra loro dunque dalle CONGIUNZIONI, per ‘polisindeto’ o da segni di punteggiatura, per ‘asindeto’.

Ad esempio:…’noi studiamo e voi giocate’; ‘noi studiamo. Voi giocate’.



LE CONGIUNZIONI (funzionali) COORDINANTI uniscono anche, oltre a frasi, GRUPPI NOMINALI E PREPOSIZIONALI.



Ad esempio….: ‘ho incontrato Carlo e suo fratello’ … ‘ non ho visto né tuo padre né tua madre’.



Le congiunzioni COORDINANTI o COORDINATIVE principali sono le:





- Copulative….: e, anche, pure; né; neanche, neppure, nemmeno.

- Disgiuntive…: o, oppure, ovvero.

- Avversative…: ma, però, anzi, invece, pure, peraltro, tuttavia.

- Dimostrative o dichiarative…..: cioè, infatti, difatti.

- Conclusive…: dunque, pertanto, perciò, quindi, sicché.

- Correlative…: e….e; sia…sia; tanto…. Quanto; così…come …







Occorre ricordare che : queste congiunzioni uniscono solo frasi o proposizioni principali , quando uniscono delle frasi.



Osserviamo ora quest'altra frase:

‘non uscimmo di casa per la pioggia’.





Il GRUPPO PREPOSIZIONALE "per la pioggia" è un "subordinato", una ESPANSIONE che "arricchisce" il senso della enunciato-base:





"( noi ) non uscimmo "

“di casa " è complemento di moto da luogo, ‘espansione’ del verbo.





Al posto dell'espansione "per la pioggia" possiamo immaginare una frase intera, che sarà anch'essa in un



RAPPORTO DI SUBORDINAZIONE





rispetto all'enunciato - base (o centrale).





In questo caso AVREMO UNA ESPANSIONE FORMATA NON DA UN SEMPLICE AVVERBIO o AGGETTIVO o GP, MA DA UNA FRASE VERA E PROPRIA, che chiameremo:





PROPOSIZIONE SUBORDINATA ( ESPANSIONE frase )





** La frase da cui dipende si chiamerà PROPOSIZIONE

PRINCIPALE o reggente, o in qualunque altro modo equisemantico





La frase : non uscimmo di casa per la pioggia…

(GRUPPO PREPOSIZIONALE \ COMPLEMENTO DI CAUSA)



Diventa : non uscimmo di casa perché pioveva

(ESPANSIONE FRASE CAUSALE)



Espansione FRASE corrispondente AL GP (complemento) "per la pioggia"



§ §


nella foto di … qualche giorno fa …

… Rinaldo e Ines a Collemeluccio, Pietrabbondante …



§§



§



Un altro esempio: …







Mario si alzò nonostante la febbre

GN ________________

N V ____GP ____






GV



Il GP "nonostante la febbre" può essere sostituito con una frase SUBORDINATA, previa l'aggiunta d'un VERBO:



Mario si alzò, nonostante la febbre …



Mario si alzò, sebbene avesse la febbre



MARIO SI ALZO' : proposizione principale \ frase semplice.



SEBBENE AVESSE LA FEBBRE: proposizione subordinata alla principale / Concessiva.



Il complesso della due frasi è una FRASE COMPLESSA ( = periodo).





**



*



Nota :





le FRASI o PROPOSIZIONI SUBORDINATE sono introdotte da parole "invariabili", senza indicare morfematici di genere, numero, tempo, modo e persona, che chiamiamo



CONGIUNZIONI SOBORDINATIVE



(indicatori di funzione subordinata), in quanto subordinano una frase, indicano un suo rapporto di





DIPENDENZA DA UN'ALTRA.



Le principali congiunzioni subordinative sono:



Finali……………...: affinché, acciocché, che, perché, per.



Consecutive……….: tanto da, talmente da, tanto che, cosicché, sicché.



Casuali…………….: perché, giacché, che, siccome.



Temporali……….…: quando, che, allorquando, finché, mentre, allorché,

dacché.





***



*



Concessive…….…...: sebbene, nonostante, benché, quantunque, allorché.



Dichiarative………..: che, di.



Interrogative e Dubitative: che, se, perché, quando, come.



Modali……………..: come, siccome, quasi, comunque.



Eccettuativa………..: fuorché



Comparativa……….: come, siccome, piuttosto che, più che, tanto che.














**
*

TERZA PARTE














A. LA PRODUZIONE LINGUISTICA:



1. LA FRASE E SUOI ELEMENTI:

quali sono gli elementi INDISPENSABILI per costruire una FRASE ?

Non basta mettere delle parole "insieme" per comporre una frase. Risulta perciò evidente che NON sono frasi le seguenti successioni di parole:

dico sette cani che lepri ricorrono le…zampino gatta la va tanto lascia lo ladro ci al che…





PER COMPORRE UNA FRASE CHE ABBIA SENSO COMPIUTO O ALMENO VEROSIMILE, O CHE COMUNQUE "SIGNIFICHI QUALCOSA", ANCHE A LIVELLO FANTASIOSO E IMMAGIANARIO, DEBBO COMBINARE LE PAROLE IN UNA DETERMINATA REALAZIONE, in un determinato ORDINE fra di loro, in modo che ne risulti un SENSO da un lato STILISTICAMENTE ACCETTABILE e dall’altro semanticamente e logicamente COMPRENSIBILE.





Perché si verifichi questa data condizione, è necessario che in una FRASE trovino posto ALMENO DUE ELEMENTI INDISPENSABILI,



il SOGGETTO \ GN(1) \ GRUPPO NOMINALE UNO \

ed il VERBO \ GRUPPO VERBALE (predicato VERBALE).





2 .SOGGETTO E PREDICATO: per definire questi due elementi consideriamo le seguenti frasi:





a. Luigi e Maddalena hanno letto su una rivista una poesia interessante.



b. I poeti, che strane creature, ogni volta che parlano è una truffa.









Le parole sottolineate sono, per ordine di successione,





SOGGETTO e PREDICATO VERBALE.

GN1 (Gruppo o sintagma nominale Uno e Verbo).



***

*



Del SOGGETTO, si è già detto che è quella parola qualsivoglia che indica il "protagonista" della frase: sia uomo, essere animato, cosa, concetto o altro.







IL PREDICATO è un'espressione VERBALE.



Nella frase: ‘a..’ è costituito dall'espressione "hanno letto".

Nella : ‘b.’ da "parlano".

La frase ‘b.’ (Francesco de Gregori - Le storie di ieri) contiene anche un anacoluto.





E' una trasformazione di :





ogni volta che i poeti parlano è una truffa:

quando i poeti parlano \ i pocti sono strane creature.





I pocti parlano - dicono parole / i poeti sono "strane creature"

le parole (di proprietà - di invenzione) dei poeti sono una truffa.





Si tratta di una FRASE COMPLESSA.





In questa frase, invece:



L'Italia è una repubblica





Il verbo (VR) ESSERE appare UNITO ad un NOME.



Chiamiamo l'espressione " è una repubblica " PREDICATO NOMINALE.







" E' ” (classica 3^ Pers.Sing.pres.Ind. - voce del verbo essere )

in questa frase qu è "copula", ossia "unione, legame” , senza un suo proprio e preciso significato o valore semantico

(come i verbi, detti appunto servili, potere, dovere, volere etc.).



"Una repubblica" è il

NOME DEL PREDICATO.







Lo stesso sarebbe se dicessimo:



l'Italia è bella.



E' = copula; bella = nome del predicato.

E' bella = predicato nominale, che meglio dovremmo chiamare:



modificante nominale.



***

*



Se invece dico:

l'Italia è "in crisi", uso il verbo ESSERE con il significato di trovarsi , essere situato/a:

l'Italia si trova in una seria crisi economica



Quindi il VERBO ESSERE può essere "copula" e reggere un predicato nominale, oppure verbo con il senso di "esistere, trovarsi, esser situato, situata", e di conseguenza unirsi ad un GP (complemento).



Il soggetto, quindi, è l'elemento che esprime la persona, il concetto,

la cosa messa in risalto.



Nella frase attiva spesso indica chi "compie" un'azione : Luigi legge.

Ma non sempre:



Luigi prese il raffreddore

o:

Matteo non partì





Luigi e Matteo, più che agire in senso prorpio, subiscono, vivono uno stato o un evento dinamico e non compiono una azione consapevole.



Nella frase passiva il soggetto finisce col subire l'azione.



Ad esempio:



Catullo fu abbandonato da Lesbia.





Ma nella frase:

Euridice fu rimpianta da Orfeo ….





Il piano grammaticale dice come "Euridice" subisca, mentre il senso ci fa intendere come Orfeo agisca spinto dalla costrizione e dal dolore.







Quindi per la "grammatica" in sé e per sé sono corrette ambedue le seguenti frasi:

a. l’uomo paziente mangia la cicoria

b. l'agnello feroce mangia il lupo







… Però per la frase:

a. siamo nella "normalità", mentre per la frase:

b. b. siamo sul piano dell'irreale, dell'incredibile.



***

Sono i piani del realismo e dell'assurdo,

dell'eccezionale e del quotidiano.









Quindi nelle definizioni, ma anche ordinariamente in qualsiasi sede, non dobbiamo mai confondere involontariamente e senza un motivo valido il "senso" con lo "stile".







***

Il soggetto (la parola in primo piano, " protagonista contestuale ") può essere accompagnato dal predicato nominale, in questo caso gli si attribuisce una qualità, uno stato particolare d'essere e di esistere.





* * Il predicato ha la funzione di dire,

di enunciare qualcosa del soggetto.



5) STRUTTURA DELLA FRASE: vediamo ora di individuare la STRUTTURA della FRASE, cioè di verificare la come nella frase SI RISPECCHI IL MODO PROPRIO CON CUI IL PENSIERO SI ORGANIZZA E SI OBIETTIVA NEL FATTO DEL LINGUAGGIO.



6) Esaminiamo la frase: il gatto di Luigi è bello.



Nella "struttura della frase" si può scoprire qualcosa che va al di là di una semplice successione di parole.

Nel contesto del discorso le parole sono prodotte a gruppi di due, tre, quattro, e più.

Fra questi gruppi esiste un legame particolare, determinato nel SENSO che VOGLIAMO dare alla frase.

Questi gruppi che si formano spontaneamente nella nostra mente e che sono collegati del SENSO sono:





"il gatto " - “di Luigi" - “è bello”.





Infatti l' ARTICOLO (DETERMINANTE GRAMMATICALE) si riferisce come un dito puntato alla parola - "gatto".



La PREPOSIZIONE (INDICATORE DI FUNZIONE) "di" è legata al nome "Luigi".



Il verbo (qui: copula) si lega all'aggettivo (DETERMINANTE LESSICALE o "modificante") "bello", formando un PREDICATO NOMINALE o modificante nominale (=VERBO ESSERE ((copula)) + nome del predicato ((nominale/determinante lessicale)) In definitiva il ‘predicato nominale’ può essere chiamato anche

gruppo verbale modificante … oppure

modificante nominale.



Si possono indicare i rapporti di dipendenza con questo sistema:

il gatto di Luigi è bello





GN GP GMN



GN (+GP) + GV



Fs



Questi GRUPPI DI PAROLE collegate dal SENSO si chiamano GRUPPI o SINTAGMI.

I sintagmi nominale e preposizionale - "il gatto" - "di Luigi" - sono collegati fra loro formando un sintagma PIU' GRANDE: "il gatto di Luigi" (GN+GP). Inoltre il sintagma o ‘gruppo verbale modificante nominale’ "è bello" si lega al grande sintagma (o GN+GP) "il gatto di Luigi", formando un unico blocco, cioè una frase.



Possiamo a questo punto stabilire di chiamare il sintagma più grande "il gatto di Luigi" GRUPPO NOMINALE (GN), in quanto le parole che lo compongono ruotano intorno al nome " gatto ".





***

*

Il sintagma verbale può indicarsi come gruppo verbale (GV), perché è costituito da una forma verbale , a cui si può aggiungere un elemento nominale.

Una FRASE è quindi composta da un GN e da un GV, come si può vedere dalla seguente formula:





Fs = GN + GV = Fs = frase semplice









4) STRUTTURA DEL PERIODO:

Esaminiamo ora quell' insieme di frasi che è il periodo.



Scriviamo un periodo:





" Una volta, allorchè da studente cambiai di alloggio, dovetti far tappezzare

a mie spese le pareti della stanza perché le avevo coperte di date "



( Italo Svevo )



§§



§



Un periodo è composto di proposizioni (tutte contraddistinte da un soggettetto e da un predicato) fra loro collegate e che quindi, per intenderne la STRUTTURA, deve essere selezionato nelle varie proposizioni (o FRASI) che lo costituiscono..





***




*



Queste proposizioni non sono tutte dello stesso valore.



Alcune sono autonome, nel loro significato ( le principali ) e le altre sono dipendenti da quella autonoma, perché da sole non hanno un senso compiuto si chiamano anche



secondarie, oppure dipendenti o anche subordinate).



Le dipendenti del periodo preso in esame sono:



"allorché da studente cambiai alloggio"

… e

"perché le avevo coperte di date".





La principale che esprime il fatto centrale ed è il centro del periodo, ha significato autonomo. Essa è "Una volta dovetti far tappezzare a mie spese le pareti della stanza".





Rispetto a questa le due proposizioni secondarie sono delle ESPANSIONI, perché esprimono FATTI COLLATERALI E SECONDARI, in qualche modo connessi con il fatto o la sitazione idealmente posti in posizione centrale, espresso dalla principale.











Anche nel periodo quindi, oltre che nella frase, esiste una struttura ordinata, per cui le frasi sono ordinate e collegate fra loro da rapporti di dipendenza "sintattica".



SINTASSI appunto si chiama lo studio delle relazioni che le parole hanno nella frase.





La SINTASSI DEL PERIODO studia i rapporti e le relazioni fra proposizioni principali e secondarie.













**** Schema esplicativo:











PRINCIPALE

Una volta dovetti far tappezzare a mie spese le pareti della stanza



allorché da studente cambiai d’alloggio

= proposizione espansione frase secondaria temporale













perché le avevo coperte di date

= proposizione espansione frase secondaria causale







Nota:

le SECONDARIE ( o DIPENDENTI, o SUBORDINATE ) sono ESPANSIONI introdotte da CONGIUNZIONI SUBORDINATE.







****

6) IL VALORE E LA FUNZIONE DELLE PAROLE:



E’ paradossalmente arduo dare una definizione di quel che chiamiamo ‘parola‘.



*** Si potrebbe dire che è quell' insieme di suoni legati fra loro dal SENSO

complessivo e dalla FUNZIONE che hanno nel contesto del discorso.







Per esempio la parola MELA è costituita dalla sequenza dei fonemi (lettere dell'alfabeto come si pronunziano): ‘ m - e - l – a ’ .





Questi suoni, pronunciati in questo ordine, indicano quel particolare frutto così chiamato: ne sono, insomma, il SIGNIFICANTE.





Il "FONEMA" è l'unità minima fonetica, cioè ogni singolo suono di una lingua, indicato con determinate "lettere" (grafemi, dal greco grafw= scrivo).



Ogni lingua alfabetica ha dei fonemi e dei grafemi particolari.









Vi sono parole che hanno un senso compiuto e altre che servono solo per indicare una FUNZIONE, ossia i rapporti fra le varie "parole" (MONEMI), come dei semplici cartellini segnaletici che suggeriscono al lettore un certo ' modo ' per interpretare le parole che seguono.



Prendiamo l'articolo (DETERMINANTE GRAMMATICALE) ‘ il '.

Si tratta di una parola senza un senso preciso.



Serve solo ad indicare e DETERMINARE la parola che segue. Quando dico 'il giardino', la paroletta 'il' serve per farci intendere che ‘il’ --GIARDINO-- da essa indicato non è ' un qualunque giardino', ma uno certo, determinato, distinto da altri.



§



E' diverso dire 'il giardino del sultano' da … "ho visto un bel giardino".



In questa ultima frase si vuole indicare in modo 'indeterminato' e vago 'un' giardino, perciò si usa il determinante " UN " (articolo ‘indeterminativo’).



Queste 'parolette', e cioè gli 'articoli' (determinanti grammaticali) servono per indirizzare genericamente il SENSO di un'altra parola, restringendo o allargando il 'campo semantico e logico' di un termine .



Consideriamo ora la seguente frase:



‘l'automobile di Anna Maria è nuova’.



La paroletta 'di' indica un rapporto di appartenenza, in particolare l'appartenenza dell'automobile, che è 'di Anna Maria'.



Questa paroletta indica una FUNZIONE : 'Anna Maria' è in funzione di 'automobile.



Le PREPOSIZIONI perciò sono dette FUNZIONALI (o INDICATORI DI FUNZIONE).



§§






§



Si è già osservato che ad un Gruppo Preposizionale (ESPANSIONE \ 'complemento') corrisponde, fatta la dovuta trasformazione, a una FRASE SUBORDINATA.

Le FRASI SUBORDINATE sono introdotte da CONGIUNZIONI SUBORDINANTI.

Le congiunzioni, quindi, sono anch'esse INDICATORI DI FUNZIONE.



Ad esempio:



non riuscii a scrivere la poesia ……… per mancanza d'ispirazione

proposizione principale espansione causale



non riuscii a scrivere la poesia …… perché mi mancava l'ispirazione

proposizione principale frase espansione causale

subordinata





Nel primo caso si ha una FRASE SEMPLICE.



Nel secondo una FRASE COMPLESSA.





FRASE COMPLESSA= Fs (PRINCIPALE) + X =SUBORDINATA





L'unione tra Fs e X è resa possibile dal

FUNZIONALE (CONGIUNZIONE SUBORDINATIVA)



Le CONGIUNZIONI COORDINATIVE uniscono frasi semplici tra loro, formando FARSI COMPOSTE.



Ad esempio:

Luigi parla +

Luigi cammina=

Luigi parla e cammina



FRASE COMPOSTA= Fs + Fs ( + Fs…..)




Esistono altre parole, poi, che hanno un SENSO AUTONOMO, come: albero, cielo, strada.



Questi monemi indicano un oggetto reale, una persona o un'idea astratta, un concetto.



Si tratta di NOMI e sostantivi.

Possiamo chiamarli NOMINALI .



I 'PRONOMI' possono 'sostituirli'.

Sono anch’essi dei NOMINALI.



Ad esempio:

Catullo vide Clodia e la salutò.



Gli AGGETTIVI sono monemi che si aggiungono ai NOMINALI (NOMI) per precisarne il SENSO.



Sono DETERMINATI LESSICALI, o LESSEMI MODIFICANTI in quanto apportano una modifica, una precisazione ad un nominale.





Il cielo può essere coperto, nuvoloso, celeste, arancione, 'azzurro', lontano….



§



§§§



Sono anche delle



ESPANSIONI



come i 'complementi' , perché dirigono, fanno 'espandere' in una direzione il senso d'un nominale.



Un cane può essere ‘bello, feroce, mansueto’.



Può anche essere …: ‘di tipo belga, di Mario, da guardia' ….



Classificando le parole in base al loro valore e alla loro 'funzione' si è giunti a considerare le cosiddette PARTI DEL DISCORSO, che, per accennarle soltanto, sono le seguenti:



** ARTICOLO = NOME = PRONOME = AGGETTIVO = VERBO



… parti variabili, in quanto al LESSEMA (TEMA - RADICE) possiamo aggiungere dei MORFEMI (prefissi e suffissi) determinando ' genere, numero, tempo e modo', come ad una 'base' stereofonica possiamo aggiungere diversi accessori per ottenere sofisticati 'effetti'.





§



§§



** AVVERBIO = PREPOSIZIONE = CONGIUNZIONE INTERIEZIONE





… parti invariabili, perché non sono ' modificabili' con aggiunte di prefissi e suffissi.

Possono, al massimo, agglutinarsi - o fondersi - con un'altra parola.



Ad esempio:

DETERMINANTE.+ FUNZIONE.GRAMMATICALE.= DETERMINANTE FUNZIONALE - DI + IL = DEL …. Le PARTI VARIABILI sono suscettibili, quindi, di 'modificazioni '.



In tal caso si parla di FLESSIONE per AGGETTIVI , NOMI , PRONOMI , e ARTICOLI.



Per i VERBI si parla di CONIUGAZIONE .



NOME :



a. – nome -lup-o (sing. M.)- lup-a (sing. F.) - lup-i (pl. M.) - lup-e (pl. F.):

b. – aggettivo - buon-o (sing. M.) - buon-a (sing. F.) - buon-i (pl. M.) - buon-e

(pl. F.).



c. – verbo :





pronome


singolare


pronome


Plurale



IO
CANT- O
NOI
CANT- ATE

TU
CANT- I
VOI
CANT- IAMO

EGLI
CANT- A
ESSI
CANT-ANO








6 ) INVERSIONE DELLA FRASE :



la frase "il treno arriva" può presentarsi anche nella forma

arriva il treno



Diciamo allora che la frase ha subito una



TRASFORMAZIONE INVERSIONE



(



Questa nuova 'struttura' (disposizione delle parole)

si ottiene ponendo il SOGGETTO dopo il predicato.







Es. a) cadono le foglie (GV + GN) / da : le foglie cadono (GN + GV).

Es. b) è arrivato mio zio (GV + GN) / da : mio zio è arrivato (GN + GV).





*

Questa struttura, che è meglio usare solo se nelle frasi è presente solo il GNI (soggetto), a mano che non si usi un ANACOLUTO (come prima detto), è FREQUENTE NELLE FRASI INTERROGATIVE .



Ad esempio …. : è necessaria questa spesa ? (GV + GN). ….

La struttura 'normale' (GN + GV) è detta 'DIRETTA'.





§§§



§§



§





6. LA COORDINAZIONE :







7) LA 'SOMMA' DELLE FRASI: si pensi ad un periodo di questo tipo:



Lucio studia.



Lucio è diligente.



Sommando le due frasi ELIMINIAMO LA RIPETIZIONE DEL SOGGETTO ed otteniamo una FRASE COMPOSTA: …



Lucio studia ed è diligente.





Abbiamo COORDINATO le due FRASI o PROPOSIZIONI PRINCIPALI.



Chiamiamo …. PRINCIPALI le due frasi perché possono essere separate da una forte pausa (' punto' o 'punti e virgola') e quindi sono AUTONOME.



La congiunzione che coordina le due frasi è la ‘ e ‘ , che fa parte delle



CONGIUNZIONI COORDINATIVE





8) SI TENGA PRESENTE IL SEGUENTE SPECCHIETTO:







a) FRASE SEMPLICE …. :

b)

GN + GV=(D+N) + V +(GN2) =



D + N + V + D + N



***

*

c) FRASE COMPOSTA :

d)

SOMMA PER COORDINAZIONE DI

DUE O PIÙ' FRASI SEMPLICI



= Fs+Fs = (GN + GV) + ….





§§






§





e) FRASE COMPLESSA:



unione di una \ o più \ Fs 'principale\i' con una \ o più \ 'subordinata\e'.



L'unione avviene per mezzo di

FUNZIONALI SUBORDINANTI

o CONGIUNZIONI SUBORDINATIVE = Fs + X (+ X + …. ) .







X è il simbolo della espansione frase subordinata o dipendente





- Catullo scrive poesie ………………………. FRASE SEMPLICE





- Catullo è un poeta ………………………… FRASE SEMPLICE





- Catullo scrive poesie ed è un poeta ………….. FRASE COMPOSTA





- Catullo è un poeta e scrive poesie ……….….. FRASE COMPOSTA





- Catullo scrive poesie perché è un poeta …… FRASE COMPLESSA





- Catullo è un poeta perché scrive poesie …... FRASE COMPLESSA







….. Così sono complesse le frasi del tipo …



Catullo è un poeta quando \ se scrive poesie



Frase complessa = proposizione principale unita ad una subordinata

da una congiunzione ( funzionale) subordinativa .







§§










§



Le FRASI COMPOSTE e COMPLESSE … semplificando …



… hanno ALMENO DUE PREDICATI.







Es. a) Paul e John cantano.



Es. b) Paul scrive le parole e John compone la musica.





SOLO la SECONDA FRASE è' COMPOSTA, perché HA DUE PREDICATI (VERBALI, in questo caso). La prima frase è SEMPLICE perché LA CONGIUNZIONE unisce non DUE FRASI ma DUE NOMI. Il verbo della frase è uno ("cantano"), quindi la FRASE è UNA SOLA.

Sarebbe una frase SEMPLICE anche se dicessimo:



Paul, cantante dei Beatles, e John, appartenente allo stesso "gruppo", cantano.



"Cantante" è participio presente.



Come "appartenente".



§§§






§



Quindi le due ESPANSIONI FRASI in cui si trovano i participi possono considerarsi RELATIVE (cantante = che canta - appartenete = che appartiene).

La frase, invece:



Paul giovane di Liverpool, e John, suo concittadino, cantano



- è SEMPLICE, perché "giovane" e "concittadino" sono due ESPANSIONI che fungono da apposizione/attributo.



§§§

§§

§






§§§

§§

§



Non sono verbi.



Quindi, le ESPANSIONI rendono complessa la frase solo se sono a loro volta dei VERBALI.



"Cantante" e "appartenente" possono anche essere considerati "participi sostantivati". In questo caso, sarebbe SEMPLICE ANCHE LA PRIMA FRASE ANALIZZATA.





Ma il fatto che almeno uno dei due participi possa essere "trasformato" ci consiglia di considerarla COMPLESSA.





9)

GLI " ALBERI " o STEMMI

(PHRASE MARKERS = INDICATORI DI FRASE) :





Esaminiamo queste due frasi.







a) Paolo e Maria leggono (GN + GN + GV) = Fs (frase semplice)



b) Marco studia ed è diligente ( GN + GV + GV ) = Frase composta.

(il 2° GV è V Aus. + “Predicativo / Nome del Predicato” = ’ predicato

nominale ’ )





Schema n. 6



_________________Frase semplice (a)



GN GV







N F N V

Paolo e Maria leggono







_________________ Frase composta (b )









GN GV

N

G V2







V F V determinante o



modificante nominale



Marco studia ed è diligente





Nella frase (b) analizzata nel phrase marker (= indicatore di frase, perché rende visibile la struttura delle frasi e i rapporti logici grammaticali intercorrenti fra le "parole" ) il GV contiene due verbi:







un Predicato Verbale propriamente detto e un Determinante (o Modificante) Nominale, come si propone di denominarlo, chiamato anche ‘predicato nominale’.









Nella frase (a) la congiunzione (F=funzionale) ‘ e ’ lega due NOMI, che formano così un soggetto unico, composto.



Nella frase (b) la congiunzione ‘ e ’ lega due VERBI, quindi potenzialmente due FRASI, poiché due verbi indicano la presenza di due





frasi, coordinate fra loro: risulta un verbo unico, ma COMPOSTO e DOPPIO.





9) LA SUBORDINAZIONE: la FRASE COMPLESSA:





Osserviamo il seguente enunciato:







mentre osservavo le stelle,

non mi accorgevo di un gruppo di amici

che passava







Si tratta di una frase complessa, formata da tre enunciati, fusi o uniti tra loro:





- Mentre osservavo le stelle



- Non mi accorgevo di un gruppo di amici



- che passava







I concetti espressi dai tre enunciati sono collegati fra loro.



Diciamo dunque che in una frase COMPLESSA ogni enunciato è rappresentato e sostenuto dal verbo, così che nel su interno l’insieme degli enunciati si relazioni in un rapporto di subordinazione alla frase principale.





La PREPOSIZIONE PRINCIPALE è detta anche "Reggente" perché è NECESSARIA per la completezza della frase intera.



La SUBORDINATA è



detta anche "Dipendente", perché si appoggia alla principale o da essa dipende (è una sua ESPANSIONE FRASE).





Se infatti dicessimo:



mentre osservavo le stelle

(Espansione Frase Temporale),





fermandoci qui, non avremmo una frase di senso compiuto: si tratta di una frase subordinata che si "appoggia" alla principale e la colloca in un determinato spazio temporale.



La Frase Principale (che se fosse sola sarebbe una Frase Semplice) è:



non mi accorgevo di un gruppo di amici …



Questa Frase Semplice (da sola) ha un SENSO COMPIUTO , e potrebbe stare anche da sola , senza l'altra ESPANSIONE FRASE che l'accompagna e l'arricchisce.



*

***



IL RAPPORTO DI SUBORDINAZIONE è stabilito da INDICATORI DI FUNZIONE GRAMMATICALE (congiunzioni subordinate).



Le CONGIUNZIONI SUBORDINATIVE, come si è già accennato, hanno quindi una funzione diversa da quelle COORDINATIVE.





Se dico, infatti:









piove - e - sono triste







I due concetti formano una FRASE COMPOSTA ……Se dico, invece……



***







sono triste - perché- piove









I due enunciati formano una FRASE COMPLESSA, perché l'enunciato "perché piove" dipende dall'enunciato sono triste : è una ESPANSIONE, una ESPANSIONE FRASE, una proposizione subordinata (x) .





L'Indicatore di funzione che unisce questi due enunciati è, quindi, un SUBORDINATORE.









Prendiamo due enunciati: cammino…. sto bene….



Posso coordinare i due enunciati: …cammino _e_ sto bene…





Formando così una frase composta















Posso inoltre, introducendo un subordinatore, formare una



FRASE COMPLESSA,



in cui un enunciato (frase, proposizione) dipenda dall'altro in rapporti diversi

(di fine, di causa, di tempo, etc…).









§§



§



- cammino per stare bene/ mangio affinché stia bene/ mangio perché sto bene/ mangio quando sto bene….





LE FRASI SUBORDINATE, QUINDI, INTRODUCONO UN'IDEA CHE CONDIZIONA ARRICCHISCE, SPIEGA QUELLA DELLA FRASE PRINCIPALE



Schema n. 7 FRASE COMPLESSA








Fs = PRINCIPALE o reggente
FRASE X = ESPANSIONE

FRASE SUBORDINATA







GN

F
GV



GN V

N
V




V


(io) leggo affinché (io) impari

“ “ per “ imparare

frase espansione finale_________________________

“ leggo perché “ imparo

“ “ giacché “ “

“ “ siccome “ “

frase espansione causale________________________

“ “ quando “ imparo

“ “ finché “ “ \ i

frase espansione temporale______________________

“ “ tanto \ così da “ imparare

“ “ in modo tale che “ impari

frase espansione consecutiva____________________

“ “ se “ imparo

“ “ a patto che “ impari

frase espansione condizionale___________________



§§§






§







Chiamando ‘X’ la frase espansione condizionale possiamo scrivere la seguente formula:



Frase complessa =GN+GV+X(+X+X…)







Nota:



la ‘frase espansione‘ può essere implicita se ha il verbo all’infinito, al participio o al gerundio, esplicita se ha invece il verbo all’indicativo, al congiuntivo o al condizionale.





§§§



§§



§






§







SINTASSI DEL PERIODO:



LA FRASE SEMPLICE (Fs) può essere rappresentata con la formula :



Fs = GN + G V









Il GN è un insieme di parole che si appoggiano alla ‘parola centro’, a quella che indica il ‘protagonista’ della frase, il ‘soggetto’, mentre il GV è un insieme di parole che dipendono dal verbo.



Per esempio:



il cappotto di Antonino è molto bello



GN ESP V +Modificante Nominale

GN GV









La FRASE COMPLESSA è invece costituita da un enunciato principale e da uno dipendente (o subordinato), che rappresenteremo con una ' X '.





Ripetiamo la 'formula' della F. COMPLESSA = Fs + X.



Ricaviamone una frase complessa:









. . . . il portiere si lanciò sull'avversario per fermarlo



F complessa … … = ( Fs ) + ( . . X )









GN = il portiere

GV = si lanciò sull'avversario



Fs = GN + GV





Per fermarlo:

frase espansione finale implicita



_ per = indicatore di funzione

_ fermare = verbale

_ lo = (quello) = GN = nominale



§

. . . . . e ancora:



· oggi non esco perché piove



_ io = GN

_ oggi non esco = X (frase principale negativa)

_ perché piove = espansione frase causale esplicita (subordinata)





Nota: la SUBORDINATA può anche trovarsi prima della principale:

. . . quando piove, mi sento triste . . .







Frase complessa = X + GN + GV









*** Talora la FRASE ESPANSIONE SUBORDINATA

si trova inserita fra GN e GV:











. . . l'attore,

per essere più chiaro,

ripeté la battuta . . .













F. compl. = GN + X + GV









RIASSUMENDO :

§





Abbiamo tre tipi fondamentali di frase:







a) frase semplice: è detta anche 'indipendente', perché ha senso compiuto

Fs = GN + GV = . . . Luigi legge . . .





b) frase composta: è formata da più frasi semplici fra loro coordinate.

Fc = GN + GV + FUNZ. + GN + GV = . . . Luigi scrive e legge . . .





c) frase complessa: è formata da una proposizione principale (Fs) e

da una espansione frase ( proposizione subordinata ).









Fc = GN + GV + X = . . . Mara legge il giornale mentre Luigi dipinge . . .



Fc = X + GN + GV = . . . Mentre Luigi dipinge, Mara legge il giornale . . .



Fc = GN + X + GV = . . . Mara, mentre Luigi dipinge, legge il giornale . . .











I tipi più frequenti di SUBORDINATE

(FRASE ESPANSIONE)

sono i seguenti:







FRASE ESPANSIONE SOGGETTIVA,

FINALE, CAUSALE,, CONCESSIVA,

TEMPORALE, INTERROGATIVA, CONSECUTIVA,

CONDIZIONALE, COMPARATIVA, RELATIVA.







In genere la FRASE ESPANSIONE SUBORDINATA prende il nome dalla congiunzione indicatore di funzione (FUNZIONALE ) che la introduce.




*** LE TRASFORMAZIONI :







scriviamo una frase semplice:



…. Gli uomini amano la giustizia ….





È' una frase "DICHIARATIVA".



Enuncia un fatto che può essere o non essere vero e tuttavia viene presentato come un dato di fatto.



In questa FRASE BASE, frase di partenza, possiamo applicare le seguenti TRASFORMAZIONI:











INTERROGATIVA (NEGATIVA)

* DICHIARATIVA

ESCLAMATIVA (PASSIVA)

o ESPOSITIVA
IMPERATIVA (ENFATICA)











Lo specchietto indica che posso rendere la frase base:







Interrogativa: Gli uomini amano la giustizia?



Esclamativa: Gli uomini amano la giustizia!



Imperativa: - Gli uomini amino la giustizia!

- Uomini! Amate la giustizia!





§§§



§§



§






§





Ognuna di queste "trasformazioni" può essere resa:





negativa:



*** Gli uomini non amano la giustizia.

(Forse che ) gli uomini non amano la giustizia?

gli uomini non amano la giustizia!

gli uomini non amino la giustizia! (uomini! Non amate la

giustizia!)







… passiva:



*** la giustizia non è amata (oppure: è amata) dagli uomini

(forse che) la giustizia è amata (o: non è amata) dagli uomini ?

La giustizia non (o: è) è amata dagli uomini !

La giustizia non sia (o: sia) amata dagli uomini !







…. enfatica:



**** la giustizia, gli uomini la amano ( o: non la amano )

la giustizia, la amano gli uomini? ( o: non la amano gli uomini?)

la giustizia, gli uomini non la amano! (o:la amano!)

la giustizia, la (o:non la) amino gli uomini!







***

*

Quindi le trasformazioni ‘interrogativa, esclamativa e imperativa’ operano su di una frase\base dichiarativa. A queste poi si aggiungono, con innumerevoli combinazioni possibili, le trasformazioni ‘negativa, passiva e enfatica’.


***

M Arg° 11 ottobre 2007


Gennaro di Jacovo